Magazine Attualità

Rai senza partiti? Ora si può

Creato il 01 marzo 2012 da Faustodesiderio

Qualche settimana fa è venuta fuori la questione della Rai ossia la possibilità che il governo Monti vi possa mettere mano e riformarla. Subito c’è stato chi ha detto che la Rai non è in agenda e non è una priorità. Un modo per dire che il “governo tecnico” deve stare alla larga da viale Mazzini. Sarà. Ma non è colpa del governo Monti se il consiglio di amministrazione della Rai è in scadenza. Con la fine dell’inverno e l’arrivo delle belle giornate, infatti, arriverà in stazione anche il Cda e bisognerà rinnovarlo. Non è vero, dunque, che la Rai non sia in agenda e, dato il suo stato non è neanche vero che non sia una priorità. Il governo Monti, proprio grazie alla sua natura tecnica potrebbe fare un buon lavoro anche in viale Mazzini.

Diciamo la verità: le liberalizzazioni non sono andate come si sperava. Troppe le resistenze, dentro e fuori il Parlamento. Forse, non si poteva fare di meglio in un Paese che è fatto secondo scatole, corporazioni, categorie e “rompere le scatole” non è facile per nessuno dal momento che tutti a parole sono bravi a fare le liberalizzazioni ma nei fatti sono d’accordo a cambiare solo le cose in casa d’altri. Questa tirata sulle liberalizzazioni per dire che il governo guidato da Mario Monti proprio sulla televisione di Stato può dare un po’ a tutti, a iniziare dai partiti, qualche buon segnale di libertà. Insomma, un modo serio e concreto per dire che la strada delle liberalizzazioni è stata aperta e per ammodernare e svecchiare la società italiana non si può tornare indietro né fermarsi a metà strada. Ma in Rai cosa si potrebbe fare?

La cosa più semplice da fare è nelle cose stesse: un consiglio di amministrazione che sia estraneo ai partiti. Finora i consiglieri sono stati indicati dai partiti e la composizione del parlamentino Rai ha rispecchiato i rapporti di forza del Parlamento. Una classica spartizione della rappresentanza tra i partiti politici. Si tratta di un sistema che, anche al di là della politica, ha dimostrato ampiamente di non funzionare. Proprio questo è l’aspetto più importante: non funziona. Non si tratta di un giudizio antipolitico ma televisivo. La stagione del governo Monti potrebbe essere una svolta storica anche per la Rai. Quel che serve in viale Mazzini è un “governo tecnico” che non si muova sulla base delle preoccupazioni politiche dei partiti ma tenendo presente l’azienda televisiva e le sue reali esigenze. Insomma, il governo Monti non deve né riformare né privatizzare la Rai  – cosa, quest’ultima, tutt’altro che innaturale e ingiusta, come naturale e giusto sarebbe l’abolizione del canone -  ma avviare una nuova fase per un consiglio di amministrazione tecnico che introduca in Rai prima di tutto uno stile amministrativo estraneo alla logica partitica. Certo, non è una riforma, è qualcosa che somiglia di più a una rivoluzione. Ma perché non provare?

L’Italia è un paese che, sia pure a fatica, ha cambiato molte cose. Anche la televisione. Ma la Rai o, meglio, la sua amministrazione, è rimasta sempre la stessa. Nella televisione del servizio pubblico comandano i partiti o vogliono comandare i partiti che ritengono di aver diritti a spazi, rappresentanza e rappresentazione e quella cosa che si chiama “visibilità”. La “questione televisiva” è stata una caratteristica del ventennio berlusconiano e antiberlusconiano. Un motivo in più per riformare la Rai e dichiarare chiusa la Seconda repubblica anche in televisione.

tratto da Liberal del 1 marzo 2012



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :