Chi cucina lo sa che non può perder tempo: nessuna distrazione è concessa, perchè sarà un attimo e le feste ci chiederanno conto, anzi, un menù.
Io mi concedo piccole distrazioni tra un panettone e un pandoro, con la casa che odora di burro e vaniglia trovo il tempo da dedicare agli hobby e quasi mi scordavo di aver comprato una rapa bianca. L’ho scoperta per caso in frigorifero, ho corso il rischio di farla invecchiare; già, al nuovo frigorifero non riesco ad abituarmi e confondo il cassetto per la verdura con quello per pesce e carne. Vedi che succede a distrarsi? Devo rassegnarmi e conviverci, con il frigorifero e con la mia smemoratezza o come dice ilTuttopensare: vecchierellitudine!
Vorrei credere che anche Erika Eichenseer, ricercatrice, sia stata colta da una distrazione prima di scoprire ben cinquecento favole del XIX secolo. Un archivio rimasto chiuso per oltre centocinquanta anni è stato dissigillato dalla Eichenseer; che avesse anche lei confuso un cassetto con un altro? :D
In Germania hanno visto la luce le fiabe di Franz Xaver von Schönwerth (1810–1886), “favole che comprendono anche versioni locali di storie già note come Biancaneve e Cappuccetto Rosso che furono fedelmente trascritte da von Schönwerth e pubblicate in tre volumi a tiratura limitata tra il 1857 e il 1859, con il titolo ”Aus der Oberpfalz – Sitten und Sagen”. Tuttavia non ottennero notorietà e furono subito dimenticate, tanto che per oltre 150 la raccolta è rimasta sepolta in un magazzino di una casa di Regensburg” (Adnkronos).
Lo scrittore, contemporaneo dei fratelli Grimm ma non altrettanto famoso, dedicò la sua vita all’unico scopo di raccogliere le storie popolari della sua terra natale, mettendo per iscritto i racconti che si tramandavano oralmente nelle campagne della regione bavarese dell’Oberpfalz. Non ebbe la presunzione di modificarle. Questo lavoro costituisce la collezione di storie orali più importante del mondo tedesco del XIX secolo.
La principessa rapa è una delle fiabe di Schönwerth, che racconta la sventura di un giovane principe che si era smarrito, ritrovandosi in una grotta in compagnia di una vecchia, un cane e un orso. La donna posò gli occhi sul giovanotto sperando di piacergli e di farsi sposare, ma lui non era attratto e mal sopportava la sua presenza, costretto da chissà quale ragione a non poter abbandonare la grotta. Il grande orso chiese al principe di essere liberato togliendo dalla parete della grotta un vecchio chiodo arrugginito e di metterlo poi sotto una rapa nel campo, così facendo avrebbe trovato una bellissima moglie. Il giovane estrasse il chiodo con tanta forza che ci fu un boato e l’orso divenne un uomo, con la barba bianca e la corona in test. Il principe scappò per andare alla ricerca della bella fanciulla da sposare ma, mentre cercava di sistemare il chiodo sotto la rapa, un mostro lo spaventò, perse il chiodo e scappando si punse un dito, cominciò a sanguinare e cadde in un sonno profondo. Al risveglio si mise alla ricerca del chiodo senza nessun risultato e dopo giorni si trovò seduto sotto un albero di susine selvatiche con un ramo tempestato di boccioli rossi. Spezzò il ramo e lo conficcò nella grossa rapa bianca che si trovava ai suoi piedi e cadde addormentato per la stanchezza. Al risveglio, il principe vide che la gemma enorme si era dischiusa e all’interno c’era il chiodo; la superfice del bocciolo appariva come il gheriglio scolpito di una noce, era chiara l’immagine di una graziosa fanciulla dai lineamenti delicati. Il principe intraprese la ricerca e si ritrovò nella grotta vuota, riposizionò il vecchio chiodo e subito apparvero l’orso e la vecchia, a questa si rivolse arrabbiato e le chiese dove fosse nascosta la bella ragazza che aveva visto nella gemma. Sono io, rispose la vecchia, mentre l’orso annuiva e invitava il ragazzo a sfilare il chiodo solo in parte. Così facendo la vecchia si trasformò nella bellissima principessa che il principe sposò e l’incantesimo liberò anche il re finora tramutato in orso.
Questo insegna che sbadataggine e vecchiaia a volte nascondono piacevoli sorprese: allora ecco la mia ricetta ;) a voi dosare gli ingredienti per soddisfare il vostro gusto.
rapa bianca con mozzarella di bufala,
alici di Cetara e pomodoro
occorrente per due commensali:
una rapa bianca (tipo mezza lunga di Croissy)
olio extravergine di oliva
mozzarella di bufala
piccoli pomodori dolci
1 cipolla rossa
alici di Cetara
usare il sale con moderazione
preparo il forno a 150°
- affetto la cipolla e la metto a cuocere in padella con un filo d’olio, un pizzico di sale e qualche cucchiaio di acqua, sistemo il coperchio e aspetto che si ammorbidisca
- taglio a piccoli pezzi i pomodori, le alici e la mozzarella che metto a scolare
- taglio la rapa a fette sottili dopo averla pelata; ungo con l’olio le singole fette e lo stampo (sono adatti porcellana e alluminio, purché l’altezza non sia superiore alle fette di rapa)
- sistemo a cerchio le fette di rapa sulle pareti dello stampo, sovrapponendo leggermente l’una sull’altra e completo riempiendo anche il fondo
- inserisco la farcitura alternando cipolla, mozzarella, pomodori e alici, aggiungendo un pochino di sale, ricopro con altre fette di rapa a filo con quelle sulla parete
- inforno per trenta minuti e qualche minuto con la funzione grill, sformo direttamente nei piatti
La stessa ricetta si realizza con patate, zucchine, melanzane e altri ortaggi.