RASSEGNA STAMPA/ Flop per Barbarossa, il kolossal leghista costato alla Rai 7 milioni di euro

Creato il 27 marzo 2012 da Iltelevisionario

Flop per il film in due puntate Barbarossa, diretto da Renzo Martinelli, con Rutger Hauer, Raz Degan, Kasia Smutniak, Cecile Cassel, e la partecipazione di F. Murray Abraham e di Angela Molina. La fiction, trasmessa in due puntate il 25 e il 26 marzo, ha raccolto su Raiuno 3 milioni 559 mila telespettatori (13.54% di share) nella prima parte e 3 milioni 723 mila (13.29%) nella seconda. Il film, voluto fortemente da Bossi e dalla Lega Nord, era già stato un insuccesso al cinema, dove nel 2009 incassò poco meno di 1 milione di euro. Rai Cinema ha finanziato Barbarossa con 2,2 milioni di euro mentre Rai Fiction ha sborsato 4,5 milioni di euro. In merito al risultato di ascolto, il regista ha dichiarato che il film «poteva fare di più certo: forse con una promozione più massiccia ce l’avrebbe fatta. Penso anche che non sia una fiction facile per un pubblico come quello di Raiuno che predilige altre formule narrative, un po’ più semplici e meno complesse». Infatti, come si legge in un articolo di Renato Franco sul Corriere della Sera, Martinelli ha anche sottolineato che «È il film della Rai che ha incassato di più nel mondo, lo abbiamo venduto ovunque perché è un buon prodotto, un epic movie come si dice in gergo, ben girato, ben confezionato che infatti all’estero è stato preso per quello che è, un film di grande epicità con battaglie ed emozioni».

Doppio paradosso costato sei milioni 

(di Aldo Grasso – Corriere della Sera) Flop al botteghino, flop all’Auditel, flop di pubblico e di critica, flop su tutti i fronti: questi sono i singolari record battuti da Barbarossa, il film leghista di Renzo Martinelli fortemente voluto da Umberto Bossi con i soldi del Servizio pubblico (è coprodotto da Rai Fiction e Rai Cinema): insomma, Roma ladrona ha molti complici. L’unica scena degna di essere conservata a futura memoria è quella in cui appare Umberto Bossi, vestito da nobile milanese. La pellicola è basata su un paradosso, anzi su due. Il primo: è un film su Alberto da Giussano (quello del Carroccio), anche se l’ur-padano è vestito come un terrorista arabo (uno di quelli che l’On. Calderoli saprebbe come sistemare) e il film è intitolato al nome del suo più acerrimo nemico, il Barbarossa. La Lega voleva creare qualcosa di simile a «Ivan Il Terribile» e Martinelli diventare l’Ejzenštejn delle camicie verdi. Ci ritroviamo in mano un film pieno di nitriti di cavalli, di effetti speciali e di «zingarume rumeno» (parole di Martinelli). Il secondo: che Raz Degan sappia recitare. Pare che la fiction sia costata alla Rai sei milioni di euro. Può qualche parlamentare interessato ancora alla salvaguardia di Viale Mazzini procedere a una interrogazione in merito? Grazie.

Un Barbarossa piccolo piccolo

(L’Indice di Mirella Poggialini – L’Avvenire) Un risultato perfino superiore alle aspettative, quello della prima puntata di Barbarossa su Raiuno domenica sera. L’auditel ha contato 3.591.000 spettatori, share 13,54%, non certo un successo per la rete: ma le previsioni erano pessimistiche, dopo il poverissimo risultato ottenuto al cinema tre anni fa, sull’onda delle polemiche per una spesa di dodici milioni, un decimo dei quali di “finanziamento pubblico”, si è detto. Spesi a soddisfare una richiesta leghista, per onorare Alberto da Giussano, nemico del Barbarossa invasore, eletto a bandiera ideologica. Un Alberto al quale Raz Degan, uno dei protagonisti del kolossal, ha offerto una grinta digrignante poco convincente, così come poco convincente è apparso tutto il racconto, che si è articolato in modo prolisso su immagini fisse e repentini scoppi di furiose battaglie, senza che si cogliesse, in tanta agitazione, un’idea o un messaggio. In una Milano che avrebbe potuto essere ovunque, ritagliata nel cartone, odi e vendette, inganni e tradimenti, magie e soprannaturale si sono intrecciati in una narrazione priva di slancio, con eccessi al lmite del comico che il montaggio a scansione fumettistica ha sottolineato. Sarà che il kolossal in costume, ormai patrimonio dei dvd di seconda serie, ha esaurito il suo fascino – eco di un disinteresse per la storia che letteratura e cinema non hanno sollecitato – ma resta il fatto che l’attenzione per il film-tv, versione volutamente “lunga” del film vero e proprio, è stato sollecitata soprattutto dall’eco della antiche polemiche, e gli interpreti, ridotti a stereotipi, non hanno catturato simpatie. Il Millecento lombardo, su sfondi anòdini – dal bosco alle mura ai sotterranei, nell’ordine – non aveva il fascino del mistero e dell’avventura, del coraggio e dello slancio: si è offerto come una esercitazione svolta senza passione, una favola priva di vita.

“Barbarossa”, flop al Nord per il kolossal leghista

(di Marco Castelnuovo – La Stampa) È stato un flop anche in Tv, in «Padania» particolarmente. Il giudizio dei telespettatori per il film Barbarossa, il «kolossal» fortemente voluto da Bossi che si è anche prestato a un cammeo nel film (nella foto a destra il fotogramma in cui compare il leader del Carroccio) si avvicina sempre più a quello di Fantozzi per la «Corazzata Potemkin». Il film è andato in onda domenica e ieri, ma già i dati della prima sera hanno certificato il flop. Domenica «Barbarossa» ha realizzato il 13,55% di share con 3.559 milioni di spettatori ed è stato battuto sia dal «Grande Fratello» (che ha vinto la serata con 3,765 milioni di spettatori e il 17,97% di share) e anche da «Report» che ha raccolto il 14,21% di share con 3.726 milioni di spettatori. E spacchettando gli ascolti su base territoriale, il dato si fa impietoso. Al nord è visto molto meno che al sud. In Lombardia e Veneto addirittura non supera il 10%. Male. Malissimo per un film che dicono sia costato oltre trenta milioni di euro. Prodotto da imprenditori privati, dalla Rai e per un 1 milione e 600 mila euro anche dal ministero (cioè da noi) con la motivazione che «si preannuncia come un grande epic-movie, con spettacolari scene di battaglia. Un vero e proprio kolossal di appeal internazionale che nulla ha da invidiare, per mezzi e spettacolarità, alle mega-produzioni americane». Così non è stato, nelle sale il film ha raccolto a malapena un milione di euro. E questo nonostante la presentazione in pompa magna al Castello Sforzesco alla quale si presentò mezzo governo, Berlusconi in testa. E nonostante Bossi, che dal sacro prato di Pontida, chiese a tutti i leghisti di andare al cinema perché «lì c’è la nostra Storia che in genere viene falsificata da Cinecittà che è in mano ai romani…». In fondo Berlusconi aveva visto giusto quando l’aveva definita «’sta cavolo di fiction per la quale Bossi mi sta facendo una testa tanto» come disse all’allora direttore generale della Rai, Agostino Saccà in una telefonata intercettata. L’avesse detto all’«amico Umberto», forse, ci saremmo risparmiati qualche soldo.


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