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La trama (con parole mie): John Rambo è un reduce del Vietnam tornato a casa segnato dalle sofferenze e dalle esperienze della guerra, in cerca dell'ultimo suo commilitone rimasto in vita. Venuto a sapere della morte di quest'ultimo per malattia, l'uomo comincia a vagare senza meta per finire in una cittadina di provincia ed essere preso di mira da uno sceriffo poco ospitale rispetto ai vagabondi.Inizia così una vera e propria guerra tra Rambo e le forze dell'ordine locali, che degenera fino a coinvolgere la Polizia di Stato e l'esercito, causando l'arrivo in loco dell'uomo che ha addestrato John facendolo diventare una macchina da guerra su gambe: il Colonnello Trautman.
Tra i grandi cult della mia infanzia e prima adolescenza, Rambo era forse l'unico che ancora mancava all'appello, qui al saloon: il ritardo nella sua apparizione - dovuto principalmente al confronto da sempre perso con il suo antagonista stalloniano diretto Rocky - cominciava a diventare davvero enorme, e complice una revisione che mancava da anni in casa Ford ho deciso di riesumare questo personaggio indimenticabile interpretato dal vecchio Sly e dal suo labbro.Superato lo shock iniziale legato alla presa di coscienza che si tratti ormai di un film di trent'anni fa - e mi pare davvero incredibile anche solo immaginare che questo sia possibile -, occorre da subito sottolineare quella che resta l'associazione più importante tra Rambo e l'appena citato Balboa, protagonista a parte: il primo capitolo di quella che diverrà una saga, infatti, risulta essere un film ben lontano dalla tamarrata, motivato da riflessioni sociali legate ad un periodo ben preciso - il post Vietnam che diede vita a Capolavori come Il cacciatore, che per quanto distante anni luce da questo lavoro di Ted Kotcheff mantiene basi molto simili - nonchè decisamente interessante.
Il disagio sociale del reduce accolto come un colpevole dal Paese per il quale ha combattuto è un tema caro a molto del Cinema made in Usa prodotto a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, e benchè qui rappresentato in una versione certo molto terra terra - o pane e salame, come si usa dire da queste parti - risulta evidente la ricerca degli sceneggiatori - più che del regista - di mostrare un antieroe malinconico e solitario, un loser da Frontiera che si è visto portare via tutto e trova nel concetto di lotta - e di guerra - l'unica via per dimostrare di essere ancora vivo, o più che altro, per sopravvivere ad un'esistenza che ha tolto e continuato a togliere, più che regalare qualcosa.
Nonostante questo background "serio", Rambo resta comunque ed inesorabilmente una sorta di antologia di scene cult neppure fosse il più tamarro degli action movies - aspetto che verrà amplificato con i capitoli successivi -: dal montaggio che rievoca le torture subite in Vietnam nel corso dell'arresto all'autosuturazione - qualche anno fa uno dei tizi più tosti che abbia mai incontrato, Peter, mi disse che anche lui si dilettava in quel campo, all'occorrenza: l'aveva imparato nel corso del periodo che trascorse nella Legione Straniera, ma ci vorrebbe un post intero dedicato a lui per rendere bene l'idea -, dall'arrivo di Trautman - "Io non sono venuto per salvare Rambo da voi, ma per salvare voi da lui", impacabile - all'indimenticabile monologo finale in cui Sly ed il suo leggendario labbro regalano al pubblico una delle loro prove più convincenti, tutto in questo film è pervaso dall'atmosfera dei grandi cult, e ad oggi credo rappresenti uno degli ultimi esempi di Cinema action ancora in bilico tra la coscienza sociale degli anni settanta ed il fracassonismo reaganiano eredità degli eighties.Per quanto, dunque, il buon John non riuscirà mai a trovare nel cuore dei fan lo stesso spazio dello Stallone italiano e in quello dei critici l'importanza che meriterebbe come personaggio simbolo di un'epoca, è e resterà un riferimento per generazioni di spettatori che hanno parteggiato - e parteggiano - per lui - a ben vedere una scheggia impazzita, un protagonista totalmente antisociale - nella sua lotta contro l'oppressione di una legge amministrata da un branco di rednecks con fare da bulli neanche fossimo tornati ai tempi degli indiani d'america in rivolta contro i soprusi delle giacche blu: in questo senso, il film di Kotcheff diviene una pietra miliare in grado di trascendere dal genere, chiedendo a gran voce un posto nell'Olimpo dei cult per eccellenza.
Non sarà il primo, questo è sicuro, ma di certo neanche l'ultimo.
Perchè Rambo lotta, combatte, se necessario uccide.
Ma, in fondo, cerca solo il posto che merita.
MrFord
"It's a long roadwhen you're on your ownand it hurts whenthey tear your dreams apartand every new townjust seems to bring you downtrying to find peace of mindcan break your heartit's a real war."Dan Hill - "It's a long road" -
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