I miei giorni hanno incrociato una storia.
Il suo nome è ÈA.
Le sue parole, dirette e fluenti arrivarono fino a me in una giornata ombrosa, stretta dal freddo, davanti al camino come in un quadro dell’ottocento, ma con un computer fra le mani, e i sussurri lontani di una televisione accesa, che mi decido a spegnere.
Sono presa da un senso di nausea, forse è la televisione, sarà che sono allergica alle menzogne.
Sto per chiudere tutto e rivolgere le mie attenzioni alla mia libreria, quando un messaggio compare sullo schermo del mio pc, è una mia amica, una di quelle che si fa viva tra uno stato ed un altro durante uno di quei viaggi che sembrano non finire mai; per un momento credo alla telepatia : mi consiglia un libro, mi dice che è bellissimo ( ma lei si sa, si fa prendere dall’entusiasmo), mi dice che mi piacerà, e che posso scaricarlo in due minuti e leggerlo interamente, per gentile omaggio dell’autrice.
La mia curiosità, già intenta a spulciare i titoli letti e riletti tra gli scaffali, tornò indietro su suoi passi in pochi secondi, il destino la chiamava : dovevo leggere questo libro, dovevo leggere ÈA.
Fu così che mi ritrovai catapultata in un epoca situata 2000 anni fa, quando Roma era un grande impero e i grandi uomini tracciavano le sorti del mondo.
Mi persi fra la folla di quelle piazze gremite ad assistere al primo evento della storia, mi presentai a Sesto Giulio Frontino, cogliendone la fierezza negli occhi, mi inchinai all’imperatore Nerva, e a tutta la tenerezza che poteva rappresentare. Ma più di ogni altra cosa fui trasportata dal flusso delle parole di Domitilla, dal suo carisma dal suo legame ultraterreno con l’acqua.
Questo mondo mi rapì per pochi ma ardenti giorni, passati fra le strade ciottolate della capitale insieme a coloro che furono capaci di onorarla, insieme ad eroi che vorrei poter invocare in questi tempi. Il libro ebbe un tale effetto su di me, che rimasi quasi stordita in un’aria sognante. Tutto questo fino all’epilogo. Le ultime pagine mi riportarono con forza quasi traumatica alla realtà, e con una tale verità da guarirmi perennemente da ogni genere di nausea. Nessuna ipocrisia, nessun melodramma, nessun sentimentalismo, nessuna cattiveria. Niente di tutto questo per descrivere il momento attuale, solo un’attenta, arguta e sincera analisi.
Un’analisi che nel libro scaturisce dall’acqua, la vera protagonista di questa storia, la mano invisibile che agisce attraverso Domitilla, e la componente che mi ha fatto innamorare di più di queste pagine virtuali che sono rimaste come un marchio dentro di me.
ÈA Io sono l’acqua di Penelope Griffith London, è una storia Vera, in tutti i sensi.
Ringrazio l’autrice per le parole che ha potuto e voluto regalare ai lettori, e ringrazio Martina che fra uno stato ed un altro, ha avuto il tempo di precedermi e di mostrarmi questo libro, e le chiedo scusa per aver sottovalutato le sue parole: Il libro è bellissimo, e mi è davvero piaciuto.
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