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“Rasputin”, ovvero dove osano registi e attori

Creato il 27 aprile 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Se, da un lato, non era certo un compito facile quello di raccontare, attraverso le immagini, un personaggio storico complesso e controverso come quello di Rasputin, dall’altro si svela a poco a poco, nel corso della conferenza stampa del film Rasputin, che al regista Louis Nero (stesso cognome del ben noto attore Franco, voce narrante del film, ma nessuna parentela) piace sfidare se stesso ed incuriosire il pubblico.

“Ci tenevo che questo film non fosse solo una narrazione di eventi – afferma Louis Nero, che ha già diretto, fra l’altro, Golem con Moni Ovadia e La Rabbia con Franco Nero e Faye Dunaway, film candidato al David 2007 – ma avesse anche una parte estetica forte, basata su elementi diversi: la pittura, il cinema d’autore, le icone russe, la video-arte, usata, quest’ultima, come tecnica per far entrare ed uscire dalla scena i personaggi tramite un gioco di finestre che si aprono e dissolvono. Ovviamente m’interessava anche fare un viaggio intorno all’uomo Rasputin, alla sua esperienza spirituale (passata per molte tappe) e politica: per questo ho consultato molte fonti”.

Il film non è di facile impatto, benché visivamente molto attraente e raffinato: sceglie un punto preciso nel tempo storico, la trappola ordita dal rancoroso principe Feliks Jusupov ai danni di Rasputin per ucciderlo – il “santo-demonio” si era conquistato molti nemici a causa dell’elevato potere da lui acquisito a Corte, presso la zarina Alessandra Feodorovna e lo zar Nicola II, per essere riuscito con le sue sole capacità taumaturgiche a guarire l’emofilia del piccolo erede al trono Aleksej – e, da quel punto, ri-costruisce, a macchia di leopardo, quadro dopo quadro, episodi significativi della vita e della morte (anch’essa incredibile e leggendaria) di Rasputin.

Elemento-chiave per cementare l’insieme è senza dubbio la scelta dell’interprete principale, l’attore Francesco Cabras (già visto in numerosi film di livello internazionale, fra cui ricordiamo The Passion e Il mandolino del Capitano Corelli), il quale veste i difficili panni di Rasputin, a partire dall’intenso primo piano della scena iniziale fino al tuffo finale nelle gelide acque del fiume Moika, con un rigore ed una concentrazione che incutono rispetto e generano nello spettatore quella giusta dose d’inquietudine (nel bene e nel male) che un simile personaggio non può non stimolare.

“Per quanto riguarda la mia recitazione nel film – spiega Cabras – un’opera molto concettuale ed articolata in modo preciso, dove i personaggi compaiono e scompaiono, ho cercato di avere un’attitudine al sottrarre, evidenziando zone di ‘assenza’, poiché il personaggio ha di per sé una forte presenza, cercando di rispettare l’approccio iconico utilizzato dal regista. Inoltre, m’interessava molto il discorso sul potere perseguito da Rasputin, che non era solo un potere di tipo politico, quanto piuttosto un potere sulla sua stessa capacità di resistenza, acquisita attraverso una ricerca, un percorso interiore: ad esempio tutti sanno che Rasputin aveva praticato il sesso ma poi se ne era distaccato, così come cercava di distaccarsi da tutto, aveva abusato di bevande alcoliche, per poi resistere anche al cibo, e fare ascesi di tutto, di ogni passione. Veniva da una base ‘carnale’ ma negli anni ha fatto un lungo percorso”.

Cabras,  nel film, ha la voce di Pannofino, noto e bravissimo attore e doppiatore, che conferisce all’interprete grande autorevolezza, ma risulta forse eccessivamente ridondante unita a quella di Franco Nero (come voce fuori campo). Il film evidenzia, tra passato e presente, come Rasputin conoscesse alcune realtà spirituali estreme del suo tempo, ad esempio la setta dei Khlysti (che perseguiva il peccato per liberarsene, tramite flagellazioni collettive con riti orgiastici liberatori), e fosse transitato per i piaceri della carne, appunto per conoscere il “lato oscuro” ed utilizzarlo, anche a fini benefici. Capace di trascorrere l’inverno dormendo all’addiaccio nelle notti siberiane ed in grado di sopravvivere al veleno e di guarire gravi malattie, Rasputin viene descritto nel film come né santo né maledetto, ma sicuramente un uomo  misterioso e dotato di elevatissime capacità psico-fisiche.

“Era di certo un uomo dai poteri straordinari che cercava la verità – afferma Franco Nero, qui nella doppia veste di coproduttore e voce narrante del film – e  tutta la sua vita è avvolta nel mistero. Già trent’anni fa, mentre ero in Russia a girare I dieci giorni che sconvolsero il mondo mi proposero di interpretare il ruolo di Rasputin, ma poi non se ne fece nulla. Questo film, che in Italia viene distribuito in sole 20 copie, è già stato venduto molto bene a Los Angeles, dove io stesso l’ho presentato. Purtroppo in Italia non esiste più un’industria cinematografica come un tempo, esistono solo uno o più film. È importante che gli spettatori vedano la raffinatezza delle immagini anziché le solite sparatorie”.

Fra gli altri interpreti, Daniele Savoca, nel ruolo del Principe Feliks, Diana Dell’Erba, Ottaviano Blitch e Marco Sabatino. Le musiche sono firmate dal musicista Teho Teardo, vincitore di un David di Donatello, e le scenografie dal pittore Vincenzo Fiorito.

Elisabetta Colla


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