OLTRARNO.
Eravamo arrivati alla Pie’ Vecchia, quando un violento temporale ci rovesciò addosso acqua a catinelle annegando la nostra euforia. Decidemmo di ripararci entrando in una casa. Potente, con buone maniere, convinse i proprietari che, per il bene della patria, il men che potessero fare era di ospitarci, ma nello stesso tempo li avvertì che non avremmo tollerato “tiri mancini”. Riposammo tutta la notte. All’imbrunire del giorno dopo ci rimettemmo in cammino verso la Consuma. Fummo di nuovo sorpresi dal temporale perciò ci riparammo in due baracche diroccate. La mattina mandammo due staffette in esplorazione. Al ritorno riferirono che eravamo vicini al Gualdo. L’accoglienza degli abitanti fu calorosa e fraterna. Finalmente ci riposammo all’asciutto e fu possibile mangiare al caldo qualcosa di cucinato. Mandammo le staffette per verificare la situazione in Pratomagno ma, prima del loro rientro, “Radio scarpa” ci portò brutte notizie. Diceva che la nostra base era stata attaccata di sorpresa e aveva subito gravi perdite. Quando rientrarono le staffette portarono notizie meno drammatiche. Avevano accertato che la nostra base era stata attaccata ma le perdite non erano state gravi. Poi ci spostammo in una zona nascosta in attesa del segnale. Passammo delle giornate inattive ma piene di fame perché le provviste erano finite. Finalmente la marcia riprese. Attraversammo la Consuma seguiti dagli sguardi degli abitanti che ci salutavano tutti sorpresi nel vedere marciare così tanti partigiani. Dopo qualche tempo ci riferirono che si raccontava di mille e più partigiani bene armati e con i mezzi corazzati che erano transitati verso Pratomagno. Era solo una leggenda popolare che però ci rendeva più temuti agli occhi dei tedeschi e dei fascisti. (Ricordo da un racconto di Vasco).
FISCHIA IL VENTO
Fischia il vento, infuria la bufera,
scarpe rotte eppur bisogna andar,
a conquistare la rossa primavera,
dove sorge il sol dell’avvenir.
Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte è il cuore e il braccio nel colpir.
Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte
contro il vile che noi ricerchiam.
Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi e alfin liberi siam.
-Felice Cascione-
(Comandante partigiano nella zona di Imperia, probabile autore del testo)
http://renzomazzetti.blog.kataweb.it/2013/11/21/castello-di-san-giorgio/