Lo Shekhawati, come vi ho già raccontato ieri è un'area un po' trascurata del Rajastan, forse perché non ha forti e monumenti così rilevanti e famosi come le città concorrenti che sorgono nelle altre parti dello stato. Qui soltanto paesotti e cittadine da cui partivano i mercanti Marwari alla conquista degli spazi commerciali e delle opportunità di commerci che erano numerose a quei tempi. Tuttavia il fatto che qui affluissero ricchezze consistenti frutto di quei commerci, ha fatto sì che anche ogni piccolo paese vedesse fiorire una miriade di case lussuose che dovevano costituire il buen retiro per le famiglie di quegli uomini che ne rimanevano lontani per mesi. Poi arrivò la decadenza e le famiglie che potevano si trasferirono verso le grandi città in cerca di affari più lucrosi e le magnifiche haveli coperte dentro e fuori di dipinti orgogliosi e raffinate sculture cominciarono a degradarsi ed a cadere in rovina. Attualmente la zona rappresenta un punto di passaggio in tutti gli itinerari del Rajastan, procedendo da Delhi verso ovest e queste piccole località sono state per così dire riscoperte, anche se meriterebbero una sosta più approfondita. Ti muovi un po' al di fuori delle grandi vie di comunicazione e lo spostamento tra una località e l'altra avviene su stradine di campagna a una sola corsia con continue sfide a chi deve lasciare per primo l'asfalto, di solito il più piccolo.
In questo periodo si incontrano spesso gruppi di gente che si spostano per partecipare a feste di matrimonio, bardati a festa. Poi solo pastori e donne che vanno a prendere acqua ai pozzi. Dhundlod e Nawalgarh sono due minuscoli paesi a pochi chilometri di distanza tra di loro, dove puoi vedere ancora molte di queste testimonianze del passato fulgore. Templi in rovina e molte case che dalle dimensioni appaiono subito incongrue all'importanza attuale delle località, con poca gente che gira per le stradine sterrate di bazar piccoli e poveri di merci. Le porte sbarrate ed i muri che si stanno sgretolando lentamente, conservano ancora tracce dei dipinti che le ricoprivano nei momenti del loro massimo splendore. Storie sacre mescolate a scene di vita comune e di richiami ai tempi in cui vennero dipinti, macchine, treni, biciclette e addirittura mongolfiere dei nuovi padroni, ingenuamente interpretate, pallide donne con larghi cappellini e velette e altri personaggi occidentali che evidentemente si affacciavano in questi luoghi come dominatori e venivano rappresentati come testimonianza di modernità à la page coi tempi. Qualcuna è ancora aperta, ceduta come abitazione a famiglie di "custodi" dai proprietari che non abitano più lì. Così vedi nugoli di bambini e donne che occupano alla meglio gli spazi al pianterreno, nei cortili interni che convivono in una povertà miserevole accanto a locali ricoperti di affreschi anneriti dal fumo dei fuochi liberi delle cucine improvvisate. Una bimba coperta di stracci ti invita ad entrare all'interno di un cortile attraverso una antica porta di legno scolpito.
Il patio interno è incuneato come un pozzo tra le alte mura dei piani più alti della casa, sopra alla quale intravedi terrazze e una fila di camere chiuse con le finestre circondate da cornici multicolori. Sui muri più alti si vedono ancora bene splendide figure di danzatrici che affollano tutte le pareti attorno e poi ancora fiori e serti di fronde, processioni di animali e languide dee. Le colonnine sottili ed eleganti che circondano il cortile invece sono ormai sbrecciate. Tra alcune di esse sono stesi teli colorati come per dividere ambienti, in un angolo un fornello su cui bolle un pentolone. I dipinti più bassi hanno perduto ormai il colore e mostrano soltanto più le linee dei bordi. Una donna esce da dietro una tenda e rimprovera la bambina che forse non avrebbe dovuto farci entrare; me ne esco con discrezione. La casa vicina invece è ancora evidentemente abitata dai proprietari, si nota dalla cura dei particolari e dall'auto lucida parcheggiata nel giardino antistante. Anche qui dei bambini fanno grandi saluti attraverso la porta di casa, ma vengono subito richiamati dentro con modi spicci. Ce ne andiamo come si dice all'inglese. Qualcun'altra casa è stata salvata dal degrado completo e trasformata in museo da un proprietario che mantiene un legame affettivo con la terra di origine e camminare per queste stanze che contengono ancora i residui, ricoperti di polvere di questa vita felice, percorrendo questi corridoi passando di stanza in stanza, ti permette di apprezzare nei particolari degli ornamenti, delle suppellettili, delle decorazioni, una raffinatezza ricca e desiderosa di mostrare se stessa, una affermazione di un successo costruito sul lavoro di anni. Tutto intorno soltanto macerie e degrado. Lo sviluppo è ormai lontano di qua.
SURVIVAL KIT
Shekhawati - Per raggiungere questa zona periferica a nord del Rajastan e la sua capitale Mandawa, sono necessarie almeno 6 ore di auto da Phalodi, lasciando l'autostrada che arriva da Bikaner e per stradine di campagna girare per i piccoli paesi della zona. Tutta l'area mantiene comunque un fascino decadente savvero particolare che rende la visita assolutamente interessante.
Dhundlod - A 15 km da Mandawa. Tutte le antiche costruzioni della città sono un misto dell'arte Rajput e Moghul. Rimangono il forte, un tempio in rovina ai margini della città, un pozzo e la Goenkha haveli, ancora ben conservata e trasformata in museo (200 R)
Nawalgarh - A 10 km a sud di Dhundlod. Cittadina un poco più popolata che aveva quasi 300 Haveli. Attorno al centro almeno una decina di Haveli ancora meritevoli di attenzione, quasi tutte chiuse e visibili solo dall'esterno, qualcuna abitata da sedicenti custodi. I dipinti degli esterni sono ancora abbastanza leggibili e di grande interesse. Molte di queste illustrano scene di vita quotidiana e di costume contemporaneo alle costruzioni di grande interesse. La Podar haveli ospita un piccolo museo.
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