Magazine Società

Rapporto dell’Irena: “Il tempo del petrolio sta finendo”

Creato il 22 marzo 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

Picco della domanda raggiunto nel 2019. Da 8 anni nelle nuove centrali le rinnovabili battono i fossili

Rapporto dell’Irena: tempo petrolio finendo”

Articolo originariamente pubblicato su Huffington Post

Più rinnovabili, più efficienza e una maggiore elettrificazione in settori come la produzione di calore e i trasporti. Se vogliamo che il settore energetico raggiunga emissioni zero nel 2050 dobbiamo puntare su questi tre pilastri della transizione. È l’unica strada per contenere l’aumento della temperatura globale entro il tetto di 1,5 gradi centigradi. La buona notizia è che le tecnologie esistono e che i mercati sono ricettivi. La cattiva è che stiamo andando nella direzione sbagliata e rischiamo di mancare definitivamente l’occasione per invertire la rotta. Tra il 2014 e il 2019 le emissioni sono cresciute in media dell’1,3%. Il 2020 ha registrato un crollo epocale del 7% a causa della pandemia, ma “l’effetto rimbalzo” è già cominciato.

“Il tempo è la variabile più importante. Dobbiamo agire e dobbiamo agire in fretta”, ha sottolineato Francesco La Camera, direttore generale dell’Irena, in un briefing online con la stampa che ha anticipato la diffusione del World Energy Transitions Outloook. Il dossier presenta la ricetta dell’International Renewable Energy Agency per centrare l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Ovvero, la soglia limite di un aumento di 1,5 gradi individuata dall’Ipcc, il panel intergovernativo Onu sul climate change, per evitare la catastrofe climatica.

L’elettricità dovrà diventare il principale vettore energetico. Sia per aumentare la quota delle rinnovabili che per far crescere l’efficienza. Un impianto idroelettrico è infatti più efficiente di una centrale a gas così come una macchina elettrica è più efficiente di una macchina a motore endotermico. L’elettrificazione interesserà tutti i settori. Nell’industria e nel settore residenziale, l’uso dell’elettricità dovrebbe raddoppiare. I trasporti dovrebbero registrare nei prossimi decenni il maggior aumento nel tasso di elettrificazione, con la percentuale di propulsione elettrica che dovrebbe passare dall’1 al 50% a metà secolo.

L’elettricità dovrà coprire complessivamente il 51% degli usi finali di energia, ovvero quella consumata da cittadini e attività produttive. Un vero balzo dal 21% registrato nel 2018. E dovrà essere prodotta al 90% da fonti rinnovabili (oggi solo un quarto dell’elettricità consumata ha un’origine pulita). Il restante 10% arriverà da gas naturale (6%) e nucleare. Solare e fotovoltaico dovranno dominare la produzione elettrica, fornendo quasi i due terzi dell’elettricità di cui avrà bisogno il sistema. Il resto arriverà da altre tecnologie mature: idroelettrico, solare a concentrazione, geotermia. La potenza installata dovrà più che decuplicare, dai 2.500 GW di oggi ai 27.700 nel 2050.

Un ruolo complementare potrà essere giocato dall’idrogeno verde, ovvero prodotto usando energia da fonti rinnovabili. Stando alle previsioni di Irena, già dal 2030 dovrebbe essere competitivo con l’idrogeno blu (prodotto da idrocarburi fossili in combinazione con sistemi di cattura della CO2). Potrà essere impiegato soprattutto nell’energia e nei trasporti e coprirà il 12% degli usi finali.

In questo scenario c’è poco spazio per i combustibili fossili. L’Irena si aspetta al 2050 una riduzione nell’uso di carbone, petrolio e gas del 75%. La produzione di petrolio dovrebbe calare vertiginosamente dell’85%. D’altronde, ad una specifica domanda, La Camera ha risposto dicendo che il picco nella domanda di petrolio dovrebbe essere stato raggiunto nel 2019. Il che confermerebbe le previsioni di British Petroleum, secondo la quale i livelli pre-pandemia di 100 milioni di barili al giorno saranno irripetibili. Nel 2050 potrà essere riservato solo un ruolo marginale al gas naturale il cui picco nella domanda è atteso nel 2025.

“Negli ultimi otto anni, la capacità installata da energie rinnovabili ha superato sistematicamente la capacità installata degli impianti alimentati ai combustibili fossili”, ha detto La Camera. “Siamo di fronte ad un cambio strutturale. La transizione energetica è già in atto ed è inarrestabile”.

Per realizzare questo scenario serve la volontà politica ma servono anche tanti soldi. I mercati finanziari hanno già capito in quale direzione soffia il vento. Il declassamento delle azioni fossili è evidente mentre le rinnovabili registrano trend sorprendenti. Ma non basta. Molte risorse pubbliche devono essere reindirizzate. Le maggiori economie mondiali hanno annunciato pacchetti di stimolo per complessivi 4,6 trilioni di dollari in settori come agricoltura, industria, trasporti, energia, ma solo 1,8 sono quelli che andranno a sostenere soluzioni a bassa intensità di carbonio. Insomma, il piatto della bilancia pende ancora a favore della brown economy. Il piano Irena ipotizza un investimento complessivo fino al 2050 di 131 trilioni di dollari, 33 in più rispetto alle politiche attualmente previste. L’82% di questi investimenti deve essere indirizzato a migliorare l’efficienza (34%), alle rinnovabili (26%) e all’elettrificazione (22%). Le ricadute occupazionali saranno notevoli. Ogni milione di dollari investito nella transizione energetica produce tre volte più posti di lavoro rispetto al settore dei fossili.

“La transizione energetica può essere il volano non solo per la decarbonizzazione ma anche per una nuova economia inclusiva e resiliente. Affrontando il cambiamento climatico possiamo creare una crescita sostenibile e a lungo termine”, ha detto La Camera. L’occasione è storica: i programmi di recovery possono essere lo strumento per accelerare la transizione. Ma, ha ribadito, “il nostro spazio di manovra si sta restringendo. Se non partiamo adesso non ce la faremo”


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog