Titolo originale: The boys are back
Regia: Scott Hicks
Cast: Clive Owen, Laura Fraser, George MacKay, Emma Booth, Erik Thomson, Natasha Little, Emma Lung, Nicholas McAnulty, Adam Morgan, Alexandra Schepisi, Tommy Bastow, Lynda-Maree Gerritsen, Tim Glanfield, Felicity Jurd, Rebekah Rimington
Distribuzione: Walt Disney, Australia-Gran Bretagna, 2009
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Joe Warr (Clive Owen) è un giornalista sportivo inglese trasferitosi da qualche anno in Australia, che si divide tra le trasferte lavorative e la sua splendida famiglia, composta dalla seconda moglie Katy (Laura Fraser) e il suo figlioletto Artie (Nicholas McAnulty). Tuttavia, a causa dell’improvvisa e prematura scomparsa di Katy, Joe si ritrova da solo ad occuparsi di Artie tra mille difficoltà ed incomprensioni. Inoltre la sua prima moglie gli affida il loro primo figlio Harry (George MacKay) che vive e studia in Inghilterra e che lui ha di fatto lasciato con la madre per trasferirsi in Australia con Katy. La convivenza tra i tre non sarà affatto facile ma sarà l’occasione per aprirsi uno con l’altro e per esprimere il dolore e la rabbia e andare avanti insieme.
Ispirato al romanzo autobiografico The boys are back in town di Simon Carr, Scott Hicks, regista tra l’altro del bellissimo Shine, dirige questa intensa pellicola che parla di relazioni familiari, di lutto, di dolore, di crisi ma anche di speranza e di ripresa.
Joe ha tutto: un lavoro che ama, una bella famiglia, una casa accogliente e sempre piena di ospiti e parenti, ma all’improvviso la tragedia: sua moglie muore di cancro e lui si ritrova nello scomodo e triste ruolo di genitore single, diviso tra il lavoro, l’educazione e la crescita del piccolo Artie e la gestione della casa, senza contare il grandissimo dolore e senso di vuoto che lo attanagliano e che non può sfogare per consolare suo figlio rimasto senza madre, un bambino che lo consola il giorno del funerale dicendogli candidamente di voler morire per essere vicino a sua madre ma che per il momento non dovrà preoccuparsi perché ha deciso di rimanere con lui per un po’… I due subito dopo un lutto partono per un viaggio senza meta, on the road, che ricorda molto il viaggio agrodolce del papà e delle bimbe protagonisti di Grace is gone, con l’unica differenza che in questo caso il bambino è dolorosamente cosciente della morte della mamma. Durante questo viaggio Joe decide di dire sempre sì al suo Artie, di assecondarlo in tutte le sue richieste e follie, pur di vederlo felice. I due anche una volta tornati a casa vivono in maniera pressoché selvaggia e senza regole. Le cose si complicano ulteriormente con la visita del primo figlio di Joe, Harry, un adolescente desideroso di conoscere quel padre che ha di fatto perso troppo presto, e che vede nel rapporto tra Joe e Artie quella complicità e quell’ilarità, quella intimità e quell’affetto che non ha mai vissuto con il genitore e che senza dubbio invidia. Tuttavia i due ragazzi legheranno prestissimo e Harry diventerà un punto di riferimento importante per il fratellino. Ma il sistema della vita selvaggia e senza regole non può funzionare in eterno e Joe dovrà prendere delle decisioni importanti e sofferte per il bene dei figli.
Clive Owen interpreta in modo commovente questo padre che si ritrova solo con ben due figli da accudire, senza avere idea di come fare. I suoi tentativi goffi di occuparsi delle faccende di casa, della scuola di Artie, delle crisi di Harry strappano un sorriso, ma è un sorriso amaro. Il suo sguardo è sempre triste e nelle conversazioni immaginarie con la moglie defunta viene fuori tutta la sua frustazione, il suo smarrimento di fronte al suo nuovo ruolo di genitore solo. E cosa dire del piccolo Nicholas McAnulty, al suo esordio? La sua interpretazione è semplicemente commovente: i suoi silenzi improvvisi, il suo sguardo triste, i suoi sfoghi sono così reali che fanno male.
Infine, stupende le musiche composte dal grande Hal Lindes per la colonna sonora.
In definitiva una pellicola delicata, toccante e ricca di speranza.
Conclusione: Da vedere.
Voto: 8