Dopo Mediaset e Sky anche la Rai potrebbe tentare la strada dello streaming a pagamento. Il progetto, che segnerebbe l'approdo della tv pubblica nel mondo pay sia pure su Internet, è allo studio, ma i tempi della discesa in campo non sono ancora stati definiti.
Sul terreno di gioco ci sono già diversi operatori e si attende anche lo sbarco dei big americani, a partire da Netflix e Amazon, che, con i loro nutritissimi cataloghi e produzioni originali di successo, hanno rivoluzionato il mercato Usa e stanno progressivamente penetrando in Europa. La tv pubblica rischia così di farsi trovare impreparata di fronte all'arrivo di player in grado rubare fette di mercato importanti ai broadcaster tradizionali.
«Anche la Rai sta studiando un progetto di una piattaforma a pagamento per la trasmissione di contenuti in streaming - annuncia il direttore commerciale Rai, Luigi De Siervo, a margine degli Screenings di Venezia -. Si sta analizzando l'andamento del mercato per capire quando potrebbe essere il momento giusto per partire con un'iniziativa analoga».
L'esplosione dei nuovi servizi appare frenata in Italia, oltre che da una certa ritrosia del pubblico a modificare le proprie abitudini, anche dalla mancanza di infrastrutture adeguate e dalla scarsa diffusione di apparecchi televisivi di nuova generazione. Proprio per questo Netflix, secondo le ultime indiscrezioni riportate dalla stampa americana, avrebbe rimandato l'arrivo in Italia, inizialmente atteso per quest'anno, al 2015. La Rai comunque sta valutando l'evoluzione dello scenario con l'obiettivo di lanciare l'iniziativa quando i numeri del settore cresceranno, anche per evitare una discesa in campo nel momento sbagliato finisca per incidere negativamente sugli altri introiti commerciali.
E la linea attendista dipenderebbe anche dalle difficoltà che trovano gli operatori attualmente sul mercato. De Siervo, pur essendo oggetto di dibattito la possibilità e l'opportunità che la tv pubblica entri nel modo pay, assicura anche che «il contesto normativo consente un'operazione di questo tipo». Per la tv pubblica, insomma, non c'è nessun ostacolo all'eventuale nascita di servizi a pagamento e il fatto che non siano nati finora canali in abbonamento è frutto solo di scelte politiche o aziendali.