«Siamo sopravvissuti in nove. Tutti gli altri sono morti uno dopo l'altro, sotto ai nostri occhi». Cominciava così il racconto del nostro Stefano Liberti dell’odissea di 72 migranti partiti il 25 marzo scorso dalle coste libiche e andati alla deriva per 15 giorni. «Ci è finito il carburante. Abbiamo cominciato ad andare alla deriva. Eravamo in 72, siamo rimasti in nove. Abbiamo vagato in mare per 15 giorni», spiegò un migrante eritreo al giornalista, ripetendo i numeri del dramma: «72 passeggeri, nove sopravvissuti, 15 giorni». Morti di fame e di sete senza essere soccorsi dalle navi della Nato schierate «a protezione dei civili» lungo le coste della Libia. Anzi, «a un certo punto si è alzato in volo un elicottero che ha cominciato a volteggiare sopra la nostra barca. Ci hanno tirato dell'acqua da bere e sono andati via». Ieri la notizia è stata pubblicata dal quotidiano inglese The Guardian, e immediatamente è rimbalzata sui siti di mezzo mondo, costringendo la Nato a difendersi e smentire. Nel frattempo, tutte le richieste di aprire un corridoio umanitario (avanzate anche dal manifesto) nel Mediterraneo per consentire ai profughi il diritto di fuga sono cadute nel vuoto. Da qui le nostre domande: scaricati da Gheddafi e/o dall’Europa? Guerra umanitaria o senza umanità?
fonte http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/05/articolo/4593/
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