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Rappresentanza

Da Desian
E' buffo. Essere il rappresentante di classe, voglio dire. Perché uno s'immagina, da fuori, di essere una specie di figura burocratica. Di quelle che fanno da raccordo tra la scuola e i genitori o che si limita, in assenza di problematiche, a raccogliere denaro dai genitori e pagarci tutto quel che c'è da pagare: assicurazione, contributo volontario, cineforum, corso di musica. Assicurati che l'albero di natale venga fatto (prima, almeno, compriamolo...) e preoccupati del regalo alle insegnanti. A proposito: qualcuno ha qualche idea? Mediamente, mai.
Questo status ti permette anche di essere l'unico genitore che ha libero accesso alla classe: se devi parlare con le insegnanti e vuoi evitare il marciapiedi, cosa di meglio se non passare cinque minuti su in classe, prima che inizi la lezione.
Così per i bambini smetti di essere il babbo di una loro compagna di classe e diventi quello che ogni tanto, la mattina, compare sull'uscio. E ti guardano ormai come una presenza certa. Ti salutano come uno di loro, qualcuno addirittura viene lì e ti ciancica tutto: "oh, tu sì che sei caldo". Dev'essere l'inverno.
Ti sorprendi persino quando, in attesa che arrivi la maestra e due di loro fanno finta (finta?) di fare a botte, li intercetti: "fermatevi tutti e due, smettetela e mettetevi seduti. Forza!".
Oh, ti ubbidiscono. Quello che non ti riesce coi tuoi, a casa, qui magicamente accade come nulla fosse. Il potere dell'istituzione scolastica trasuda dai muri, evidentemente.
E io me lo godo, quel "potere". Ma come un dono.

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