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Rajastan 21 - Phalodi

Creato il 24 febbraio 2016 da Enricobo2

Rajastan 21 - Phalodi

Le finestre del Lal Niwas Heritage Hotel


Rajastan 21 - Phalodi

Il forte di Phalodi

Phalodi persa ai margini del grande Thar, sabbie ondulate popolate di pastori e magri dromedari impastoiati ai margini della stretta striscia di asfalto corroso dal tempo. Phalodi a mezza strada tra Bikaner, antica capitale di raja potenti, col suo tempio dei topi, unicum agghiacciante per noi, normalità assoluta per chi ha fede e Jaisalmer perduta tra le sabbie gialle del deserto, la città d'oro dal colore delle mura che la avvolgono. Phalodi città morente per l'inedia provocata dalla fine degli affari e del commercio, unica linfa vitale di questo mondo, checché se ne voglia dire. Questa, come tante altre della vicina provincia di Shekhawati, base arretrata per legioni di mercanti che percorsero incessantemente per secoli tutta l'area che va dal golfo all'India più profonda, per scambiare merci, tessuti di seta e di cotone, avorio, gioielli e pietre, spezie ricercate dal mondo, manufatti e derrate alimentari, sale, arricchendo se stessi ed il loro territorio di origine, il nord del Rajastan, a cui tornavano, sedi sicure delle loro ricche famiglie. Paesi d'origine insomma, dove chi fa fortuna torna volentieri, per mostrare a tutti il proprio successo personale nella vita, sponsorizzando templi, opere religiose o sociali, pozzi, arredo urbano e soprattutto case, che devono rappresentare soprattutto esteriormente, quella ricchezza raffinata raccolta con la fatica del lavoro, magari di generazioni. 

Rajastan 21 - Phalodi

Un tempietto nel bazar

Così questa zona era tutto un fiorire di haweli, proprio le raffinate abitazioni mercantili, che sorgevano per tutta la città, attorno ai bazar, protette dalla sagoma sicura di un forte. Ma il tempo passa inesorabile e se cessano le condizioni per lo sviluppo del commercio, tutto si inaridisce, man mano che la società si impoverisce, diminuisce la circolazione del denaro, le occasioni di ulteriore lavoro e di servizi richiesti. A poco a poco, la città perde importanza, arriva meno gente da fuori e tutto illanguidisce in una povertà progressiva, in cui non ci sono più le risorse per fare nuove iniziative e poi avanti con l'impossibilità di mantenere almeno l'esistente che comincia a corrodersi, a perdere pezzi, privo di manutenzione. Chi può se ne va in cerca di opportunità migliori. I luoghi che hanno visto ricchezza e splendore si opacizzano e l'abbandono comincia la sua opera lenta ma progressiva. La città continua per decenni la sua lenta agonia. A Phalodi intravedi la presenza di un passato importante, nelle sue viuzze semideserte piene solo di immondizie e di case in rovina e negozi dalle porte scardinate che aprono su spazi dove non c'è più nulla che interessi a nessuno, neppure ai proprietari stessi di quelle abitazioni, trasferiti nel tempo lontano nelle grandi città, ogni tanto scorgi una facciata che porta ancora su di sé gli affreschi sbiaditi, le finestre finemente traforate, le guglie prepotenti, le cupole eleganti dai lunghi spioventi agli angoli, il segno inequivocabile dell'epoca moghul. 

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Antica haweli abbandonata

Indovini i deliziosi cortiletti interni circondati di colonne sottili, le fontanelle al centro di patii raffinati, le finestre circondate di sculture di marmo bianco. Nel centro l'antico forte abbandonato, mostra ancora torri angolari possenti, ma il pesante se pur sgangherato portone d'ingresso è sbarrato da tempo, al di là solo rovine. Lo stesso bazar, un tempo centro di vita frenetica è un susseguirsi di bottegucce chiuse per la maggior parte, con qualche vecchio che ancora resiste sui gradini sbocconcellati, tra altre case le cui macerie invadono la strada. Qui il turista di passaggio è merce rara e viene fatto oggetto di attenzione, chi sa mai che non lasci qui qualche cosa di tutta quella ricchezza immaginata che porta con sé, un tempo forse disprezzabile, oggi boccone comunque interessante. Ecco Sanjay, figlio ed erede di una dinastia di mercanti che ancora abita un'antica haweli museo nel centro. Insiste per farti visitare il piccolo tempio jain situato sotto una delle porte della città. E' raccolto e minuscolo, composto di un'unica sala centrale a cui si accede tramite una scala, ricchissima di specchi e rimandi luminosi, vetri colorati e lampade appese, forse per fare apparire l'interno più ricco e spazioso di quanto non sia. Gli odori forti che emana sono forse propri della città stessa, l'anima vera della sporcizia e dell'abbandono che pervadono l'aria. 

