Magazine Cultura
RAISED ON ROCK / FOR OL' TIMES SAKE
Pubblicato dalla Rca: Ottobre 1973
Classifica Usa: 50
Classifica Uk: -
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LATO 1
RAISED ON ROCK
ARE YOU SINCERE
FIND OUT WHAT'S HAPPENING
I MISS YOU
GIRL OF MINE
LATO 2
FOR OL' TIMES SAKE
IF YOU DON'T COME BACK
JUST A LITTLE BIT
SWEET ANGELINE
THREE CORN PATCHES
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Due singoli, un album pop e uno a tema religioso, per un totale di 24 canzoni da incidere nel corso di una serie di sessions programmate per l'estate, a sedici mesi di distanza dalle precedenti. Dopo aver rinegoziato il contratto con il suo artista più prestigioso le aspettative della Rca sono necessariamente alte, partendo dal presupposto che su ELVIS (The Fool Album) sono stati inseriti gli ultimi inediti a disposizione. Sul finire di giugno 1973, dietro probabile suggerimento del Colonnello Parker, la casa discografica manifesta la propria impazienza inviando ad Elvis una lettera che lo mette davanti al fatto compiuto: dovrà presentarsi in uno studio di registrazione nel mese entrante, riservandosi di decidere se farlo nel Tennessee o in California. Elvis sceglie il Tennessee e dopo tre anni e mezzo torna a incidere a Memphis, stavolta nei famosi quanto scarsamente attrezzati studi della Stax Records, ma fin dall'inizio rende nota un'attitudine al lavoro talmente impalpabile da far tornare alla mente i tempi in cui doveva realizzare una colonna sonora dopo l'altra. Una nuova, impegnativa stagione a Las Vegas è alle porte, mentre sul piano strettamente personale si profilano all'orizzonte dense nubi, nella forma del suo imminente divorzio. Fatto sta che a queste attesissime sedute di registrazione manca completamente l'inarrestabile slancio creativo del gennaio / febbraio 1969, il dirompente entusiasmo del giugno 1970 e l'urgenza espressiva del marzo 1972. Elvis sembra sopportare a fatica l'eventualità di rendere partecipi gli altri, di esorcizzare i propri demoni interiori attraverso la musica, e il risultato finale è penalizzato dall'evidente desiderio di tenere per se le proprie emozioni. Alla fine i nodi vengono inevitabilmente al pettine e tutto si risolve in una decisiva disfatta: dopo essersi presentato con un giorno di ritardo all'appuntamento, il cantante chiude in anticipo le operazioni, lasciando il povero Felton Jarvis a preparare basi musicali da riesumare in seguito, e con soli nove master utilizzabili. Di conseguenza l'album gospel cade definitivamente nel dimenticatoio, mentre quello Pop, privo di I've Got A Thing About You Baby e Take Good Care Of Her selezionate per un futuro singolo, risulta essere composto da sole sette canzoni. Sarà soltanto grazie ad una improvvisata session nell'abitazione di Elvis a Palm Springs che si riuscirà finalmente a completare e pubblicare il sofferto RAISED ON ROCK / FOR OL'TIMES SAKE.
Sono proprio le tre incisioni di Palm Springs (Are You Sincere, I Miss You e Sweet Angeline) che apportano l'indispensabile dose di calore a un disco fino a quel momento sbilanciato e mancante, eccezion fatta per la bellissima For Ol' Times Sake, di scenari profondi e introspettivi. La scelta del materiale non è oculata, e questo induce Elvis ad assecondare la natura di quanto sta interpretando senza che la sua attenzione sia particolarmente stimolata. Come di consueto la classe innata rende credibile qualsiasi composizione gli venga sottoposta, ma siamo in ogni caso lontani dall'ardore incendiario e dalle esplosioni di ritmo dell' ELVIS COUNTRY, e dal coinvolgimento che in futuro avrebbe fatto materializzare perle quali Promised Land e T-R-O-U-B-L-E . Prevedibilmente, RAISED ON ROCK / FOR OL'TIMES SAKE espone il suo tallone d'Achille, rivelandosi opera scaturita dalla mancanza d'entusiasmo e dal periodo sofferto di chi l'ha realizzata, e forse proprio per questo ne andrebbe almeno apprezzato l'aspetto puramente documentaristico. Tuttavia, ascoltando le registrazioni effettuate fra le mura di casa, è possibile intravedere il ristabilirsi delle abituali coordinate artistiche, che di li a poco avrebbe giovato al ritorno negli studi della Stax.
