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Rams di Grimur Hakonarson: la recensione

Creato il 11 novembre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

rams-trailer-italiano-e-locandina-del-dramma-islandese-premiato-a-cannes-2015La solitudine dei fratelli islandesi

Vincitore di Un Certain Regard a Cannes 68, Rams è un film dal difficile approccio. Lineare nel suo svolgimento e opportunamente rallentato e desolante, il prodotto di Grimur Hakonarson è l’emotivamente gelido riavvicinamento di due fratelli privati dei loro affetti e della loro ragione di vita.

Gummi e Kiddi sono due anziani pastori islandesi che non si parlano da 40 anni. Al centro delle loro ostilità c’è l’ingestibile carattere di Kiddi, che rifiuta le regole sociali di una convivenza civile. Quando un’epidemia ovina si abbatte sulla valle, Gummi e Kiddi sono costretti a far abbattere l’intero gregge. Tuttavia Gummi decide di infrangere le regole e nasconde in cantina un montone e sette pecore, confidando in una ripresa del suo gregge al termine della quarantena.

Rams è un film grottesco e racconta in modo puntuale la solitudine di una nazione come l’Islanda. Passando attraverso comportamenti e sguardi dei due fratelli protagonisti, il film di Hakonarson ha il pregio di accompagnare lentamente lo spettatore nelle sconfinate distese dell’Islanda, ma possiede anche il difetto di essere, a conti fatti, di difficile coinvolgimento per lo spettatore “medio”.

Splendido dal punto di vista fotografico e brutalmente ironico nel raccontare due esistenze (Gummi e Kiddi, due fratelli che non si parlano e utilizzano il cane di Kiddi per comunicare), Rams trova libero sfogo nei gesti quotidiani di una forzata solitudine, nella quale le parole sono poche e i rapporti umani ancora meno.

Contraddistinto da una regia spartana e minimalista, Rams è l’ideale rappresentante di un cinema di “nicchia”, nel quale la linearità della vicenda è, paradossalmente, un punto di forza e un punto debole. Difatti se da una parte mette maggiormente in risalto la natura laconica del film, d’altra parte, a causa del suo andamento lento e privo di eclatanti colpi di scena, rende difficile il dialogo diretto con il pubblico in sala.

Nonostante ciò, grazie soprattutto alle interpretazioni di Sigurour Sigurjonsson e Theodor Juliusson, il film ha le potenzialità per essere un prodotto di richiamo, perché caratterizzato da primordiali emozioni, che faticano a farsi palesi sullo schermo, celandosi all’interno di due personalità semplici, che in momenti di disperazione si tramutano in fisicità prorompenti. Inoltre è da sottolineare l’intenso finale (tutto da scoprire), che esplode con autentico fragore.

Uscita al cinema: 12 novembre 2015

Voto: ***


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