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RADICI: Sul rilancio turistico del territorio reggino

Creato il 15 luglio 2012 da Natale Zappalà

RADICI: Sul rilancio turistico del territorio reggino Riportare i turisti sulle rive dello Stretto: questo il pretenzioso slogan alla luce del quale sono stati recentemente pianificati degli ambiziosi progetti volti ad incoraggiare l'avvento di un discreto flusso di visitatori, alla scoperta degli itinerari storici, archeologici, artistici o enogastronomici della provincia di Reggio Calabria. Se l'iniziativa sulla carta è senza dubbio lodevole, de facto le strategie di divulgazione messe in atto dagli enti pubblici e/o privati preposti ci sembrano francamente improvvisate, talvolta sciatte, ma soprattutto poco rispettose di metodicità e sinergie di cui erano invece padroni i nostri antenati. Il primo errore è quello di preferire il fattore logistico alla plurimillenaria organicità storica che caratterizza il territorio reggino. Un nutrito gruppo di turisti che si sposta in navetta da Reggio-città alla volta di Taureana di Palmi o di Seminara deve necessariamente essere a conoscenza della geografia storica delle zone che si accinge a visitare. In altri termini, se a Taureana sorge un parco archeologico, esso non è elencato all'interno della lista dei luoghi di interesse solo perché dista poche decine di chilometri da Reggio, ma perché Taureana risulta inserita sul versante settentrionale della chora reggina sin dalla protostoria, dalla mitologica venuta di Oreste alla foce dei sette fiumi alla edificazione del celebre santuario di San Fantino il Cavallaio. Allo stesso modo, Seminara, sede degli studi di intellettuali e sapienti del calibro di Barlaam e Leonzio Pilato, rappresenta il posto incantato in cui l'eredità italo-greca, dando sfogo alle inquiete ricerche di Petrarca e della sua cerchia di umanisti, inaugurò il Rinascimento e quindi il pensiero occidentale moderno. I posteri hanno ormai dimenticato il concetto di «territorio cittadino» che identificava la mentalità dei nostri padri: l'antico viandante che guadava il Petrace si trovava – giuridicamente, beninteso – a Reggio. La consuetudine di identificare la città di riferimento con l'agglomerato urbano centrale è un'invenzione moderna. Fabula significat che dal Petrace alla Bovesia si estende uno spazio geografico coerente per lingua, cultura e tradizioni, che andrà considerato nella totalità e nella complessità della sua dimensione storica se davvero si intende valorizzarlo appieno. Stesso dicasi per l'asty, l'antico centro urbano racchiuso dalle mura, oggigiorno equivalente all'area comunale di Reggio Calabria. Che senso ha condurre i turisti al Museo Nazionale della Magna Grecia o agli scavi di Piazza Italia, senza prima illustrare la fisionomia storico-urbanistica della polis? Converrebbe dunque che le guide conoscessero l'ubicazione dell'acropoli del Trabocchetto, della Torre di Giulia o del tempio di Iside, della Punta Calamizzi o del Ninfeo di Caligola; che essi sapessero indicare, coinvolgendo emozionalmente l'uditorio, da dove venne precipitato dai Siracusani l'eroico Fitone o dove si trovava la Menza Porta, in modo da fissare indelebilmente nella memoria di chi si reca per la prima volta sulle rive dello Stretto il divenire storico dei luoghi, nonché la giustificazione razionale che evidenzia la sopravvivenza delle tante testimonianze plurimillenarie, materiali e immateriali, del passato di questa terra. Esistono legami di lungo corso fra il reperto e il luogo di rinvenimento, fra la leggenda e il focolare intorno a cui è stata tramandata, dei rapporti inscindibili in grado di dominare il tempo, le ere e i grandi cambiamenti. La causalità, piuttosto che la casualità, di tutto ciò che di bello ed interessante oggi resiste a Reggio è una conquista ideologica da concretizzare, prima ancora di parlare di tours, itinerari, marketing, target e qualsivoglia strategia, di carattere politico o economico, che sia sradicata dalla nostra Storia. Ovvio che per descrivere noi stessi sarà previamente opportuno conoscerci, sapere chi siamo, e non solo chi eravamo. Solo così, eliminando questa distinzione troppo netta fra passato e presente, colpevole di relegare la nostra vera identità nel limbo dei ricordi ancestrali, riusciremo finalmente a tracciare un'immagine veritiera di noi stessi e della nostra patria, da esportare orgogliosamente verso tutti coloro che ancora ci conoscono solo in parte, e mai in termini lusinghieri. Natale Zappalà

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