Regista, autore cinematografico, nonché produttore di film documentari, il palermitano Giuseppe Schillaci, esordisce come scrittore solo nel 2010 con il romanzo “L’anno delle ceneri”.
“Una storia che chiedeva di essere raccontata” la definisce.
Avevo scritto una prima stesura e la mandai a Leonardo Luccone dell’agenzia letteraria Oblique, che m’incoraggiò a lavorare ancora sul testo e quindi trovò l’editore, Nutrimenti.
Il romanzo viene candidato al Premio Strega quello stesso anno e il successivo arriva finalista al Premio John Fante. E’ così che Giuseppe Schillaci rientra tra i migliori scrittori italiani under 40 segnalati da Il Sole 24 Ore.
Ma se la sua esperienza con la scrittura cinematografica ha certamente influito nella stesura de “L’anno delle ceneri” – definito su Nazione Indiana come “una perfetta disposizione dei piani sequenza” – che ruolo hanno invece le nuove tecnologie nel suo lavoro?
Ha mai pensato di pubblicare online o comunque in versione digitale le sue storie?
Uso regolarmente social networks, giornali e tv sul web, ma non amo smart phone, I-pad e reader vari.
Credo che l’e-book sia interessante come versione digitale di un testo cartaceo, e credo che le webzine letterarie siano una buona vetrina per gli esordienti. ma da lettore, preferisco sempre il libro, quello vero.
Cosa ne pensa del sel-publishing?
L’idea non mi piace. Penso sia necessario un filtro tra l’autore e il lettore, e questo filtro debba essere costituito da case editrici e professionisti competenti in materia letteraria. Ma, considerato che oggi il mercato editoriale è composto più da esperti di marketing che di letteratura, si potrebbe ragionare sulle potenzialità del self-publishing, magari per autori che già hanno esordito e che vogliono sperimentare. E’ il caso, per esempio, di Francesco Forlani e del suo “Chiunque cerca chiunque”, libro nato su facebook e poi stampato in proprio dall’autore come provocazione contro la standardizzazione delle linee editoriali delle case editrici.