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Quest'oggi La fabbrica dei sogni compie sette anni e la padrona del blog ha chiesto alla solita cumpa di cinefili scribacchini di farle gli auguri in modo un po' speciale, ovvero parlando di un film a tematica omosessuale per ricordare quanto ancora sia diffusa l'omofobia e quanta strada si debba fare (soprattutto in Italia) perché alle coppie gay vengano giustamente riconosciuti gli stessi diritti di quelle etero. La mia scelta è caduta, più per curiosità che per effettiva conoscenza del film in questione, su Cruising, diretto e sceneggiato nel 1980 dal regista William Friedkin partendo dal romanzo omonimo di Gerald Walker.
Trama: dopo una serie di brutali delitti compiuti ai danni di alcuni omosessuali dediti a pratiche sadomaso, un poliziotto viene scelto dal suo capo per infiltrarsi all'interno di questo "microcosmo" e scovare il killer...
Sono sinceramente dispiaciuta di avere scelto Cruising come film per celebrare la diversità e l'orgoglio omosessuale, dico davvero. E non perché la pellicola di Friedkin non mi sia piaciuta, anzi, l'ho trovata molto weird ed intrigante ma c'è da mettersi le mani nei capelli per il modo in cui dipinge la scena gay "underground" del Greenwich Village e non c'è da stupirsi che il film sia stato boicottato già durante le riprese dalla comunità omosessuale. Immaginate qualsiasi stereotipo possa venirvi in mente sui gay, cominciando molto banalmente da un mix tra i video dei Village People e le scene ambientate al Blue Oyster in Scuola di polizia, aumentate brutalmente il livello di pornografia e avrete una vaga idea di quello che vi aspetterà se mai deciderete di guardare Cruising: il film infatti non lesina scene hard di ordinarie orge sotterranee tra fustacchioni dotati di baffoni a manubrio, aderentissimi pantaloni con apposite aperture ad altezza chiappe, accessori sadomaso e berrettini da poliziotto, oppure panoramiche di parchi popolati da aitanti omosessuali in modalità "cruising", ovvero pronti a cercare la scopata facile (da cui nasce il gioco di parole tra "cruising" inteso come andare in cerca di partner e "cruising" nel senso di andare di pattuglia) e sculettanti buliccetti sognatori rigorosamente scrittori, costumisti, attori, ecc. ecc. Non certo un bel modo di presentare la comunità gay ad un pubblico che l'anno seguente avrebbe cominciato a vedere ovunque l'alone violaceo del morbo dell'AIDS e scatenato una caccia all'omosessuale che, siamo sinceri, dura ancora oggi. Pensandoci a mente fredda, lo sguardo di Friedkin è impietoso e, sia a livello di sceneggiatura che di regia, ci sono pochissime occasioni in cui lo spettatore viene spinto non tanto a provare pietà ma perlomeno ad empatizzare con le vittime in particolare o con gli omosessuali in generale. Tutto viene infatti filtrato attraverso il punto di vista (dapprima naif poi sempre più allucinato e distorto) di un giovanissimo sbirro che viene costretto non solo a fare da esca per un eventuale killer ma anche a diventare "carne da macello" agli occhi di questi branchi di gay violenti ed infoiati, all'interno di ambienti talmente sordidi che la mente del protagonista viene inevitabilmente travolta ed annullata. Soltanto una volta Steve Burns prova un reale impulso di umana pietà nei confronti di un giovane omosessuale brutalizzato dalla polizia ma è solo perché, per esigenze di "copione", si mette finalmente nei panni di chi viene malmenato ed umiliato in quanto "diverso" e ciò lo porta a mettere in discussione tutto quello che gli è sembrato normale fino a poco prima, fidanzata e lavoro compresi. Un po' poco per celebrare l'orgoglio gay.
Nonostante tutto questo bailamme di stereotipi e momenti talvolta anche abbastanza trash, pare che Cruising abbia fatto storia e si sia comunque conquistato un suo spazio nell'empireo dei cult, per vari motivi. Innanzitutto, il film è basato sulla storia vera di un serial killer che negli anni settanta aveva fatto parecchie vittime tra gli omosessuali e, molto probabilmente, l'omicida era un tale Paul Bateson, che aveva partecipato a L'esorcista nei panni dell'infermiere che infila Reagan sotto la terribile macchina per la scansione cerebrale e che, di conseguenza, è stato spesso consultato da Friedkin durante la realizzazione di Cruising. Una realizzazione travagliata, come avrete capito dal tema trattato, e non solo per le giuste proteste della comunità gay: pare infatti che il regista abbia dovuto tagliare le scene più spinte onde evitare che il film venisse interamente censurato e non si sa tutt'oggi se questi quasi 40 minuti di girato siano stati (come si vocifera) distrutti oppure se ancora esistano da qualche parte, cosa di cui i fan sono convinti e che da anni li spinge a chiedere una riedizione integrale della pellicola. Come avrete capito, non faccio parte degli aficionados di Cruising e starei serena anche senza un eventuale director's cut ma non nego di avere apprezzato il cupissimo clima generale di ambiguità ed incertezza che permea l'intera vicenda, fatta di continui scambi di ruolo tra prede e predatori, di vicendevoli pregiudizi, di violenza tollerata e malcelata, di imbarazzo e di follia. Altro non aggiungerò sulla trama, perché credo che Cruising sia un film da scoprire (e da cui lasciarsi sconvolgere) a poco a poco, con un Al Pacino reduce da ruoli già iconici ed impegnato in una parte per molti versi difficilissima e logorante; sono quasi convinta che, alla fine delle riprese, gli attori coinvolti abbiano dovuto tirarsi delle gran secchiate di acqua addosso per lavare via quell'aura di "sbagliato" e corrotto che si portano addosso quasi tutti i protagonisti, salvo forse la povera ed ignara Karen Allen, la fidanzata della porta accanto costretta a stare fianco a fianco con una realtà pericolosa appena fuori dalla portata del suo campo visivo. Altro che Rainbow: la comunità gay americana non è mai stata così Black!!
Se volete continuare a celebrare La fabbrica dei sogni e il Rainbow Day potete andare a leggere i post scritti dai colleghi blogger! ENJOY!
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Non c'è paragone
Pensieri Cannibali
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Director's Cult
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