Rampart è stato presentato come il film con il poliziotto più corrotto della storia del cinema.
In realtà c’è probabilmente un errore sui termini perchè il personaggio di Woody Harrelson non è corrotto, Oren Moverman lo tratteggia come violento, cinico, estremo, sleale, scorretto, al limite corruttore, ma corrotto non appare mai.
Dave è nella polizia di Los Angeles da 24 anni, periodo in cui ha fatto una serie di porcate non indifferenti.
Pestaggi, violenze, omicidi diciamo non necessari… la sua difesa è che tutte le persone ha cui ha fatto del male erano dalla parte dei cattivi, una specie di giustiziere insomma.
Ma Dave ha anche una famiglia con due ex mogli e due figlie che prova disperatamente a mantenere unita contro ogni logica e volontà delle sue donne.
Un giorno viene ripreso da una telecamera mentre pesta a sangue un automobilista e il processo che ne segue sembra metterlo in difficoltà.
In realtà è nulla rispetto a quanto accadrà poco tempo dopo quando verrà coinvolto in una rapina durante la quale sparerà ancora.
Woody Harrelson è grande.
Riesce a passare con naturalezza da ruoli ironici a grotteschi a fortemente drammatici come questo in cui riesce ad esprimere tutto il suo potenziale artistico.
Rampart è una storia nera, di violenza e di polizia, una storia molto losangeliana, molto alla James Ellroy, che infatti ne firma la sceneggiatura.
Non ci sono buoni, ci sono solo cattivi cattivi e poliziotti cattivi.
A stemperare il clima le due ragazze, le figlie di Dave che provano a trovare delle improbabili scuse ai comportamenti del padre.
Ed infatti il finale è devastante, senza speranze per un protagonista che finisce per pagare le sue colpe, anche se questo difficilmente vorrà dire un mondo migliore.
Ma in tutto questo nero la violenza non è mostrata quasi mai, tutto viaggia su un ottimo piano psicologico nella testa del protagonista e nelle sue convinzioni.