Rags to Riches è l’equivalente anglosassone del nostro “dalle stalle alle stelle”. Indica perciò una figura la cui storia inizia sempre con un’infanzia povera e infelice, per poi toccare vette di benessere e ricchezza inimmaginabili.
Di casi italiani, non credo di ricordarmi, ma se fate un attimo mente locale su molti personaggi stranieri, soprattutto americani o inglesi (questi ultimi in minore parte), vi renderete conto che molti di quelli che conoscete, raccontano di aver fatto una vita di stenti finché qualcosa non è cambiato.
Se uno non mette insieme le varie segnalazioni, non fa caso a quante siano.
Ragazza madre che viveva col sussidio.
Vi faccio un esempio. Sentii per la prima volta l’espressione “rags to riches” in una canzone molto nota dei Guns n’ Roses, Paradise City. Loro stessi raccontavano di aver dormito per le strade di Los Angeles e di provenire da famiglia povere e di aver subito addirittura maltrattamenti. Poi, grazie alla costanza e al talento, sono finiti sui palchi di mezzo mondo e sotto l’etichetta Geffen. Per musicisti in erba, questo poteva essere un buon incoraggiamento. Loro ce l’hanno fatta e fino al giorno prima morivano di fame. Ma soprattutto, non avevano conoscenze. E qui scatta l’elemento “un paio di palle”. Slash è figlio di una stilista di vip e di un grafico della Geffen records.
Con tutta la simpatia e stima che posso provare, la storia della povertà mi lascia un po’ perplesso
Proseguendo, nel campo della letteratura abbiamo due nomi molto noti: J.K Rowling e Stephen King. Fino al giorno prima non riuscivano a pagare le bollette e a mantenere la famiglia e poi, boom, arriva l’agente che gli dice che hanno ottenuto un contratto per un editore, e qui parte il fenomeno e tutto ciò che ne consegue.
Sarebbe meno interessante leggere un libro di King se non mi raccontassero che il suo agente dovette perfino andare a casa sua perché lo scrittore era senza telefono perché non aveva pagato la bolletta? Mi sembra voler calcare la mano e passare dal raccontare una storia al colorire un po’ gli avvenimenti.
E da Scream in poi, piovvero dollari
Ora, provate davvero a pensare a quante volte avete sentito parlare di questa gente. Non sentirete mai dire che il giorno prima, sì, lavoravano e poi un loro amico gli ha presentato la persona giusta, hanno magari investito qualche soldo e via. No, qualcuno ha bussato alla loro porta e la loro vita è cambiata.
Dopo qualche anno, aggiungendo anche la storia dello sceneggiatore di Scream (moriva di fame e non sapeva come pagare il mutuo della casa, poi ha venduto la sceneggiatura per 200000 dollari iniziali più percentuale sugli incassi), ho iniziato a farci più caso.
Ho trovato anche un trafiletto su Wikipedia inglese, dove ho capito di non essere l’unico scettico:
Il concetto di “rags to riches” è stato criticato dai riformatori e rivoluzionari sociali, che sostengono che solo una manciata di persone eccezionalmente capaci e fortunate sono in realtà in grado di percorrere quella strada, e che la grande pubblicità data a tale casi è un’illusione progettata per aiutare a mantenere le masse della classe operaia e dei poveri, in linea, e impedire la loro di rivolta per un cambiamento collettivo globale in direzione di uguaglianza sociale.
Rags to riches è un po’ la lotteria degli artisti: finché c’è quella, la gente ci crede
Ovviamente non voglio apparire troppo disilluso, ma credo che nel nostro paese sia possibile passare dalle stalle alle stelle allo stesso modo che negli altri stati. Possibilità=0