Non è più tabù che nei campi algerini di Tindouf:
Il fenomeno della schiavitù persiste sempre in cui le vittime sono i saharawi di colore nero, sfruttate, tra l'altro, in lavori domestici e nella pastorizia di cammelli e capre dei "signori" locali. L'aumento dello sfruttamento dei Bambini Soldato. La strumentalizzazione propagandistica e politica dell'innocenza dei bimbi di 8 - 13 anni che arrivano in Italia e in Toscana ogni estate. Il razzismo e la discriminazione contro i figli dei poveri e di dissidenti esclusi dai viaggi in Italia, perché non sono figli dei capi di separatisti e di loro clienti. La deportazione dei bambini dei campi verso Cuba e la loro sottomissione agli istruttori militari d'indottrinamento e di arruolamento armato e, il loro sfruttamento nel tempo libero, nei lavori domestici, nelle aziende agricole e nelle fabbriche del famoso sigaro Havana Made in Cuba. E le deviazioni degli aiuti umanitari internazionali, da parte di dirigenti del Polisario, verso i mercati neri in Mauritania, Algeria, Niger e Mali.
L'Algeria, oltre ad armare e sostiene i separatisti per motivi egemonici in Nord Africa, vuole perdurare il dramma di una popolazione sempre condizionata dalla sua agenda, sempre assistita dall'estero le cui prossime generazioni non hanno prospettive né futuro. E come al solito, l'agenda algerina si serve di queste popolazioni, quali che siano le loro età e le loro sensibilità, per utilizzarli e sfruttare le loro sofferenze ed il loro dramma per fini politici.
In solidarietà a questi bambini senza difesa, questo paese deve assumere la sua piena responsabilità su tutte le negazioni dei diritti dell'uomo nei campi di non-diritto. Chiediamo pressantemente alla comunità internazionale, all'ONU, al Parlamento Europeo e al Parlamento italiano di non limitarsi solamente a reagire, ma deve agire con azioni e sanzioni contro Algeria per far rispettare i diritti di tutta la popolazione sequestrata a Tindouf.
Yassine Belkassem Coordinatore Nazionale della Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI)