Molti sono d’opinione che il bene essere delle città d’Italia nasca dalla Chiesa romana, voglio contro ad essa discorrere quelle ragioni che mi occorrono; e ne allegherò due potentissime, le quali, secondo me, non hanno repugnanza. La prima è che, per gli esempi rei di quella corte, questa provincia (l’Italia) ha perduto ogni divozione e ogni religione: il che si tira dietro infiniti inconvenienti e infiniti disordini: perché, così come dove è religione si presuppone ogni bene, così, dove quella manca, si presuppone il contrario. Abbiamo adunque con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obbligo, essere diventati senza religione e cattivi; ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra: questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa provincia divisa. (meditazione rileggendo Nicolò Machiavelli).
ANELITO DI GIUSTIZIA
Se vedi li occhi miei di pianger vaghi
per novella pietà che ‘l cor mi strugge,
per lei ti priego che da te non fugge,
Signor, che tu di tal piacere i svaghi;
con la tua dritta man, cioè, che paghi
chi la giustizia uccide e poi rifugge
al gran tiranno, del cui tosco sugge
ch’elli ha già sparto e vuol che ‘l mondo allaghi,
e messo ha di paura tanto gelo
nel cor de’ tuo’ fedei, che ciascun tace:
Ma tu, foco d’amor, lune del cielo,
questa vertù che nuda e fredda giace
levala su vestita del tuo velo,
ché senza lei non è in terra pace.
-Dante-