Sono contenta perché in un giorno e mezzo di sole il quorum è stato raggiunto e io, che sono giovane, non ho mai avuto il piacere di vedere una cosa simile (tra l’altro la prima volta che sono entrata in una cabina elettorale era proprio per un referendum).
C’è un’aria un po’ meno pesante in giro, si deve ancora fare molto, onestamente non so in che senso e come, ma quando l’aria è dolce, le cose vengono meglio.
E’ metà giugno, quasi metà anno e ho quasi- ma veramente quasi, quasi, quasi – finito tutto quello che cinque anni fa mi ero prefissata. Quanto inorgogliscano certe cose semplici e banali è un mistero insondabile.
Ancora di più lo è il fatto che io sia abbronzata dopo due giorni di mare, tre ore complessive di sole.
L’amore e i rapporti, ai miei tempi, sono qualcosa di più vicino ad una commedia amara, ad un brutto film italiano – tre camere e cucina – di fraintendimenti, non detto, isteria. Di uomini impauriti dalle donne forti, di donne spaventate dagli uomini deboli. Nelle serate calde sto ad osservare tutto: alcune cose mi divertono altre mi annoiano. Di ognuna di queste è certo che ne parleremo prima di addormentarci alternando le risate alle considerazioni che si vestono di profondità.
Ho fatto quaranta barchette di carta – con giornali di viaggi, vecchi di 15 anni – lui contava, io piegavo. Le dita nere entrambi a parlare di tutto, sempre.
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