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Racconto: “Una singola macchia di sangue” di Enrico Graglia

Creato il 01 febbraio 2015 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Sunday, 01 February 2015 12:00
Scritto da Enrico Graglia

Racconto: “Una singola macchia di sangue” di Enrico GragliaLetteraturaHorror.it propone un racconto scritto da Enrico Graglia. Il racconto si intitola “Una singola macchia di sangue” e sarà possibile leggerne un'anteprima qui sotto e, poi, scaricarlo gratuitamente in formato ePub o pdf. Inoltre, previa registrazione e login al sito (o (e sei già registrato solo login), sarà possibile votarlo e commentarlo. 


UNA SINGOLA MACCHIA DI SANGUE

Rincasando, Roberto notò una macchia, davanti alla porta dell’appartamento al secondo piano del palazzo in cui abitava. Una singola macchia di sangue. Si chinò ad esaminarla: una goccia rosso cupo, fresca. Qualcuno si era fatto male, forse il dottor Carlucci, proprietario dell’appartamento.


Roberto si rialzò, con l’intenzione di salire al piano di sopra e proseguire la sua esistenza, facendosi una doccia e preparandosi la cena. Più tardi, ci sarebbe stato tempo per un buon libro, da sfogliare con il gatto sulle ginocchia, che faceva le fusa. Assaporò l’idea, osservando la macchia, e la scacciò. Spinse, invece, la porta dell’appartamento. Era socchiusa e si aprì su un piccolo ingresso, che dava su un salotto in penombra.
Roberto sommò la goccia di sangue e la porta aperta e ottenne un risultato spiacevole. Ripensò a doccia, cena e libro, ma suo malgrado avanzò nell’appartamento del dottor Carlucci: un uomo distinto, sempre ben vestito, molto educato, con una moglie la cui bellezza andava di pari passo con l’eleganza.
In una delle stanze affacciate sul corridoio, che si apriva sulla destra del salotto, c’era una luce accesa e Roberto andò in quella direzione. Sfiorò la spalliera di un divano, apprezzò i quadri alla pareti e la libreria ad angolo, il tappeto persiano e la mobilia. Si muoveva come in sogno.
«Dottor Carlucci.», disse, troppo piano perché qualcuno potesse udirlo. «Sono l’inquilino del piano di sopra. Ho trovato la porta aperta e ho pensato…»
Il corridoio portava al bagno e alla camera da letto dei coniugi Carlucci. Era da quest’ultima che veniva la luce. Roberto si avvicinò e si affacciò alla porta. I coniugi Carlucci erano sdraiati sul letto, ma non stavano dormendo: erano morti. Il loro sangue aveva intriso il copriletto bianco, fuoriuscendo da numerose ferite al petto e all’addome. Si tenevano la mano, i due, gli occhi spalancati rivolti al soffitto, le bocche aperte, la carnagione pallida come cera. Il sangue era colato dal letto al pavimento. Scorrendo in mille rivoli, si raccoglieva in una scritta, incisa sul parquet, che recitava “OCCHIO PER OCCHIO, DENTE PER DENTE” in rosso scuro. [continua a leggere scaricando il racconto in formato ePub o pdf]

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