Proprio lo scorso aprile in occasione della presentazione del Primo Registro Tumori, il presidente della regione Nichi Vendola aveva dichiarato: “La sanità deve conoscere per poter operare in maniera puntuale. E conoscere significa monitorare, fare la radiografia della condizione di salute del territorio. Un registro tumori regionale, come quello che abbiamo in Puglia, unico caso in Italia, è uno strumento eccezionale per vedere e per capire, ad esempio nel territorio della Bat, quali siano le emergenze”.
Dunque per conoscenza vi rendiamo i dati inerenti al Rapporto Registro Tumori della Provincia Bat 2014:
– I soggetti di sesso maschile della Provincia Bat che scoprono di avere un tumore sono l’11% in meno rispetto all’Italia e il 9% in più rispetto al Sud e si ammalano di tumore alla prostata, al polmone, al colon-retto, alla vescica e al fegato;
– I soggetti di sesso femminile che scoprono di avere un tumore sono l’8% in meno rispetto all’Italia e il 10% in più rispetto al Sud e si ammalano di tumore alla mammella, al colon-retto, alla tiroide, al fegato e all’utero;
– Gli infanti (0-14) che hanno un tumore sono il 5% in più rispetto all’Italia, il 13% in più rispetto al Sud e l’1% in più rispetto al resto della Puglia. Le leucemie sono i tumori maggiori tra i 0 e i 4 anni mentre i tumori maggiori della fascia 5-9 anni sono quelli del sistema nervoso centrale. Nella fascia 10-14 anni sono più frequenti i tumori epiteliali.In merito alla delicata e sicuramente più ampia questione, ho chiesto un parere al Dott. Vincenzo Coviello, responsabile della sezione Asl Bat del Registro Tumori della regione Puglia, che immediatamente mi ha spiegato che il registro provinciale è inserito in un contesto più ampio, ossia quello regionale: «Il registro tumori della regione Puglia è un progetto che speriamo di portare a buon fine con i colleghi delle altre Asl e con il Centro di coordinamento regionale. Una dimensione regionale sarebbe un gran vantaggio per l’intera collettività».
«I nostri dati sono relativi al triennio 2006-2008. La loro importanza è dovuta al fatto che siano dati di qualità che consentono di confrontarci con le altre popolazioni a livello nazionale e internazionale. Per realizzarli abbiamo rivisto la documentazione di circa 11000 possibili nuove diagnosi di tumore nel solo nostro territorio. Il loro limite è che ovviamente sono dati che necessitano di continui aggiornamenti. Un registro tumori dovrebbe fisiologicamente presentare dati con un distacco di due anni, cioè a fine 2014 si dovrebbero presentare i dati del 2012. Ridurre questo distacco è impossibile perché si riduce la qualità del dato: non si rilevano tutti i casi, non si accertano con adeguata precisione tutte le diagnosi. Produrre dati aggiornati consentirebbe al nostro registro di fare stime sull’andamento temporale dei tumori nella nostra popolazione. Oggi, infatti, abbiamo un’istantanea ma non possiamo osservare la sequenza per cui alcuni tipi di tumore che ci sembrano più alti che altrove ma che in realtà potrebbero essere in diminuzione, mentre altri apparentemente in linea con il dato nazionale potrebbero improvvisamente essere in aumento e quindi richiamare maggiore attenzione. Certo, avere dati aggiornati ci consentirebbe di rispondere alle segnalazioni di allarmi ambientali».
A tali segnalazioni, spiega il Dott. Coviello, si risponde con verifiche che usano dati recenti. L’ultimo motivo per aggiornare al più presto i dati del nostro registro è quello di avere stime per orientare l’uso delle risorse e valutare l’efficacia del loro impiego per contrastare i tumori. Queste verifiche servono per prendere decisioni gestionali di notevole importanza, sia perché da queste scelte dipende la qualità dell’assistenza che diamo a malati spesso in condizioni delicate, sia perché i presidi in gioco sono a volte molto costosi e devono essere utilizzati con un’attenta sorveglianza. «Questo le dà un’idea di quello che si è fatto ma che si dovrebbe migliorare anche con l’attenzione costruttiva dell’opinione pubblica».
Sulla questione tumori infantili il Dott. Coviello ci tiene a precisare che «La stima di incidenza dei tumori infantili nel nostro territorio nel periodo 2006-2008 è assolutamente in linea con il dato nazionale, del Sud e pugliese. Gli intervalli di confidenza della stima spiegano questo punto. Diversa è la situazione nella Asl di Taranto. Nella nostra Asl, per fortuna, con i dati a nostra disposizione e cioè fino al 2008, il problema non sussiste. Le situazioni umane che sono dietro questi casi sono davvero drammatiche, pertanto l’argomento va trattato con estrema serietà e con un grande sforzo di oggettività per cercare di dare, nei limiti del possibile, un apporto di conoscenza e una speranza di prevenzione».
«Rispetto ai dati nazionali l’incidenza dei tumori nella Asl BT è più bassa – conclude Coviello – Questo non significa che i tumori devono essere accettati, ogni tipo di tumore merita uno sforzo di sorveglianza e di indagine anche se il loro numero complessivo è in linea con i dati nazionali. Mi soffermerei, inoltre, non tanto sui dati complessivi di tutti i tumori che non sono facilmente interpretabili ma su quelli dei singoli tumori. Tra questi spicca il tumore del fegato in cui abbiamo dati d’incidenza molto alti che giustificano un’attenzione particolare e che potrebbero oggi giovarsi di presidi terapeutici per contrastarne l’insorgenza».Gli uomini malati di tumore muoiono il 14% in meno all’Italia e il 9% in meno rispetto al Sud. Le donne l’8% in meno rispetto all’Italia e il 3% in più rispetto al Sud. Perciò ho chiesto al Dott. Coviello il perchè di questa differenza di mortalità tra uomini e donne ammalati di tumore: «Gli uomini scontano ancora un effetto protettivo Sud. Nel Meridione c’è da tempo una minore incidenza e quindi una minore mortalità per le malattie tumorali. Tale vantaggio però si è pressoché annullato nell’ultimo periodo. Per le donne il dato merita un approfondimento. Come le ho detto è utile guardare le singole sedi di tumore per capire dove ci possono essere eccessi. Un punto che merita attenzione è quello dei tumori sottoposti a screening: mammella e cervice uterina. Qui facciamo poco e potremmo, dovremmo, fare di più. Sono sforzi organizzativi importanti ma ripagano con diagnosi precoci e minore mortalità. Sul tumore della mammella i numeri sono altissimi e migliorare la sopravvivenza a 5 anni del 4-5% significa molte donne colpite dal tumore che restano vive».