Ragazzi cyber-dipendenti e genitori distanti
Il divario tra genitori e figli aumenta sempre di più e una delle cause è il digital divide: i ragazzi non si staccano mai dal cellulare, che spesso permette loro di navigare in Internet, e hanno quasi una vita parallela nel mondo digitale. Gli adulti cercano di rincorrerli e così i mezzi diventano fini e il successo personale resta l'unico traguardo. E' il quadro che emerge dall'indagine 2011 sulla condizione dell'infanzia e adolescenza condotta da Eurispes e Telefono Azzurro.
Figli attaccati al cellulare, cyber-dipendenti e incollati a Tv o videogiochi contro genitori sempre più distanti e ansiosi, spiazzati soprattutto dalla scarsa conoscenza del mezzo tecnologico. E' questo il quadro abbastanza desolante tracciato dall'indagine sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza 2011 condotta, come ogni anno, da Telefono Azzurro ed Eurispes e presentata oggi a Roma. Il divario tra genitori e figli si sta allargando sempre di più e rischia addirittura di raddoppiarsi se consideriamo il cyberspazio. Nel mondo digitale, infatti, i ragazzi possono avere quasi una vita parallela e l'autonomia rispetto alle loro scelte diventa assoluta.
L'indagine di quest'anno ha una novità: sono stati intervistati i genitori degli stessi ragazzi oggetto dello studio e questo ha messo in luce un confronto intergenerazionale interessante e forse anche un po' inaspettato. Fare i genitori è sempre più difficile in un mondo dominato dalle nuove tecnologie, ma la vera difficoltà sta nella differenza di percezione della realtà: la maggior parte dei genitori non crede che i propri figli possano avere comportamenti trasgressivi, mentre i ragazzi sono più sinceri e dichiarano di fare uso di alcol e droghe.
Questo vuol dire che il dialogo tra genitori figli, quando c'è, è parziale: il 60,4% dei ragazzi preferisce non affrontare argomenti che appartengono alla propria sfera privata con i propri genitori e il 20,6% non parla di quegli aspetti che sa essere disapprovati dalla famiglia. Dall'altro lato, i genitori hanno una percezione diversa e sono convinti di affrontare con loro argomenti delicati, impegnati e personali.
Droga e sessualità sono gli argomenti su cui questo divario di percezione raggiunge il picco: oltre il 53% dei ragazzi dichiara di non parlare mai del consumo di droga con i propri genitori, mentre solo il 15% dei padri e delle madri afferma lo stesso. Rispetto alla sessualità sono addirittura il 63% i ragazzi che dicono di non parlarne mai con i propri genitori, mentre quasi il 30% di questi ultimi dice di toccare l'argomento occasionalmente e il 6,3% spesso.
Ma qual è il vero referente degli adolescenti? La TV continua ad avere il primato di media più utilizzato: soltanto il 4,1% dice di non guardarla mai. A contendere questo primo posto c'è, però, il computer che non viene mai usato solo dal 4,8% dei ragazzi. Il 12%, invece, passa davanti al pc più di 4 ore al giorno. E tra i passatempi preferiti dai giovani non può mancare Internet: solo il 7% non naviga mai, mentre oltre il 13% lo fa più di 4 ore al giorno e il 24,4% dalle 2 alle 4 ore.
Il dato davvero preoccupante ruguarda il cellulare: i ragazzi, praticamente, non se ne staccano mai ed è il 97% a disporre di un telefonino. La metà dei ragazzi ha uno smartphone e il 10% ne ha più di uno. Ipad e tablet sembrano non aver ancora conquistato i giovani; la radio perde quasi del tutto il suo appeal: il 62,1% dei ragazzi non la ascolta mai. Resistono gli Mp3, ma il vero gigante è il videogioco: il 12,8% dei ragazzi resta incollato davanti ai videogiochi fino e oltre 4 ore al giorno. In questo caso il dato ha una differenza di genere che vede, da sempre, i maschi essere i più forti fruitori: solo il 17,5% di essi dice di non giocare mai contro il 61,3% delle ragazze.
Dall'indagine emergono due fenomeni in costante crescita: il sexting e il cyber bullismo. Il sexting consiste nell'invio di immagini e video a sfondo sessuale ad amici, fidanzati, adulti e anche persone che non si conoscono. Non sono pochi i ragazzi che hanno avuto a che fare con questo fenomeno: il 6,7% degli adolescenti ha inviato foto a video a sfondo sessuale e oltre il 10% li ha ricevuti. L'8% dei ragazzi ha usato il cellulare per chiamare linee telefoniche per adulti, mentre oltre il 90% non ha mai usato il telefonino per denunciare un evento particolare o un furto.
E veniamo al bullismo: la tecnica più utilizzata dai cosiddetti bulli sembra essere quella della diffamazione, cioè della diffusione di informazioni false o cattive sul conto altrui; ad aver vissuto un'esperienza di questo tipo più di una volta nel corso dell'ultimo anno e da parte della stesso compagno o gruppo è il 25,2% dei ragazzi. Il 22,8% è stato vittima di provocazioni e prese in giro ripetute; un 10,4% viene isolato dal gruppo e percentuali minori subiscono furti di cibo, oggetti, denaro o minacce. Ma c'è anche una sopraffazione giocata tutta sulla "maldicenza elettronica": un quinto dei ragazzi ha ricevuto o trovato "raramente" (12,9%), "qualche volta" (5,6%) o "spesso" (1,5%) informazioni false sul proprio conto.
Se crescendo diminuiscono gli episodi di bullismo, aumentano i comportamenti trasgressivi, tra cui a primeggiare sono alcol e sesso. Ma anche l'uso di droghe sintetiche e cocaina si sta diffondendo sempre di più tra gli adolescenti. Non è raro, poi, che i ragazzi adottino comportamenti violenti o deviati come rubare qualcosa in un negozio o rubare soldi a casa, offendere genitori o insegnanti e danneggiare beni pubblici.
La scuola cosa può fare? Secondo gli adolescenti la scuola deve soprattutto prepararli al mondo del lavoro, farli maturare e accrescere la loro cultura. Ma l'istituzione vive, ormai da qualche anno, una crisi di identità e di autorità: infatti molti ragazzi modificherebbero i programmi scolastici, e vorrebbero anche sentirsi più partecipi della vita scolastica e avere più opportunità di indicare su quali temi desiderano soffermarsi; alcuni vorrebbero che si facesse una maggiore attività di prevenzione su bullismo e droghe, oltre che una maggiore educazione sessuale.
A proposito di scuola, il Prof. Paolo De Nardis, professore ordinario di sociologia all'Università La Sapienza di Roma, ha sottolineato un dato emerso dall'indagine: "La maggior parte dei genitori vorrebbe che la scuola faccia crescere i propri figli come persone, mentre nessuno parla più di cittadini - ha dichiarato De Nardis - Questo rispecchia la caduta dei valori civili e dell'impegno etico. La paura più grande dei genitori di oggi è quella dell'inadeguatezza tecnologica. E mentre i genitori credono di poter inseguire i figli nella competizione tecnologica, il mezzo diventa sempre di più un fine e si perde la vera mission genitoriale. C'è un forte iato tra mezzi e fini e in un contesto in cui il futuro è una notte senza stelle, ci si imbella nel presente rimuovendo il passato ed esorcizzando quello che verrà, il fine ultimo resta il successo personale. La violenza del quanto che vince sulla delicatezza del quale. E' questa la realtà e si fa ancora fatica ad accettarla".