Radici

Lago di Como visto dal monte San Primo 

Ci manca un po' il senso d'appartenenza, di questi tempi.
Sarà che poi, dalle mie parti, la lega ha inquinato un po' tutto.
Sarà che Como è sempre stata una città strana, atipica, unica: intrinsecamente romanica nel cuore di un contesto più che mai barbarico (ditemi se quello sopra non è un paesaggio che pare preso da Skyrim), da sempre fiera (e scornata) nemica di quella Milano sulla carta vicinissima, ma nella pratica lontana come un altro pianeta
Como del resto è pure più prossima alla Svizzera che al suo capoluogo regionale, regione con cui non ha poi tutto questo senso d'appartenenza.

A Como da secoli con la polenta si mangia il pesce, l'industria storica era la seta, e d'estate si nuota tanto quanto d'inverno si scia

In questo paese non vedo meraviglie
ma solo la strana poesia
del calderon della stria

Dice l'Alice cantata da Van De Sfroos, la stessa che "non guarda più i gatti ma nel mirino del fucile".
Forse oggi quel che passa è sopratutto la Brianza snob, della ricca industria, il suv e la villetta, o anche solo il ceto medio-alto, pure più bauscia del milanese di via montenapoleone.
E per carità, tutto questo c'è davvero, con una buona fetta d'imprenditoria che con il territorio è stata semplicemente mafiosa.
Storie italiane, da nord a sud.
Son cose che forse ti fanno un po' rivalutare la provincia, specie quando sei cresciuto in un paesello di seimila anime, dove un po' tutto questo si percepisce meno, perché meno sono gli interessi.
Almeno, una volta.
Magari perché da bambino a 'ste cose non ci pensi e non le capisci proprio, magari perché quello che esiste nei tuoi ricordi non è mai esistito nella realtà. Magari.