Roma 1 marzo 2014
(…) rapida, senza lasciare traccia scorre
al di là dei sensi l’arte stupenda dell’attore,
mentre l’opera dello scalpello e il canto
del poeta sopravvivono ai millenni.
Sulla scena la magia muore con l’artista;
quando il suono svanisce dall’orecchio
scompare anche l’effimera creazione,
nulla di duraturo ne conserva la gloria.
Ardua è l’arte, fuggevole il premio,
i posteri all’attore non intrecciano
ghirlande: perciò con mano avara
il presente deve cogliere, l’istante
ch’è suo sfruttare pienamente,
conquistare il favore dei contemporanei,
edificarsi un monumento vivo
nell’animo dei più degni e dei migliori.
Solo così anticipa l’immortalità,
poiché colui che ha soddisfatto i migliori
del suo tempo, avrà vita in eterno.
Friedrich Schiller fu fautore di un teatro specifico dei tempi, dove i protagonisti erano persone realistiche, non più eroi idealizzati.
La sua opera, veicolo dei valori positivi della borghesia in ascesa, vicina alle idee di libertà e ribellione dello sturm und Drang, affrontò, nell’arco di un ventennio, i temi più significativi della cultura contemporanea: la difesa dei diritti dell’individuo, la ribellione ai vincoli delle convenzioni sociali, la condanna dell’arbitrio e dell’assolutismo.
Don Carlos, la trilogia del Wallenstein, Maria Stuarda, La pulzella d’Orléans, Gugliemo Tell, sono solo alcuni tra i più famosi drammi della vastissima produzione schilleriana.
Oltre alle tragedie, il genio poetico di Schiller si manifestò anche nella composizione di odi, inni e ballate, molte delle quali furono musicate da importanti musicisti: così fece Schubert con Nostalgia e Beethoven con il famoso Inno alla gioia.
A domani
Lié Larousse