Esiste anche la TV di qualità! Qualcosa di raro e prezioso che chi frequenta , il canale televisivo del gruppo Feltrinelli, ha spesso la fortuna di incontrare. Qualche giorno fa, a conferma di quanto appena detto, è stato mandato in onda, all'interno del ciclo laeffe Film Festival, Per nessuna buona ragione ( For No Good Reason), documentario di Charlie Paul dedicato alla vita di Ralph Steadman, illustratore, scrittore, pittore e fotografo che ama definirsi semplicemente fumettista.
Siamo nel 1970 e Ralph riceve una telefonata da Hunter Stockton Thompson che gli propone di illustrare un suo articolo intitolato The Kentucky Derby Is Decadent and Depraved. Il pezzo uscirà sul numero di giugno dello Scanlan's Monthly, periodico che fa la sua prima apparizione in edicola nel marzo 1970 per poi cessare le pubblicazioni nel gennaio dell'anno successivo. Giusto il tempo necessario per creare quel sodalizio dal quale nascerà anche il Gonzo journalism.
Hunter S. Thompson per Steadman è stato pura dinamite, causa ed effetto di una sconvolgente esplosione che ha aperto un varco nella roccia portando alla luce la miniera dei suoi pensieri più profondi, ma anche lasciato un cumulo di macerie da mettere da parte affinché la strada potesse finalmente essere riaperta e percorsa di nuovo. C'era una differenza sostanziale tra i due ed era legata al consumo di droghe. Ralph Steadman non ha mai assunto sostanze stupefacenti, la vita di Hunter era invece basata esclusivamente su di esse.
Non è finzione ciò che Thompson racconta nel romanzo Paura e disgusto a Las Vegas ( Fear and Loathing in Las Vegas), da cui il regista Terry Gilliam nel 1998 ricava l'omonimo film che in italiano viene però intitolato Paura e delirio a Las Vegas. Nella pellicola Johnny Depp interpreta Hunter S. Thompson, tra l'altro essendone stato amico nella vita reale; nel documentario di Charlie Paul invece il celebre attore è un intervistatore d'eccezione che quando tutto finisce dichiara candidamente: "Ho la testa che mi gira". Del resto, intriga non poco l'esistenza di questo straordinario artista che, ancora oggi, continua a disegnare e creare non per stupire gli altri ma per sorprendere se stesso.
Durante le riprese di Per nessuna buona ragione avviene un piccolo miracolo testimoniato poi durante i quasi novanta minuti dell'opera: possiamo, infatti, vedere la realizzazione di un lavoro di Steadman a partire dal foglio bianco e fino ad arrivare alla firma finale. Davvero affascinante! Restano impresse anche le facce sbalordite di un sornione Johnny Depp che, nel frattempo, continua a fare domande, ma non riesce mai a nascondere la propria meraviglia.
A guardarle le opere di Steadman sembrano spaventose, maligne; rispecchiano lo stile gonzo, stile che si basa su tre punti fondamentali: 1) Trova un fatto; 2) Immergiti in esso; 3) Diventa la storia.
Non si può che esprimere disincanto quando i temi trattati sono la guerra, gli intrighi del potere, la fame, l'America di Nixon. I suoi disegni dal carattere forte e destabilizzante sono sicuramente frutto degli argomenti che sviluppano.
Steadman cominciò la sua carriera con l'intento ben preciso di cambiare il mondo. C'è una frase detta in Per nessuna buona ragione che mi è rimasta impressa nella mente: "Cambiare il mondo era qualcosa da fare". Un messaggio che ho interpretato in questo modo: chiunque avesse ricevuto l'incarico di riportare i fatti di un'occasione importante come il Derby del Kentucky, avrebbe colto l'occasione per fare un buon lavoro, invece Ralph e Hunter andarono oltre ed usarono l'evento come un trampolino per spiccare il volo. Difficilmente le grandi correnti artistiche prendono il via da due sole persone e di solito gioca un ruolo fondamentale la forza del gruppo. Qui succede, ma non è semplice stabilire chi ebbe il merito maggiore; certo è che Steadman sembra aver avuto una marcia in più perché la lucidità gli ha dato la forza di arrivare esattamente dove voleva. Invece, Thompson ad un certo punto l'ha fatta finita con un colpo di pistola alla testa; era il 2005 ed il mondo era cambiato davvero, anche se tutto sembrava essere rimasto uguale.
A me resta un unico rammarico: quello che l'opera di Hunter S. Thompson venga ricordata (giudicata e forse travisata) sempre in relazione alla sua dipendenza dalla droga e senza sottolineare il fatto che la sua "anima gemella" sia rimasta pulita. Mi passano davanti agli occhi Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna. Ma questa è una storia che racconteremo in un'altra occasione...
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