RANUNCOLO SCELLERATO
Le specie di ranuncoli sono tante e così simili una all’altra che si deve stare attenti per poterle distinguere. Tutte hanno il succo delle foglie, del fusto e delle radici dotato della identica virtù medicinale.
In montagna comincia fiorire a giugno il thora, quello che è anche chiamato il “velenoso” : nel suo succo i Galli intingevano le frecce per renderne mortali le ferite.
Nei prati fioriscono in primavera gli “acri” (o piè di nibbio, o batacchio, cioè rana) e i bulbosi (o, luppi, o cipollina di prato perché hanno appunto un bulbo, cioè una piccola cipolla, per radice). Se il prato è umido sono pure in fiore i “flammula” (o ranuncolo dei passeri). Presso le acque che scorrono lente, e nelle paludi, e nelle gore stagnanti, si trovano ranuncoli con i fiori di un giallo pallido. In questo caso, meglio girare al largo, quelli sono di certo, fiori di ranuncolo “scellerato”.
È l’erba che Sallustio e Virgilio chiamarono “sardoa” , cioè sarda. Se la si mangia uccide facendo contrarre la bocca, durante gli spasmi dell’agonia in un modo tale che il morituro pare persino che rida. Da qui viene il detto “riso sardonico”.
Non solo però il ranuncolo scellerato, ma tutti i ranuncoli sono le erbe più urenti (brucianti) dei nostri prati, tanto urenti che un po’ di succo fresco del “bulboso” spedì all’altro mondo uno sperimentatore curioso che l’aveva bevuto e che alle pecore che brucano troppo ranuncoli si può trovare il tubo digerente cosparso di macchie erisipelatose.
Ma perché il loro succo sia dannoso i ranuncoli debbono essere freschi. Quando, seccando, sono diventati fieno o quando, bollendo, se ne è fatto un decotto, ogni loro azione caustica svanisce insieme con il loro principio acre ma volatile, tanto che si potrebbe impunemente mangiare un piatto di ranuncoli scellerati cotti come gli spinaci.
Il ranuncolo più urente, e quindi più efficace, è (lo dice il nome) lo “scellerato” (le piante infatti cresciute tra l’umido e fra l’ombra sono sempre le più efficaci perché più ricche di succhi). Un po’ meno lo è quello chiamato “acre” e meno ancora il “bulboso”.
Per avere i loro succhi si spremono le foglie e i gambi dello “scellerato” e dell’”acre”, le radici del “bulboso”, i fiori del “flammula”. E perché i succhi siano più efficaci si devono spremere fra maggio e agosto. A settembre sono meno validi e a ottobre poi, sono assolutamente inerti.
Le piante perdono – invecchiando con l’avanzare della stagione – quell’acredine, quel potere di arrossare, di infiammare, di richiamare sangue localmente e anche di bruciare, di causticare per i quali si è sempre ricorso a questi vescicanti.
Nel tempo passato, infatti, se qualcuno si lamentava per certe piaghe che non volevano saperne di cicatrizzare, per la tigna, per la scabbia, per forme callose, per escrescenze e persino per i cancroidi della pelle e se nessuna cura aveva risolto i disturbi, i farmacisti ricorrevano alle foglie dei ranuncoli, ne spremevano il succo e ne consigliavano l’uso locale. E l’azione era, non solo pronta e sicura, ma anche senza pericoli perché – a differenza di quasi tutti gli altri revulsivi – i succhi dei ranuncoli non irritano mai il rene e la vescica.
Ma attenti all’uso, raccomandavano, e occhi sempre ben aperti durante l’applicazione dei succhi urenti, poiché questi, quali ce li fornisce la pianta appena spremuti, non si possono mai dosare e quindi valutare al giusto, per cui anche il succo dei ranuncoli potrebbe, a tradimento, scavare una piaga profonda dove ce n’era una superficiale e provocare persino una cancrena dove c’era un innocuo malanno.
I ranuncoli sono comunque utili nel caso in cui qualcuno sia affetto da sciatica, quando massaggi, bagni, cure non portano effetti benefici si può ricorrere al ranuncolo. Si pestano nel mortaio radici di “bulboso” e foglie e gambi di “acre” e specialmente di scellerato, si raccoglie in un panno la poltiglia e la si applica sul calcagno. La pelle comincia a prudere, pizzicare, scottare e bruciare. Bisogna resistere al bruciore per ore intere. Ma quando l’impiastro viene tolto e si è tagliata la grossa vescica formatasi, insieme al siero se ne va anche il dolore. Attenzione però, questo medicamento deve essere preparato e manipolato solo da mani esperte. È quindi una cura che non si può fare in casa, ma solo presso persone che sanno ben dosare i succhi delle erbe.
Un suggerimento importante: non si scherza con queste erbe e non si possono fare esperimenti fai da te. I succhi delle erbe non si possono dosare e per usarli occorre esperienza. Il ranuncolo scellerato, per fare onore al suo nome, potrebbe diventare il più scellerato dei traditori.
Ranuncolo scellerato
Ranuncolo acre (acer)
Ranuncolo thora
Ranuncolo bulboso
Ranuncolo flammula