Così il pugilato muore. Se i giudici prevalgono sulla classe e sul talento di un atleta e condizionano gli esiti degli incontri a proprio piacimento, allora questo sport è finito, non ha più futuro.
Abbiamo assistito ad una delle pagine più nere della storia della boxe. Roberto Cammarelle è stato sconfitto ai punti dall’inglese Anthony Joshua nella finale dei supermassimi alle Olimpiadi di Londra 2012. Un verdetto illogico, ingiusto, irrazionale. Ha vinto il padrone di casa perché forse doveva vincere. Come si suol dire: “A pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia”.
Il 32enne di Cinisello Balsamo ha imposto all’avversario una vera e propria lezione di boxe. Nei primi due round portava a segno un numero di colpi importante, entrando con facilità nella guardia dell’avversario. Impetuosa, poi, una serie di destri e sinistri nel secondo parziale che stordiva letteralmente il britannico. A 3 minuti dal termine il punteggio era giustamente in favore del nostro rappresentante per 13-10, un margine forse anche troppo risicato.
Nella terza ripresa, poi, Joshua tentava il tutto per tutto ed invero metteva in difficoltà Cammarelle, che da parte sua reagiva però colpo su colpo e controllava piuttosto agevolmente il vantaggio. Il verdetto dei giudici, tuttavia, emanava un acre aroma di losco: 18-18 e vittoria per l’inglese in base ai maggiori colpi portati complessivamente nell’arco dell’incontro.
Cammarelle, a prescindere da un risultato che poco a che vedere con la nobile arte, si è confermato 4 anni dopo il pugile di gran lunga migliore della categoria dei supermassimi, inattaccabile per carisma, tecnica e talento. Con tre medaglie olimpiche consecutive (bronzo ad Atene 2004, oro a Pechino 2008) può essere definito come il più grande dilettante di sempre del pugilato tricolore. Non sarà uno scippo anti-sportivo a cancellare una carriera formidabile ed irripetibile. I giudici (e chi è loro vicino) pensino ciò che vogliono. Per noi il vincitore dei supermassimi è uno solo: Roberto Cammarelle. Il pugilato, invece, esce da Londra travolto dalla vergogna.
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OA | Federico Militello