Il bilancio del 2013 si chiude con 5 milioni di utile netto. La spending review giocata d’anticipo in Rai ha funzionato. I conti cominciano a tornare. E il Dg Rai Luigi Gubitosi, chiarito che ha tutte le intenzioni di rimanere fino a scadenza del mandato, guarda al 2016 per un rinnovo della concessione che trovi la Rai più efficiente e al passo con il futuro. Un rinnovo verso il quale la Rai è pronta ad andare dando il suo contributo specifico («un libro bianco da sviluppare con il ministero dello Sviluppo economico che coinvolga i soggetti di rilievo e anche la popolazione») e che ritiene una occasione per riparlare di governance che, dice il direttore generale, «io suggerirei di rivedere».
Appare questo il senso della ricca presentazione alla stampa, sia del bilancio 2013 che dell’andamento del piano industriale, non a caso iniziata con il brano dei Queen ‘One Vision’, lo stesso usato nella convention con i dirigenti dal Dg a inizio mandato. Il punto è insomma la visione del futuro, essenziale per riuscire a traghettare l’Azienda oltre la scadenza della concessione fissata per il 6 maggio 2016, e le strategie idonee a rendere la Rai sempre più efficiente (dove l’efficienza passa per una «riorganizzazione interna» già, in parte presentata dal Dg ai consiglieri proprio nel Cda di oggi), sana (con una società esterna, Rai Trade, che fa tutta la parte commerciale senza disperdere le professionalità; il proseguimento dell’internazionalizzazione dell’attività di produzione già in atto; il maggiore sfruttamento dei centri di produzione di Torino e Napoli), duttile (dove c’è «coordinamento dell’offerta e un funzionamento non più verticale ma sempre più orizzontale») e competitiva, ma solo all’esterno perchè, dentro l’Azienda, deve crescere la consapevolezza che ognuno lavora per la Rai, «senza più testate in gara fra loro».
Gubitosi ci tiene a lasciare al suo successore un patrimonio di cose ben fatte di tipo materiale (che include anche la soluzione al problema ‘amiantò e quindi l’alternativa alla sede di Viale Mazzini da individuare «entro quest’anno perchè non voglio lasciare, come si usa, il problema a chi verrà dopo») ma anche con «la nuova filosofia che nasce da una tv indipendente» e proprio per questo il Dg ha voluto chiudere l’illustrazione alla stampa con la scena clou del film ‘Good Night and Good Luck’ in cui il protagonista rivendica l’indipendenza di chi fa informazione. Il risalto ai risparmi realizzati naturalmente non è mancato e Gubitosi ha posto l’accento sulla riduzione del costo del personale di circa 20 milioni grazie agli incentivi agli esodi che hanno visto uscire dall’Azienda 700 persone, così come sulla riduzione dei costi esterni di 189 milioni (realizzazione programmi -16%; scritture artistiche -3%; scenografie -26%; trasferte -5,5%; servizi telefonici -33%; noleggi autovetture -20%). Un altro tassello importante, quello dei ricavi pubblicitari, che «salgono del 3,9 per cento nel trimestre gennaio-marzo 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013». Anno nel quale la raccolta pubblicitaria generale, con una flessione dell’8,5%, ha tenuto comunque rispetto all’evoluzione del mercato pubblicitario che, sull’anno precedente, ha perso il 12%. E poi ci sono i trend positivi dei principali indicatori della gestione operativa fra cui gli ascolti che, nel 2013, vedono la Rai leader grazie al contributo delle reti specializzate (40% lo share nel prime time). E l’orgoglio di aver fatto molto bene sul fronte della fiction, del cinema, del lancio di produzioni innovative («abbiamo venduto la nuova web serie ‘Una mamma imperfettà alla Disney ed è la prima volta che compra da noi»), degli investimenti per la digitalizzazione dell’apparato produttivo pari a circa 41 milioni di euro. Il canone resta un punto dolente con «il tasso di evasione più alto d’Europa». Nel 2013, in particolare, «i ricavi da canone hanno segnato un +0,4% anche se fra le famiglie censite sono risultate morose 1 milione e 90 mila.
Cosa questa che spiega per quale ragione, nonostante l’adeguamento inflattivo del canone di 1,50 euro, si sono incassati 22 milioni di euro in meno. Senza contare che nel 2014 ci potrebbe essere una morosità simile» e che manca l’adeguamento del canone. Di contro, però, il governo «sembra impegnato su questo fronte». Cosa che lascia ben sperare Gubitosi. Le sfide insomma non mancano, inclusa quella della Radio: «anche se ora siamo secondi sono convinto che presto ci riavvicineremo alla posizione iniziale», dice il Dg citando le ultime due nomine, Flavio Mucciante a Radio Rai 1 e Gr 1 e Nicola Sinisi a Radio 2, come segnale della volontà di dare una svolta .Ma il punto essenziale è andare verso il 2016 avendo chiaro quello che i cittadini si aspettano da un servizio pubblico. Cosa, questa, che ha una diretta influenza anche sui costi. Per esempio, i diritti sportivi «costano molto – dice Gubitosi – ma io credo che ci sia una forte richiesta da parte degli italiani su cose come i Mondiali e le Olimpiadi. Eventi sui quali credo, quindi, che la Rai debba esserci. Sarebbe utile, però, sapere cosa ne pensano davvero gli italiani», ribadisce.
E così tutto torna alla tappa del rinnovo della concessione e ai cambiamenti che la Rai intende mettere in campo per presentarsi agli italiani al meglio di sè, così come al Libro Bianco cui il Dg sta già pensando. Cambiamento sì («stiamo valutando per esempio l’integrazione fra Teche Rai e Archivio Luce», dice il Dg nel giorno in cui il Cda gli assegna ad interim la direzione di Rai Teche) e anche attenzione ai costi, ma con ponderazione. Non a caso Gubitosi, sollecitato a commentare il taglio delle sedi regionali della Rai indicato dal commissario della spending review, si limita quasi al silenzio: «Stiamo iniziando un’interazione con Cottarelli, quello che leggo sulle agenzie non mi sembra corrisponda alle sue valutazioni». Ma per Grillo fa una eccezione e si sbilancia: «Peccato non aver scommesso con Grillo che prevedeva perdite per 400 milioni», sorride aggiungendo che il prossimo anno la Rai sarà saldamente in utile.