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Rapporto ONU 2010 sullo Sviluppo /Gioie e dolori della "cosiddetta" globalizzazione

Creato il 05 marzo 2011 da Marianna06

   PIANETA MONDO / COME  REALIZZARE  LO SVILUPPO ?

 

Qualcuno ha detto che i soldi non bastano. E non si sbaglia. Ci vogliono idee. Occorre progettualità.

E’ quanto è espresso chiaramente nel Rapporto ONU 2010 sullo Sviluppo Umano, reso noto nel novembre scorso.

Se per un attimo si mettono tra parentesi la produzione di beni ed il loro consumo, si capisce che salute e istruzione sono i veri punti fermi da cui partire per poter realizzare qualsiasi sviluppo autentico.

La crescita economica di un Paese è importante ma non è tutto.

Il Rapporto ONU si muove, su di un totale di 169 Paesi esaminati nel loro insieme,  nell’analisi di ben 104 nazioni  a partire da questi particolari indicatori: a)disuguaglianza come misura di reddito, accesso alla salute e accesso all’istruzione; b) disuguaglianza di genere, che riguarda disparità nella salute riproduttiva,nell’accesso all’istruzione e nella presenza sul mercato del lavoro; c) l’indice multimediale della povertà ossia tutte le modalità possibili per valutare quanto siano gravi le privazioni di salute, benessere e conoscenza.

Viene fuori che paesi come il Benin e l’Etiopia( in Africa) e la Cambogia( in Asia), che pur sono in cima alla classifica per i progressi compiuti negli ultimi quarant’anni, non sono però casi  di successo in termini di sviluppo umano armonico.

Rientra invece a pieno titolo tra i cosiddetti “Paesi del primo mondo”, l’Oman, che ha quadruplicato aspettative di vita, istruzione scolastica e alfabetizzazione di base.

Seguono in ordine la Cina, il Nepal, l’Indonesia, l’Arabia Saudita, il Laos, la Tunisia, la Corea del Sud, l’Algeria e il Marocco.

Eppure Nepal(in Asia) e Tunisia (in Africa) sappiamo bene che sono estranee a qualsivoglia miracolo economico.

Si tratta dunque di Paesi che hanno saputo in sostanza, essendo virtuosi,  integrare la  ricchezza al vero progresso dell’intera popolazione.

Ultimo nella scala resta lo Zimbabwe di Mugabe e della sua cricca affamatrice del popolo.

Una discreta risalita la stanno facendo ultimamente la Repubblica Democratica del Congo, nonostante le lotte civili interne e quelle con il confinante Rwanda per la contesa sul Kivu, il Niger, che ha ampliato l’offerta formativa universitaria con l’avvio di tre nuove università oltre quella della capitale,il Burundi, il Mozambico, la Guinea Bissau, il Tchad, la Liberia, il Burkina Faso e il Mali.

Complessivamente, recita il Rapporto, la registrazione scolastica sul pianeta è salita dal 55% al 70% e non è poco così come l’aspettativa di vita, che è cresciuta di undici anni. Anche se in Russia, Ucraina e Bielorussia(Europa dell’Est) c’è  invece una decrescita,dovuta al crollo delle istituzioni e alle carenze conseguenti in materia di sanità.

Comunque il trend positivo è sempre in Asia come era stato rilevato anche nei Rapporti ONU degli scorsi anni.

L’Italia resta nella media classifica un po’ per tutto. Buono l’indice di diseguaglianza di genere: le italiane, infatti, hanno un’istruzione medio-alta al 77% (gli uomini all’84%) e più di una su due lavora.

Per quanto concerne le differenze sociali, in Africa, il Paese peggiore è attualmente il Mozambico con un 45% di flessione. Negative anche sono le cifre di Namibia, Repubblica Centrafricana e Haiti. Peggiore in assoluto purtroppo è la situazione dell’Africa sub sahariana.

Per  l’indice della disuguaglianza di genere il Rapporto fa registrare una perdita del 17% ai Paesi Bassi, seguiti da Danimarca, Svezia e Svizzera, in Europa.

E in Africa ritroviamo di nuovo, con una perdita fino all’85%, la Repubblica Centrafricana, il Mozambico e Haiti.

Più vicini invece Burundi e Cina ma, quest’ultima,  tra i Paesi a medio indice di sviluppo.

 

Per la povertà vera, tra i famosi 104 Paesi analizzati su 169, ci sono circa due miliardi di poveri(1,7 esattamente). Essi sono divisi tra Asia meridionale e Africa sub-sahariana.

Con delle piccole oscillazioni nelle cifre, anche il Rapporto dello scorso anno faceva registrare la stessa situazione.

Comunque non fa mai male leggere e riflettere su questi numeri.

La cosa più grave di tutte, a proposito di misurazione del “benessere” è che la povertà, ad esempio, è anche e principalmente assenza di potere decisionale delle persone (attenta Italia!) e che quindi per una corretta analisi bisogna tenere conto dei fattori materiali ed immateriali.

E quindi il “quantum” di democrazia presente (e in giro ce n’è dappertutto piuttosto pochina sul pianeta!), il ruolo della società civile ossia se essa riesce ad esprimersi veramente come cittadinanza attiva nei processi di cambiamento necessari alla crescita della propria realtà, va verificato attentamente. E, infine, la possibilità di accesso di tutti ai mezzi di comunicazione.

Insomma, in conclusione, il rapporto vuol farci capire che lo sviluppo se non è globale, ma è limitato alla produzione di beni e di consumo, non è vero sviluppo.

Così come importantissima rimane la voce di una redistribuzione corretta del reddito.

Maggiore equità è sviluppo uguale per tutti.

Non sarà certo dall’oggi al domani.

 Ma…se la strada è indicata, la si potrà percorrere, anche a piccoli passi, e raggiungere, prima o poi, utilizzando tali modalità , la meta finale.

La salvezza del mondo, come diceva Vaclav Havel, risiede nel cuore dell’uomo, nelle sue capacità di riflettere, nella sua gentilezza e, soprattutto, nella sua responsabilità.

Parole da meditare, specie quando ci assale lo sconforto per le violenze e i soprusi, che ci scorrono di continuo  dinanzi agli occhi sulla ribalta del mondo.

 

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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