Dossier Puglia e Basilicata, è un mensile nazionale speciale distribuito in allegato al quotidiano “Il Giornale”. Il Dossier, periodico di Politica, Economia e Management è diretto dall’On. Raffaele Costa. Con Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, Associato CDO, ed ANES (Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata).
Dossier/ “Il Giornale”, pag. 84 e 85, articolo intervista al Dott. Paolo Tittozzi di Guido Puopolo
Strumentazioni d’avanguardia e nuove tecnologie, a supporto dell’organizzazione di percorsi formativi in ambito informatico. Così Pafal Group si prepara a conquistare l’Europa, come spiega il suo presidente, Paolo Tittozzi
La formazione declinata a 360 gradi. È questa, in estrema sintesi, la missione di Pafal Group, società barese fondata nel 1993 e da allora impostasi sul mercato come punto di riferimento nel campo della formazione e dell’Information Technology, come racconta il suo fondatore e attuale presidente, Paolo Tittozzi, oggi supportato nella sua attività dai figli Alessandro, che si occupa
della direzione amministrativo-contabile, e Fabrizio, a capo della direzione marketing e commerciale:
«La nostra è una realtà sfaccettata, che è oggi in grado di operare con successo in svariati ambiti, dall’organizzazione di corsi di informatica di base a master di informatica avanzata in modalità e-learning, dalla dematerializzazione dei documenti per enti pubblici all’analisi e ottimizzazione dei processi aziendali, fino ad arrivare all’organizzazione di corsi di formazione professionale e allo sviluppo di progetti regionali ed europei di alta formazione».
Oggi Pafal è quindi una struttura molto complessa e dinamica, partner dei principali brand certificativi a livello mondiale. Quali sono gli elementi essenziali che vi hanno permesso di raggiungere questi risultati?
«Credo che la chiave del nostro successo vada ricercata nella caparbietà con cui da sempre abbiamo
puntato sulla continua innovazione, che si è tradotta in pianificazione, realizzazione e gestione di numerosi e nuovi progetti, ognuno dei quali ha permesso lo sviluppo di nuovi prodotti per l’utente e nuove tecniche didattiche e di marketing per gli addetti ai lavori. Un approccio vincente, che ha modificato nel
tempo il concetto di “fare scuola” e che ci ha portato ad avere oltre 75.000 allievi iscritti ai nostri corsi».
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Pafal si caratterizza soprattutto per la capacità di instaurare con gli utenti un rapporto di proficua collaborazione, che va al di là della semplice erogazione di un servizio. Quali sono le motivazioni alla base di questa scelta?
«Gli esperti di marketing ci hanno sempre insegnato a suddividere le persone per classe di età, sesso, scolarità e reddito, tralasciando però le varie tipologie di emozioni che queste possono provare. Pafal Group cerca invece di far risuonare le corde più intime dei propri “clienti”, con l’obiettivo di recuperare la dimensione umana del rapporto, in un’ottica di lealtà e partecipazione. Non vogliamo essere un mero fornitore di servizi didattici, quanto piuttosto un alleato prezioso a cui l’utilizzatore amico ha la possibilità di rivolgersi in piena fiducia, attraverso un processo di fidelizzazione dell’utenza che porterà i nostri partecipanti a diventare la “quinta colonna” di Pafal».
Quali sono stati i risultati conseguiti dall’azienda nell’ultimo anno?
«Siamo andati oltre la crisi, con 3.088 nuovi iscritti ai nostri corsi e un fatturato di oltre 9 milioni di euro, in aumento dell’11% rispetto a quanto fatto registrare nel 2010. Un risultato importante, frutto di un eccellente staff dirigenziale, di una costante attività di ricerca, di una continua riqualificazione dei nostri progetti e di un attento aggiornamento delle oltre 400 persone che lavorano con noi».
La copertina del "Dossier"
Quali sono, dunque, gli obiettivi per il prossimo futuro?
«Siamo animati da una “lucida follia” e da grandi ambizioni e determinazione. Per questo intendiamo diversificare ulteriormente il nostro catalogo, con percorsi didattici che andranno ad affiancare quelli relativi all’ITC già esistenti, ma che poco o nulla avranno a che fare con l’informatica stessa, in modo da poter soddisfare un’utenza sempre più variegata. Ma soprattutto ci sentiamo ormai maturi, sia dal
punto di vista professionale quanto da quello imprenditoriale, per fare il “grande passo”: esportare i nostri servizi e il nostro know-how oltre i confini nazionali. Crediamo infatti che nel 2012 sarà possibile aggiungere la sufficiente massa critica per internazionalizzare il nostro lavoro, per essere poi pronti, nel 2013, a conquistare anche i mercati esteri, l’Europa in primis».
A questo proposito, sulla base della sua esperienza, dove bisognerebbe intervenire per rendere il sistema economico pugliese più competitivo, anche a livello internazionale?
«Oggi in Italia è molto difficile fare impresa, ma ancora più complicato al sud. In Puglia ad esempio le imprese, oltre alle difficoltà di accesso al credito bancario, sono costrette a fare i conti con grosse carenze organizzative e infrastrutturali, che minano le loro possibilità di crescita. Tuttavia credo che saranno proprio le PMI il motore propulsivo che, malgrado tutto, porteranno l’Italia fuori dalle secchedella crisi».