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Kanooga Haweli

Quando ti porta nella sua antica casa, dalla facciata completamente ricoperta di dipinti e penetri negli stretti ambienti, pieni di antichi manufatti e collezioni di strumenti, dalle forbici, monete, schiaccianoci per il betel e mille altri piccoli oggetti antichi o semplicemente vecchi, di uso quotidiano, quasi un omologo del Museo Guatelli, il grande raccoglitore italiano di cose vecchie, vieni preso dal fascino di questi piccoli ambienti chiusi che illustrano un'India contadina di un tempo, che probabilmente pochi Indiani di oggi apprezzano e probabilmente di certo non rimpiangono. Il vecchio padre che ti accompagna rimarca soprattutto il suo essere jainista, quindi costretto di default ad una correttezza morale che lo costringe, pur essendo mercante, ad essere assolutamente corretto nelle trattative, sottintendendo che insomma lui non dà bidoni a nessuno anche per rispondere al suo obbligo etico, quindi se ti dice che un pugnale ha più di cento anni per giustificarne il prezzo, non c'è ragione di dubitare. Quando cala la sera comminare lungo le stradine spopolate del bazar, tra vacche magre, caprette, cumuli di macerie, case chiuse da anni, dà un senso indefinito a metà strada tra la tristezza del'abbandono e la magia di un mondo passato che mostra di sé soltanto più una flebile fiammella di sopravvivenza, una brace che sta per spegnersi sotto la cenere, ma che ancora può scaldare se soltanto la ravvivi un poco. Un paese fascinoso coperto dalla polvere del tempo come quei castelli delle fiabe che la strega cattiva ha sepolto sotto la polvere e le ragnatele di un incantesimo maligno che invece è soltanto il cambiamento dei tempi che, e qui non ci si deve fare illusioni, può capitare dappertutto, in qualunque parte del mondo oggi florida e viva, domani chissà, coperta solo di polvere, con i topi morti negli scoli all'angolo dei vicoli.

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Un patio dell'Hotel Lal Niwas

SURVIVAL KIT

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Negozio nel bazar

Phalodi. Cittadina di poche migliaia di abitanti, dal passato ricco e importante, sulla strada verso Jailsalmer dall'atmosfera assolutamente particolare di malinconico abbandono. Merita assolutamente una tappa.
Lal Niwas Hotel - Dadha's mohalla - Sui 50/55 Euro la doppia. Un Heritage Hotel di grande impatto, ricavato nella più bella haweli della città. Grandissimo e restaurato molto bene, è un'enorme edificio, composto da cortiletti, patii, corridoi, e camere successive, dai tetti del quale potrete vedere la città dall'alto. Posizione centrale molto comoda. Base per visitare la città e soprattutto il parco delle gru demoiselle di Khishan a soli 5 km. Davvero affascinante negli ambienti e nella varietà delle camere, tutte arredate con mobili antichi dalle porte di legno scolpito. Le camere sono tutte diverse ed essendo molte e l'albergo poco popolato, guardatene qualcuna scegliendo quella che più vi aggrada se ci sono dei problemi di funzionamento nelle varie dotazioni. AC, Ventilatore, Frigo, TV. Il free wifi c'è solo alla reception ed è molto debole. I bagni sono quasi tutti nuovi e ben dotati. C'è anche un piccolo museo interno dove sono raccolti oggetti antichi appartenenti alla famiglia dei proprietari. Piscina e ristorante interno dove si mangia discretamente a prezzi ragionevoli (150/200 R per portata principale). Il lato negativo è che l'apparenza è un po' di trasandatezza e di scarsa pulizia (qualcuno parla di topi morti, ma io non ne ho visti). Non c'è dubbio che basterebbe un po' di cura maggiore per renderlo un luogo davvero affascinante e unico. 

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Un ambiente dell'albergo


Jain Temple - All'ingresso della città nei pressi della porta. E' normalmente chiuso e dovete trovare l'incaricato che ha la chiave. Chiedete nei negozi vicini e ve lo andranno a cercare. Tempio degli specchi, è letteralmente ricoperto di specchietti grandi e piccoli che lo rendono molto particolare. 
Kanooga Handicrafts - Vicino al tempio jain. Vale la pena vedere questo negozio museo situato nella haweli di famiglia, già di per se stessa una meraviglia anche dall'esterno. Cose vecchie e antiche e ricche collezioni di oggetti curiosi, non in vendita. Il proprietario, il signor Kanooga, tiene molto a mostrare i suoi tesori che meritano assolutamente una visita al di là dell'intenzione di acquisto

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Ingressi di case abbandonate


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Una porta

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