Santarelli 6. È il tipico portiere zemaniano. Fra i pali fa tremare, fuori va meglio. Eppure, stavolta rischia di farla grossa e rovinare la festa derby ai rossoneri uscendo su Statella fuori area. Sia come sia, se non l’avesse fatto oggi saremmo qui a discutere di chissà che cosa. Quindi, bravo.
Kone 7. Senza parole. Perlustra la fascia di destra come un caccia Usa, con la differenza che non punisce gente inerme. Nel contempo infligge dolori, e non pochi, alla retroguardia in bambola dell’Andria. Da solo sterilizza l’uomo più pericoloso dei federiciani, Doumbia (non pervenuto), e mette in crisi mezza squadra avversaria. Una conferma di più che, da quella parte, ci sa fare.
Regini 6.5. Inizia male, malissimo. C’è mancato poco che Zeman ed i suoi tifosi entrassero in campo a randellarlo per un paio di passaggi a vuoto. Poi si rimette in carreggiata e non lo ferma più nessuno. Vita spericolata.
Salamon 6.5. Pronti via e manca un pelo per metterci il suo mitico testone polacco. Solo la sfiga mortale impedisce che quel tocco non finisca alle spalle di Spadavecchia. Come sempre Sdenko lo piazza al centro del centro e lui lo ripaga con una prova di quantità ma anche di tanta qualità. È una diga, ma non come il Vajont. Anche quando piove sulla squadra (vedi Gela) e i terremoti causano smottamenti terresti, non vien giù e protegge chi a lui si affida. Sicurezza.
Torta 6. Se riesce ad amministrare il gioco è soprattutto per merito di quel mago che è Romagnoli. Ma tutto sommato si guadagna la sua pagnotta. Questo passa il convento.
Romagnoli 7. Quando gioca in questo modo viene voglia di baciarlo con la lingua. Controlla tutto e prende tutto. Gioca sempre in anticipo e sale anche sino a centrocampo. Lui c’è. Adesso Casillo non spenda soldi per cercare altro. Semplicemente, lo cloni.
Farias 5.5. Molti palloni passano per i suoi piedi. Sarà per la fiducia che ispira per quel nome esotico da palcoscenico mondiale, ma i suoi piedi fungono da calamita per i compagni. Stavolta, però, non convince. È molle, lento e non salta mai l’uomo. Ha anche un paio di occasioni per timbrare il cartellino, le manca goffamente. (23’ st. Agodirin 5.5 Non aggiunge molto il folletto nigeriano. Solo, si mangia un gol in dirittura d’arrivo)
Burrai 6. Il tandem con Salamon funziona alla grande. Monitora la situazione senza patemi, filtra e riparte. Il terreno scivoloso e fangoso non aiuta la sua grande tecnica che pure s’illumina nei lanci calibrati con il goniometro. Geometra.
Sau 6. Da cannoniere a faticatore. A servizio della squadra per tutti e 90 i minuti. (39’ st. Agostinone sv. Per il tabellino)
Laribi 5.5. Due tiri. Uno sul palo, uno alle stelle. Avesse tracciato la mediana, forse, ne sarebbe bastato uno. Il gioco ruvido non lo favorisce, il fraseggio impostato sulla funzione di controllo neppure. La sua missione è attaccare, non può metterla in campo appieno. (27’ st. Palermo 6. Mette ulteriore ordine ad un centrocampo già di per sé puntiglioso. Si lascia ammonire per un fallo tecnico che blocca una ripartenza andriese)
Insigne 6.5. Tocca due palloni. Uno lo serve a Laribi che lo stampa sul palo. Con il secondo scherza Spadavecchia costringendolo a calarsi per raccattarlo in porta. Da scugnizzo a killer. Non mette in campo le sue solite meraviglie funamboliche, ma quanto fatto basta ed avanza. Avanti così.
Magazine
Raid di Insigne. Al Foggia basta una bomba per radere al suolo l’Andria
Creato il 13 marzo 2011 da RadicaleliberoPossono interessarti anche questi articoli :
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