Qualche giorno fa mi sono imbatutta, su un blog che si occupa di arte e cultura araba, in questo video girato lo scorso anno a New York durante il PEN World Voices Festival of International Literature.
Ci sono tre giovani scrittori palestinesi/di origine palestinese: Randa Jarrar, che vive negli Stati Uniti ed è autrice di racconti brevi e di un romanzo (quasi autobiografico), tradotto in italiano da Piemme con il titolo La collezionista di storie; Najwan Darwish, palestinese di Gerusalemme: uno dei più giovani poeti arabi e palestinesi emergenti, non scrive solo poesie ma è anche consulente letterario per diverse progetti letterari e culturali, tra cui il Festival palestinese della letteratura, le cui poesie sono ancora quasi del tutto inedite in italiano (a torto); Adania Shibli, nata in Galilea, oggi vive tra Gerusalemme e Berlino, è una scrittrice, autrice di romanzi (Sensi, pubblicato da Argo nel 2007 e tradotto da M. Ruocco), racconti brevi (Pallidi segni di quiete, Argo 2014, a cura di M. Ruocco) e libri d’arte, nonchè ricercatrice.
A introdurre le voci di questi tre giovani scrittori, un come sempre brillante Elias Khoury (che al minuto 49 se la ride di cuore per una cosa detta da Randa Jarrar).
I quattro ospiti (Jarrar, Shibli e Darwish hanno letto estratti da alcuni loro lavori) parlano di letteratura naturalmente, del ruolo della letteratura palestinese nell’aver tenute vive la memoria e l’identità del popolo palestinese, della condizione d’esilio, della Nakba che continua ancora oggi e di cosa significhi vivere sotto l’occupazione israeliana.
Se avete un’oretta di tempo, dategli un’occhiata. Sarà anche dell’anno scorso, ma le cose che dicono sono quanto mai attuali in questi giorni.