il paesaggio devastato della Spagna post crisi, soprattutto quello umano, sfila in questo ottimo romanzo di un acuto narratore. La speculazione immobiliare è rientrata, lasciando un terreno devastato, la disoccupazione altissima ha preso il posto ai sogni di grandezza della nazione. Tutto è cambiato, in questi ultimi anni, come del resto anche da queste parti possiamo renderci conto, e il prezzo di questo mutamento si riflette negli animi delle persone, negli affetti, nelle amicizie: al solito, è il cuore umano il paese più devastato!
Un delitto è la chiave di volta per questa rappresentazione dei sogni bruciati di una nazione.
Rafael Chirbes, Sulla sponda, Feltrinelli
Trad Pino Cacucci
” Per poter resistere, invece, per restare vivo, c’è bisogno di una buona dose di idealismo. Capacità di mentire a se stessi. Sopravvivono solo quelli che riescono a credere di essere ciò che non sono.”
Il libro
La storia si apre con il rinvenimento di un cadavere nello stagno di Olba, luogo immaginario sulla costa della Comunità valenciana, in Spagna. Esteban, il protagonista, ha dovuto chiudere la sua falegnameria, lasciando i dipendenti disoccupati. Mentre accudisce il padre, entrato ormai nella fase terminale della sua malattia, Esteban indaga i motivi di una rovina che lo vede nel doppio ruolo di vittima e carnefice. Il benessere e il suo rovescio inseparabile, l’avidità. Lo specchio in cui guarda Esteban, a suo modo un uomo senza attributi, restituisce un’immagine fatta di sogni infranti e illusioni perdute. Nulla si è salvato dalla voracità di questi primi anni del xxi secolo. L’amore, la famiglia, l’amicizia, anche i codici sociali sono diventati parte del menu di questo banchetto solo per pochi.
Nei romanzi di Rafael Chirbes la vita interiore dei personaggi coincide con un preciso paesaggio esteriore, in questo caso senza dubbio lo stagno. Lo stagno, principio e fine della narrazione, acquisisce un crescente peso simbolico che ci aiuta a capire le complesse relazioni che gli esseri umani mantengono con il loro ambiente e con la loro storia. La storia ci obbliga a guardare verso quello spazio fangoso che è sempre stato lì, anche se per anni nessuno sembrava essere disposto ad ammetterlo, al tempo stesso spazio d’uso e abisso dove sono stati nascosti delitti e lavate coscienze, pubbliche e private.