di Erich Von Stroheim (USA, 1924)
con Zasu Pitts, Gibson Gowland, Jean Hersholt
VOTO: *****
"Ho diretto un solo film intero nella mia vita e me lo hanno mutilato e smembrato... a quei poveri resti è stato dato il nome di Greed..."
In realtà Erich Von Stroheim fu regista di svariati capolavori del cinema muto, ma considerava Greed (in italiano Rapacità) il film della sua vita, quello per il quale desiderava essere ricordato. E suo malgrado, in un certo senso fu davvero così: oggi, per tutti i cinefili, il nome Von Stroheim è sinonimo di gigantismo, megalomania, delirio di onnipotenza di un cineasta che faceva della perfezione maniacale e della magniloquenza della messinscena il suo marchio di fabbrica. Greed è considerato ancora oggi il film più costoso della storia del cinema: quasi mezzo milione di dollari spesi (una cifra folle per l'epoca) per una pellicola che, nella versione originale, arrivava a sfiorare le otto ore di durata. Troppe per un film muto, e per la Hollywood dell'epoca.
Per un beffardo destino, si può dire che Greed fu vittima proprio di quell'avidità che era il tema principale del film: era impensabile, infatti, che la MGM acconsentisse a distribuire nelle sale una pellicola muta di otto ore... sarebbe stato commercialmente un suicidio, e lo stesso Von Stroheim se ne rese conto, offrendosi spontaneamente di ridurla a una durata secondo lui più accettabile di quattro ore, da proiettarsi in due parti. Ma per la produzione erano ancora troppe e così, nonostante le veementi proteste del suo regista, il film fu scorciato ancora fino ad arrivare alla versione 'ufficiale' di appena 108 minuti, sforbiciando centinaia di scene ed eliminando interi personaggi. Fu così che il risultato ai botteghini fu un flop clamoroso, che fece di Greed il film 'maledetto' per antonomasia della storia del cinema...
Le mani scheletrite che accarezzano il denaro, emblema del film
Eppure, nonostante quello che vediamo oggi sia poco più che lo scheletro di un'opera monumentale e totalizzante, Greed lascia ancora stupefatti per la sua attualità, il suo magnetismo e la sua forza disturbante, oltre che per le tecniche registiche e recitative, che ne fanno ancora oggi oggetto di studio nelle scuole di cinema di tutto il mondo. Ma quello che interessa a noi è l'incredibile potenza evocativa di un film che, per tematica e impatto sociale, sembra davvero girato ai giorni nostri: temi come la cupidigia, l'avidità, l'avarizia, la nefasta piega di una società schiava del denaro e fondata totalmente su di esso, sono tristemente all'ordine del giorno, e debbono necessariamente farci riflettere.Il banchetto nuziale, simbolo di opulenza e bestialità
La trama, come in tutti i grandi film, è semplice e universale: tratta dal romanzo McTeague di Frank Norris, è la storia di un uomo semplice e rude che s'invaghisce, ricambiato, della ragazza del suo migliore amico. Il matrimonio sembra andare a gonfie vele fino a quando la moglie, inaspettatamente, vince una somma spropositata alla lotteria del posto. Da quel momento il denaro cambierà radicalmente il carattere della donna, che diventerà ossessionata dalla paura di perdere il gruzzolo, riducendosi a vivere di stenti pur di non intaccare la somma. Ciò scatenerà ovviamente l'ira del marito, che per appropriarsi dei soldi finirà per strangolarla. Inseguito da tutti, l'uomo tenta una fuga disperata nel deserto, ma sarà raggiunto proprio dall'ex-amico, che non gli ha mai perdonato il fatto di avergli portato via la donna che adesso vale una fortuna. Il finale nella Valle della Morte, con i due contendenti che si uccidono a vicenda sotto la terribile canicola, con le monete d'oro ormai inutili sparse sulla sabbia, è forse il più famoso della storia del cinema, impossibile da dimenticare...La scena finale, girata nella Death Valley
Greed si meritò la fama difilm-maledetto anche per il modo in cui venne realizzato: pare infatti che Von Stroheim pretendesse dai suoi attori un realismo esasperato, arrivando perfino a fargli patire la fame e la sete, e obbigandoli veramente a camminare per giorni e giorni nel deserto senza lavarsi e senza coricarsi... Ma aldilà di questi aspetti più o meno 'leggendari', ciò che rende la pellicola un capolavoro immortale è l'assoluta tragicità di fondo, esplicitata dalla totale negatività di tutti i personaggi, che tirano fuori il peggio di sè quando si tratta di venire a patti col Dio Denaro, oggi come allora unica causa di infelicità e conflitto. Anche per questo il film non brillò ai botteghini: l'America opulenta e bigotta dell'epoca non voleva costringersi a rispecchiarsi in una società che non riteneva possibile. Ma proprio nello stesso momento la Crisi si faceva già sentire nella vecchia Europa: erano i tempi della Repubblica della Weimar e dei prodromi del Nazismo, e il cinema (che come sempre riflette la Storia) dava alla luce film come Caligari, Nosferatu e Metropolis, indice evidente di un malcontento di fondo che di lì a poco avrebbe generato 'mostri' ben più terribili. E anche in questo Von Stroheim non si sbagliava.