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Rapita da una Chimera

Creato il 12 gennaio 2013 da Femina_versi @MicaelaTweets

Ho conosciuto Loretta virtualmente grazie a quei meccanismi del web che ogni tanto riescono ad unire le anime per passioni e/o intenti comuni.
Non capita spesso, ma quando capita è sempre un dono.

Di lei mi ha sempre colpito il semplice ma intenso coinvolgimento nelle complesse questioni dell’animo umano, la disponibilità verso l’altro, gli altri, visti con gli occhi interiori, con lo sguardo che riconosce ciò che accomuna piuttosto che ciò che divide.

Ci siamo scambiate i libri, per conoscerci meglio, così oggi posso sfoggiare questa sua Chimera, Azimut Ed. 2008, con tanto di dedica ed autografo (che vi posto in fotografia perché crea quell’alone da circolo intellettuale che fa fine e non impegna, come si diceva ai miei tempi).

Se ne avrete occasione, lasciatevi rapire.

 

Chimera

Chimera è uno slancio intimo, un mal d’amore che si sviluppa con ritmo lunare: sia nelle sue lune rosse, intense e sensuali, luogo del piacere di perdersi dentro la carne e l’animo dell’altro così come della gioia profonda di tale esperienza; sia nelle sue lune nere dove il dolore dell’incomprensione e della perdita lacerano fino alla morte l’essenza stessa d’amore.

Una storia affettiva che coinvolge ma solo coi versi, i quali si sciolgono quasi per impeto in canti e in lamenti: ondosi come salmi, con la ritmica dei cori dell’antico teatro, delle antiche voci.

Una storia d’amore vista da dentro, dalle viscere della carne e nel suo godimento e nel suo morir di dolore.
Una storia che ha negli eclissi finali il suo sofferto epilogo, laddove la vita si impone col suo corso obbligato.

L’edizione è curatissima: la copertina,  la suddivisione in capitoli della produzione poetica, i caratteri scelti per i versi, la disposizione degli stessi che ne danno ritmo e colore.

Resta una sola privata, intima domanda che scaturisce dalla lettura: ne è valsa la pena? È valsa la pena di tanto sofferto amore?
Probabilmente sì, ne vale sempre la pena sia per il piacere sia per il dolore, perché in fondo, come scrissi tempo fa tra i miei versi, “della tua maschia vendetta / ne ho fatto / le mie poesie migliori”.

Ora prendimi Luna,
E lavati le mani con le lacrime.
Il suo cuore piegato bene in quattro
È nelle mie tasche profondissime
E io ho solo stanche membra da darti.
Spolpami finché questo freddo tagliente
Non abbia più da attaccarmi, mai più;
Ma ti prego, non mordere i miei occhi
Dove abita il suo riflesso così intenso…
(tanto già ti fa invidia la bellezza che divori).
Con le ciglia tra i denti
Pettina piano i suoi fili d’argento.

da Lamento d’Argento

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“Chimera”
Loretta Sebastianelli
Azimut Ed., 2008

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