Sul mercato del rame sta succedendo qualcosa di strano. Di solito, quando ci sono problemi di approvvigionamento e di minor disponibilità di materiale, i prezzi salgono. Tuttavia, nonostante qualche piccolo aumento occasionale dei prezzi, il rame sembra trascinato al ribasso dalle principali banche centrali che hanno sospeso gli stimoli all’economia e dalle preoccupazioni che l’economia cinese sia all’inizio di una contrazione.
Ma le nuvole sugli approvvigionamenti di rame si stanno addensando sempre più cupe all’orizzonte. La Freeport-McMoRan Copper & Gold’s ha dichiarato, causa di forza maggiore, l’impossibilità di consegnare concentrato di rame e quindi di non essere in grado di adempiere ai contratti stipulati con i propri clienti. Secondo Bloomberg, l’offerta di rame subirà un taglio nell’ordine del 3% sul totale della produzione annua mondiale.
Nel caso della Freeport-McMoRan Copper & Gold’s, la mancata produzione riguarda anche l’oro, la chi estrazione perderà 3.000 once d’oro al giorno per l’arresto della produzione, che potrebbe protrarsi ancora a lungo. Infatti il crollo della miniera di Grasberg, avvenuto a maggio, che ha ucciso quasi 30 lavoratori, ha portato al blocco totale della miniera e ad un’ondata di scioperi che potrebbero ritardare ulteriormente la ripresa dei lavori. La miniera di Grasber, in Nuova Guinea, è la più grande miniera di oro e la terza miniera di rame al mondo e impiega circa 24.000 persone.
Ad aggravare la situazione si è aggiunto il ritardo dell’inizio delle attività della miniera di Oyu Tolgoi, in Mongolia, di proprietà della Rio Tinto, a causa di alcune titubanze da parte del governo locale. La miniera di Oyu Tolgoi è molto importante per il paese, dal momento che dovrebbe rappresentare un terzo di tutta la ricchezza prodotta dalla Mongolia entro il 2020.