Gli Anni Ottanta erano stupendi.
Ero un bambino, c’erano i Russi cattivi, Rocky che si vestiva a stelle e strisce e diceva che “tutto il mondo può cambiare”, Zio Arnold che impalava Bennett con un tubo del gas, Predator e i vampiri. C’erano stati, soprattutto, nel 1985, due filmoni: Ammazzavampiri e I Goonies (oltre che Commando), che avrebbero strutturato le successive due generazioni di nerd e dato sfogo a un sacco di pudori repressi. Charlie, protagonista di Ammazzavampiri, era un guardone, sostanzialmente; Mikey, il protagonista dei Goonies, era uno sfigatello con l’apparecchio per i denti, l’asma e tanti sogni.
E sapete, il cinema era bello. Era bello pure il mondo, pur così pericoloso. Quelli della mia età capiranno subito il perché.
Dietro i Goonies c’era Richard Donner, che poi si sarebbe messo in testa di fare Arma Letale e anche The Lost Boys, Ragazzi Perduti, un film sui vampiri.
Ma non è finita, perché nello stesso 1987, Kathryn Bigelow se ne esce col capolavoro: Near Dark, Il Buio si Avvicina (vecchia recensione, scopro adesso che mi hanno pure cancellato la foto della locandina! Nuoooooo!), sempre sui vampiri.
Stagioni, quindi. Com’è sempre stato e sempre funzionerà. Pur con tutte le differenze del caso.
Trattasi di temi universali, ma di film unici. I sequel non erano mai stabiliti con anni di anticipo, men che meno le trilogie, ed erano ipotizzati se e solo se gli incassi andavano benone.
C’entrano anche i Goonies, che pur avendo segnato gli adolescenti e i ragazzini di mezzo mondo, non vennero mai premiati con un seguito. Eppure, l’idea poteva, doveva funzionare ancora, ed ecco che torniamo a: The Lost Boys. Così chiamati perché, come i compagni di Peter Pan, non sarebbero mai invecchiati.
Kiefer Sutherland
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Pochi sanno che la sceneggiatura originale prevedeva un gruppo di vampiri adolescenti, come i Goonies, e un paio di, letteralmente, “chubby 8 year old cub scouts”, ovvero i fratelli Frog, ma ciccioni e di otto anni ciascuno. Un film per bambini, dunque, ma con gli adolescenti nel ruolo dei mostri.
Mica tanto lontano dalla realtà, in effetti.
Fu Joel Schumacher che s’impose e ottenne di alzare l’età media dei protagonisti, fino a quella, poi ritratta, di vampiri diciotto-ventenni e cacciatori un pochino più piccoli, intorno ai quindici anni.
Il cinema fantastico era ambizioso, pur povero di mezzi destinati a ricreare quello che, sulla carta, aveva lo spessore e le potenzialità del Meraviglioso, il Vampiro, ma che nella pratica era affidato a trucco, protesi, lenti colorate e effetti speciali meccanici. Gli effetti erano limitati, affidati a corde e carrelli, e la regia e la fotografia dovevano farsi il mazzo per creare l’illusione e nascondere cavi e quant’altro di artificiale, con sapienti giochi di luci e ombre.
Si filmavano storie dalle tempistiche perfette, in grado di variare tono e atmosfera al variare di una scena.
Parlo di Lost Boys, ma mi riferisco a tutti i film della mia fanciullezza. The Lost Boys è quello che è passato in televisione meno, tant’è che non lo vedevo da più di vent’anni, finché non è rispuntato in tv sul Digitale Terrestre.
L’ho riscoperto splendido come lo ricordavo. Per struttura, effetti, per come le singole sequenze funzionano, ormai a una distanza epocale.
Corey Haim e Jason Patric
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Kiefer Sutherland che fa il capo vampiro. Biondo e inglese, eoni prima di diventare Jack Bauer, mentre tentava di ripercorrere, zoppicando, le orme paterne.
Jason Patric, l’iniziato alla setta dei vampiri, con cli occhiali scuri. Ma soprattutto, i personaggi secondari, i già citati Fratelli Frog, Edgar e Alan (in riferimento a Poe), Corey Feldman e Jamison Newlander, gestori di una fumetteria durante il giorno (roba nerdissima, specie negli anni Ottanta, prima che i nerd si trasformassero in miliardari in dollari, con la digitalizzazione) e cacciatori di Vampiri di notte, o nel tempo libero, ché cacciarli di notte, sapete, all’epoca dava ancora tantissimi problemi.
E poi, Corey Haim, che nel film fa il fratello minore di Patric, giovane star milionaria, poi caduto in disgrazia, rovinato finanziariamente e morto, due anni fa, per edema polmonare. Anche questo cinema, applicato a certe personalità, si rivelava distruttivo.
The Lost Boys
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Famiglie di Vampiri (come in Near Dark), dunque, che finiscono per reclutare nuovi membri, che possono, fino alla fine, sperare di tornare umani, uccidendo il capo vampiro.
Si parlava della splendida variazione dei toni, per una regia in grado di passare da Jason Patric, vittima della Sete, voglioso di sbranare suo fratello e poi azzannato dal cane di casa, ai siparietti brillanti, mai stupidi, dei fratelli Frog e delle loro strategie di caccia. Per dire il grado di figaggine di questo film vi faccio un esempio: le pistole d’acqua riempite d’acqua santa e tramutate in armi letali per i succhiasangue non le ha inventate Rodriguez ne Dal Tramonto all’Alba, ma Schumacher in Lost Boys. Come la vasca da bagno piena di acqua santa e spicchi d’aglio, bagno letale.
E poi, sequenza onirica per eccellenza, l’iniziazione di Michael (Patric) a creatura della notte, con la scorribanda notturna sul ponte della ferrovia e la conseguente prova di coraggio, che consiste nel buttarsi alla cieca dal ponte, la vallata inferiore coperta dalla nebbia: un puro salto dell’ignoto.
E ancora, preludio al combattimento finale, il raid nella grotta dei vampiri, in cui i Ragazzi ci vengono mostrati in tutta la loro mostruosa natura e ferocia, grazie all’ottimo make-up.
Certi film vanno visti a prescindere, non foss’altro per la bellissima musica…
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