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Rango

Creato il 08 marzo 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Gore Verbinski si dà all’animazione e lo fa in grande stile con la sua ultima fatica dal titolo Rango. Il regista dei fortunati primi tre capitoli della saga dei Pirati dei Caraibi (a breve il quarto capitolo diretto da Rob Marshall battezzato Oltre i confini del mare) e dell’horror The Ring (2002) porta sul grande schermo una divertentissima e gradevole pellicola da gustare in famiglia, che fa il verso allo storico filone dello spaghetti western. Del resto, ci pensa già il titolo a suggerire alla platea di turno l’omaggio all’indimenticabile Django di Sergio Corbucci del 1966 (anche Takashi Miike ha riadattato nel 2007 il film del regista italiano con il sushi western con attori in carne ed ossa, Sukiyaki Western Django), qui riletto in chiave parodistica dal primo film d’animazione griffato Industrial Light & Magic, che di fatto prova a infilarsi con prepotenza nel duopolio a stelle strisce che vede fronteggiarsi da anni Pixar e DreamWorks.

Il risultato è un sorprendente mix di umorismo travolgente, azione, avventura e un pizzico di dramma, che dà vita a momenti di godibilissimo intrattenimento per tutte le età. Due su tutti la spettacolare e pirotecnica fuga nel canyon e il duetto fra il protagonista e “lo spirito del grande west”. Il merito è soprattutto dello script di John Logan (un curriculum di tutto rispetto con titoli come Il gladiatore, The Aviator e Sweeney Todd), frullato incontenibile di gag originali e citazioni più o meno dichiarate al film di Corbucci, al western classico e a quello firmato da Sergio Leone. Il plot ci porta al seguito di Rango, un camaleonte in piena crisi d’identità. Un giorno, mentre vaga per il deserto, arriva in una città del West proprio nel momento in cui dei banditi la mettono a ferro e fuoco. Toccherà a lui risolvere la situazione diventando per gli abitanti della cittadina un improbabile eroe. Temi, stilemi e atmosfere del dna western sono ovviamente nel menù del giorno, anche se catturati e rielaborati per poi essere fagocitati in una veste spassosa e politicamente scorretta. Ad animare avventure e disavventure del protagonista, una galleria di personaggi ben assortita calcata sui modelli caratteristici di un genere nel quale è impossibile fare a meno di amicizie virili, pistoleri, sceriffi, politici corrotti, prostitute, cattivi dalle facce lerce e dagli sguardi mefistofelici.

Il regista americano sfrutta al massimo, tanto le potenzialità narrative della sceneggiatura quanto quelle visive messe a disposizione dalla Società di Lucas, per partorire un gioiellino di animazione computerizzata che vale assolutamente il prezzo del biglietto. Peccato che dovremo fare a meno delle voci originali (niente contro l’ottimo doppiaggio nostrano) prestate per l’occasione da Isla Fisher, Bill Nighy, Abigail Breslin, Ian Abercrombie, Hemky Madera, Timothy Olyphant, Ned Beatty, Alfred Molina, Gil Birmingham, Ray Winstone, ma soprattutto da Johnny Depp, che in carriera si è già messo a disposizione dei personaggi di Victor Van Dort in La sposa cadavere (2005) della coppia Mike Johnson-Tim Burton e a quello di SpongeBob nell’episodio SpongeBob Vs. The Big One. Un dispiacere che aumenta ancora di più visto che Rango è costruito letteralmente, oltre che su figure simboliche del genere (quelle interpretate da Clint Eastwood e Franco Nero), anche sulla recitazione, sui tic attoriali, sui gesti di Depp e persino su altri vecchi personaggi da lui interpretati in passato: dallo Jack Sparrow della saga dei pirati al timburtoniano Edward mani di forbice dell’omonimo film del 1990, passando per l’Hunter S. Thompson di Paura e deliro a Las Vegas (1998) di Terry Gilliam (vedi la camicia hawaiiana indossata in più di un’occasione da Rango).

Francesco Del Grosso


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