L'ingresso della fortezza di Kumbhalgarh

Il forte
Ormai le grandi strade che attraversano le pianure indiane, pur con tutti i limiti qualitativi che si devono considerare, permettono di raccorciare le infinite percorrenze di un tempo e questo, sebbene sia un vantaggio, toglie una parte del fascino al viaggio indiano. E’ lo svantaggio che ti impone il progresso, benedetto o maledetto che sia, così quando la struttura del terreno o l’isolamento di cui gode qualche località, ti costringono ad una rotta che impone antiche stradine, il ritrovato andamento lento, ti riporta a ritmi passati che ti fanno riconsiderare il piacere di conoscere un paese più da vicino. Queste antiche vie contorte ed altalenanti sono necessarie quando ti infili tra le colline degli Aravalli, la bassa catena montuosa che corre nel sud del Rajastan, corrosa dal monsone estivo e dalla insolente calura dei mesi precedenti. Sono stradine strette e malandate che portano da un villaggio all’altro di un India rurale popolata soltanto da mandrie di bianchi zebù e greggi belanti condotte da pastori Rabari vestiti di bianco con enormi turbanti rossi, da campi spogli di rado e assetato cotone, cereali poveri e piccoli legumi scuri. Case cadenti con intonacature ormai dimenticate, aie polverose dove giocano bambini stanchi e coperti di stracci.

Un cortile
Kumbhalgarh è forse la fortezza più colossale che sia rimasta a testimoniarne la potenza con i suoi 36 chilometri di lunghezza, rimasta in perfetto stato di conservazione. Rimane una esperienza unica salire su questi bastioni ciclopici e perdere lo sguardo nel seguire le curve sinuose dei muri che scavalcano le asperità della montagna, estendendosi nei punti più arditi per rendere scosceso e vertiginoso il lato da cui doveva giungere l’assalitore. Scalinate ripide e lunghi ed ondulati passaggi dove ancora ti par di udire scalpiccio di zoccoli ferrati o clangore di corazze, assieme al rombo dei cannoni che inutilmente hanno tentato di fare breccia in muraglie di pietra spesse fino a dieci metri. Le costruzioni della fortezza cingono la cima del colle più alto, al di sopra del portale gigante circondato da torri con le basi tonde e debordanti. Dall’alto della torre maggiore domini valli successive che si perdono in un orizzonte ceruleo in cui la foschia tende a confondere terra e cielo. All’interno della vastissima area, un terreno aspro e praticabile solo attraverso difficili sentieri e punteggiato da centinaia di templi, molti in rovina, altri ancora in attività delle più diverse epoche, alcuni risalenti addirittura al periodo Maurya del II secolo a.C.
Una sala di Ranakpur
Un luogo dove rimarresti per ore sulle torri o tra i merli dei bastioni ad ascoltare il frinire delle cicale cercando di sentire echi lontani, sonagli dorati di danzatrici n veli trasparenti, rumor di battaglie, grida di uomini, sibilo di palle di cannone, barriti di elefanti in partenza dietro alle schiere di battitori in cerca della tigre. Un mondo perduto che ha fatto la storia e la letteratura. Mentre ripercorri i tornanti verso la valle continui a volgere la testa indietro per non perdere anche un ultimo scorcio di questa bellezza, ma continui ancora per stradine e viottoli, scendendo la valle fino al grande tempio jain di Ranakpur, un’altra perla smagliante, un ennesimo capolavoro di marmo traforato avvolto dal verde della vegetazione che lo circonda. E’ uno dei più grandi e pieno di pellegrini che vengono qui di certo per pregare, ma che non riescono certo a rimanere insensibili di fronte alla raffinatezza dei lavori compiuti da eserciti di artisti artigiani che qui hanno operato. Le colonne e le statue che circondano cortiletti e corridoi, sono una continua esibizione di elementi che da soli meriterebbero una deviazione. Ero stato qui trenta anni fa e certamente il luogo è cresciuto parecchio con una serie di costruzioni religiose e di assistenza commerciale al pellegrino che nel frattempo è cresciuto di numero e di certo anche in potenzialità economica. E’ il destino normale per tutti i grandi luoghi di culto. In fondo anche la fede è business e alla fine fa comodo a tutti.
Il tempio
SURVIVAL KIT

Soffitto
Forte di Kumbhal – Ingresso 100 R. Di certo la fortezza più grande del genere ancora più vasta di Chittorgarh, benché meno famosa. 36 km di mura perfettamente conservate alte oltre dieci metri, scandite da torri ciclopiche dalle basi curiosamente rigonfie, sui cui camminamenti potevano passare drappelli di otto cavalli affiancati. E’ possibile percorrere l’intero circuito in circa 2 giorni. Da vedere la fortezza che sorge sulla collina vicino all’ingresso con i suoi diversi ambienti e cortili che dominano la valle. Si possono visitare anche diversi templi ben conservati nei pressi dell’ingresso principale sui circa 360 esistenti all’interno del perimetro. Possibilità di escursioni a piedi e di safari nella jungla circostante che ospita il Kunbhalgarh wildlife sanctuary con leopardi e pare qualche tigre, oltre a molti altre specie di mammiferi selvatici. Qui è stato anche Kipling che racconta queste caccie sontuose nei suoi libri.

Le colonne
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