L'obiettivo dei relatori Raffaele Ranucci del Pd e Enrico Buemi del Psi è consegnare il testo all'aula entro la prima o al massimo la seconda settimana di giugno, per poi passare in pochi giorni alla lettura della Camera. Il governo conta di arrivare al via libera definitivo entro luglio per procedere al rinnovo dei vertici della tv pubblica con la nuova legge, ma molto dipendera' dall'atteggiamento delle opposizioni. Il disegno di legge del consiglio dei ministri riduce i membri del cda da nove a sette, quattro nominati dal Parlamento, due dal Tesoro e uno dai dipendenti Rai, e prevede la nascita della figura dell'amministratore delegato, con maggiori poteri rispetto al direttore generale. Ad essere ascoltati saranno il presidente della Rai Anna Maria Tarantola il 13 maggio e il dg Luigi Gubitosi il 19 maggio. I parlamentari convocheranno anche i vertici di Agcom e Antitrust, oltre a uno o due costituzionalisti, ex membri della Consulta, e i rappresentati sindacali dei lavoratori a partire da Cgil, Cisl e Uil, per arrivare all'Usigrai.
Oggi il segretario del sindacato dei giornalisti della tv pubblica, Vittorio Di Trapani, è stato ascoltato in Commissione di Vigilanza. Sulla riforma della Rai - ha detto - «serve un atto di coraggio da parte del Parlamento. Avete nelle vostre mani la possibilita' di trovare un'intesa su un testo che liberi l'azienda dal controllo di partiti e governi, perchè il disegno di legge governativo non va in quella direzione. Ci aspettavamo una rottamazione che non c'è stata». Ranucci, membro sia della Commissione Comunicazioni del Senato che della Vigilanza, ha aperto al dialogo, sottolineando che la riforma «è l'occasione per arrivare a una Rai piu' moderna e competitiva. Ognuno si deve spogliare della propria maglia di tifoso, cercando la soluzione migliore per la Rai. In particolare chiedero' all'Usigrai di lavorare sulle modalita' di elezione del rappresentante dei lavoratori in cda».
Di Trapani, che ha tra l'altro illustrato la piattaforma «RaiPIu'» per la riforma dell'informazione Rai, non ha lesinato critiche al testo messo a punto dal governo, spiegando che «se l'obiettivo è rendere la Rai piu' autonoma e indipendente», allora bisogna intervenire attraverso «fonti diversificate di nomina» dei membri del cda, «scadenze diversificate dei loro mandati» e «la definizione di griglie di competenze precise che sposterebbero in alto l'asticella dei candidati». «Altro punto chiave è quello del finanziamento che deve essere certo e indipendente dal potere politico», ha proseguito il segretario Usigrai, sottolineando che «la soluzione di far ricorso alla fiscalita' generale mette a rischio l'autonomia aziendale».
Sul fronte interno si è in attesa di capire i tempi di approvazione della riforma. Domani è in programma una seduta del cda che discutera' dell'emissione del bond obbligazionario, che dovrebbe avvenire entro l'estate. L'operazione è stata criticata da piu' parti perchè potrebbe consentire alla tv pubblica di aggirare il tetto di 240 mila euro agli stipendi dei dirigenti. Tale tetto, infatti, non si applica alle societa' che «emettono titoli negoziati su mercati regolamentati».