La Raised On Rock di Mark James (già autore di Suspicious Minds) non riesce a trasformarsi in un intramontabile inno al Rock'n'Roll, ma da l'impressione di poter invecchiare serenamente, puntellata da una buona dose di ritmo e abbellita da un evocativo break centrale, prescindendo dal tentativo di Elvis di calarsi nei panni del rocker che ha qualcosa da raccontare alle nuove generazioni. Stridente il contrasto con la successiva Are You Sincere, che muove le lancette dell'orologio per farle approdare sulle rive di una mezzanotte dilatata dal dubbio e dalla strisciante gelosia, durante la quale le suggestioni giocano un ruolo spesso distorto. Accompagnato da una strumentazione essenziale, Elvis trasforma un buon successo del passato in un intimo sfogo che tiene lontano il sonno. La veloce Find Out What's Happening, sorta di ultimatum alla lei di turno, è mediamente ipnotica ma l'accompagnamento musicale è sopra le righe e la canzone non riesce a scrollarsi di dosso una certa monotonia di fondo. Con I Miss You si torna alle esternazioni notturne, stavolta votate al puro rimpianto, ed è bello ascoltare Elvis che dolcemente accompagnato dal coro rende speciali le semplici parole "mi manchi, e vorrei tu fossi qui", in due minuti di intensa magia. Girl Of Mine è la tipica canzone senza troppe pretese, però in grado di solleticare la fantasia di Elvis, che puntualmente si lascia coinvolgere. Con un testo che sembra un messaggio lasciato sul cuscino della persona amata e la sua rilassata atmosfera country, se registrata nel 1970 avrebbe sicuramente trovato spazio sul primo lato dell'album LOVE LETTERS FROM ELVIS.
Il fatalismo, la resa incondizionata, l'accettazione del fallimento... sono tanti i detriti che la splendida For Ol' Times Sake di Tony Joe White sparge intorno a noi. Ascoltandola si ha la netta sensazione che Elvis stia cantando da qualche sperduto anfratto della sua anima, e che la forza della sua voce riesca a condurci a lui. Difficile non lasciarsi trasportare dal lento incedere della sua riflessione, che pare rendergli più sopportabile la sofferenza. Caratterizzata dal botta e risposta fra un Elvis curiosamente indolente e il coro, If You Don't Come Back ha dalla sua una rara coloritura funky e un testo che parla di ritorni invocati e pazzia, ma non ce la fa ad elevasi al rango di vero e proprio classico. Sulla falsariga della precedente, Just A Little Bit è ritmata e piacevole, ma sprovvista dell'indispensabile scintilla che le permetta di diventare memorabile. Le parole di Sweet Angeline, cantata a Palm Springs sull'unica base di Jarvis ad essere presa in considerazione, sono sature di tristezza e malinconia ed è davvero difficile rallegrarsi (come suggerisce Elvis), se non per la delicata bellezza del brano, in parte sciupato dalle successive sovraincisioni. Si chiude con Three Corn Patches, una composizione piuttosto anonima del celebre duo Leiber & Stoller discretamente migliorata dalla buona verve di Elvis, che assecondando una stabile ritmica da l'impressione di poter continuare ancora un po', mentre il pezzo sfuma.
Fosse stato fatto senza reali motivazioni, o in tacita ammissione che al suo interno si celassero due diverse anime in conflitto, questo album si sarebbe fregiato di due titoli, posti l'uno sul fronte e l'altro sul retro della copertina. Il fatto di averli stampati sullo stesso scatto fotografico non aiuta a dissipare la convinzione di trovarsi davanti a un disco nettamente diviso in due, che alterna episodi di grande intensità ad altri di minore impatto, e che a distanza di tanti anni continua a dividere gli appassionati.
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