di Nicola Pucci
Si chiama Radek Stepanek, ha 34 anni, almeno da quindici frequenta i circoli di mezzo mondo col suo meraviglioso tennis antico tutto volée e tocchi magici e da oggi è l’eroe nazionale in terra ceca. E’ proprio lui, brutto anatroccolo che si trasforma in cigno, a regalare con le sue prodezze la seconda vittoria in Coppa Davis alla Rep.Ceca, finale edizione numero 100, a tanti, troppi anni di distanza dall’unico successo datato 1980 – allora si chiamava Cecoslovacchia e Lendl e Smid sconfissero 4-1 l’Italia di Panatta e Barazzutti – .
La tre giorni praghese alla O2 Arena ha regalato emozioni in serie ed un’alternanza di situazioni che hanno pochi riscontri nello sport con pantaloncini e racchetta. La Spagna è arrivata ad un passo dal concedere il bis dell’anno scorso ma è clamorosamente mancata nel secondo singolarista, rimpiangendo l’assenza di Nadal, campione insostituibile in casa iberica. Ecco in pillole la storia della Finale edizione 2012.
Radek Stepanek – www.sports.fr
Radek Stepanek. Brutto è brutto, per carità, non si può negare. Ma gioca un gran bel tennis classico e se c’è un ceco che merita di vestire i panni del trionfatore della tre giorni di Praga questo è lui. La sconfitta netta con Ferrer era prevista, in doppio pennella traiettorie da genio del tennis e nel match decisivo con Almagro incanta il pubblico, dimostrando, lui sì, che se c’è bisogno di tirar fuori garretti e determinazione proprio non c’è bisogno di pregarlo. Alla soglia delle 34 primavere la luce può spengersi da un momento all’altro, soprattutto se si lotta e suda per tre giorni di seguito, ma il sogno ceco di conquistare l’insalatiera d’argento è affidato ad un braccio d’oro ed un cuore grande così e il buon Radek, una volta tanto, appare bellissmo. Un premio alla carriera. Leggendario, voto 9.
Tomas Berdych. Solita storia, ha talento, gioca bene, è bello ma quando conta…beh, meraviglioso perdente. Ha l’occasione della vita, davanti al pubblico di casa; in un sol colpo potrebbe cancellare l’etichetta che da sempre si porta appiccicata addosso ma nel match più importante della carriera, sul 2-1 contro Ferrer, fallisce miseramente l’appuntamento. Batte Almagro in 5 set, ringrazia Stepanek per averlo preso per mano e condotto alla vittoria in doppio ma la bocciatura non gliela toglie proprio nessuno. Sopravvalutato, voto 5,5.
David Ferrer. Non è un gigante, pedala da fondocampo che è un piacere e spara passanti infallibili dall’alto del suo misero 1metro75…eppure, eppure è l’alfiere – tutto di rosso fuoco vestito – che si guadagna la palma di eroe di Spagna demolendo il gioco d’attacco di Stepanek il primo giorno, 6-3 6-4 6-4, agguantando il 2-2 della speranza domenica annicchilendo Berdych con la prova perfetta, 6-2 6-3 7-5. C’è chi fatica a catalogarlo tra i campioni, io non ho dubbi: “Ferru” è un grandissimo e merita applausi a scena aperta. In attesa del ritorno del Rafa nazionale. Imbattibile, voto 10.
Nicolas Almagro. Rissoso, irascibile, arrogante e perdente nato. Lotta quattro ore con Berdych ma cede sul più bello collezionando errori non forzati in serie; va sotto due set giocando come peggio non si può con Stepanek nel match decisivo, ha un sussulto, riemerge solo grazie alla maggior tenuta atletica ma al quarto delude le attese della Spagna intera. Il ranking mondiale diceva Almagro numero 11, Stepanek numero 37. Perdente, voto 4.
Marcel Granollers/Marc Lopez. Recenti trionfatori al Masters vanno in campo sull’1-1 da sfavoriti, regalano un primo set come meglio non si potrebbe ma alla distanza pagano dazio all’importanza capitale del match. Rimandati, voto 6.
Finisce 3-2 per la Repubblica Ceca, responso giusto e che rende ancor più saldo il fascino alla cara, vecchia, centenaria Coppa Davis: dopotutto, il tennis a squadre non è solo Spagna.
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