Baudo dà il meglio quando è ai margini
(A fil di rete di Aldo Grasso – Corriere della Sera) Vecchia, inossidabile regola: il nuovo è sempre un calco dell’antico. Il nuovo di Pippo Baudo si chiama “Il viaggio” ed è una peregrinazione a bordo di un camper (preso a prestito da “Stranamore”) lungo le strade del Belpaese alla ricerca di storie e personaggi (Rai3, lunedì, ore 21.11). Non c’è nulla di nuovo: né l’idea, né gli incontri, né la sigla (“Strada facendo” di Baglioni), né la grafica. Di nuovo c’è lui, Pippo, con il suo garbo, il suo ammirevole e nostalgico entusiasmo, la sua voglia di rimettersi in gioco (dalla famosa intervista con Beniamino Placido, quando fu messo fuori gioco per il “tradimento” con Mediaset, Baudo dà il meglio di sé quando è ai margini), e, ovviamente, con la sua indiscussa professionalità (che la Rai dovrebbe utilizzare altrimenti). Dati i tempi, Baudo non cerca storie, oggetti, situazioni (non ha la curiosità intellettuale di Mario Soldati), cerca soltanto personaggi famosi e da questi fatalmente dipende il ritmo del programma. Molto divertente, per esempio, l’incontro con Lorenzo Jovanotti, ormai sdoganato dalla chattering class, persino dai critici musicali stylish. Jovanotti ha questo di interessante: bisogna concentrarsi non su quello che dice (“quando un uomo riesce a diventare un aggettivo”, detto di Baudo; “le suore di clausura sono anche gentili”, i giudizi sui film di Fellini…), ma su come lo dice, sul suo tono entusiastico con cui affronta il mondo. Pippo ha poi fatto uno spot elettorale su Matteo Renzi da far crepare di invidia D’Alema (se Renzi vincerà le primarie il merito sarà solo di Baudo!), si è accontentato di incontrare gli amici di Benigni (in assenza del corpo mistico), ha chiacchierato con un odioso allenatore viareggino, ha rinverdito infine i fasti de La Bussola. “Il viaggio” è un riuscito programma di affabulazione e di repertorio, scritto con Cosimo Calamini, Giovanni Filippetto, Antonio Miglietta, Cristina Norante.
Pippo Baudo e una “Domenica In” on the road
(Canal Grande di Antonio Dipollina – La Repubblica) State dove siete, arrivo io da voi. Il cambio epocale riguarda Pippo Baudo, nei secoli avvezzo a organizzare lo studio tv come un posto da “qui dovete passare” e oggi costretto invece a bighellonare per il paese inseguendo personaggi e storie. Niente di male, ma l’esperimento è troppo dichiarato. Pippo gira in camper e l’artificio emerge, intervista Jovanotti in piedi in mezzo a una piazza e il tono è tutto Domenica In, tanto che vien voglia di portare una sedia. Il viaggio (il lunedì sera) nasce anche come tentativo di rifare Novecento, quando Baudo ripartì da Raitre e fu un mezzo miracolo. Come si sa, mai tornare dove si è stati felici – ma non ci riesce nessuno. Detto questo, le parole calorose che corrono per il web da parte di molti spettatori che un programma così lo vogliono eccome, giustificano il tentativo. Altri invece guardano il colloquio Baudo-Matteo Renzi e scrivono così: “L’incontro tra un vecchio democristiano in cerca di spazi tv e lo storico conduttore di Sanremo”.
L’Italia in camper di Pippo
(La Teledipendente di Stefania Carini – Europa Quotidiano) «La tv non mi dà un teatro e allora mi sono pigliato un camper». Così spiega Pippo Baudo a Jovanotti. E così il conduttore si toglie subito un bel sasso dalla scarpa, e spiega anche il vero senso di questo suo nuovo programma, Il viaggio, che ha debuttato su Raitre in prima serata. Un programma che vorrebbe esplorare l’Italia ma che in realtà, almeno alla sua prima puntata, pare più una storia dello spettacolo. Che poi è quello che più ama fare il Nostro. Si parte subito con la musica, con l’incontro con Migliacci, autore dei versi “Paese mio che stai sulla collina disteso come un vecchio addormentato” dedicati a Cortona. Ed ecco la piazza della cittadina, nella quale Pippo viene accolto da Jovanotti, che si mette, testuali parole, a fare «la guida turistica», a dire che qui si mangia bene ovunque. In realtà, si passa subito a parlare della sua musica, della possibilità di fare un film, di Tarantino, Leone, Fellini. Jovanotti spicca il volo con parole come «L’Italia è una grande culla della cultura e il mondo ci adora». Il tutto o quasi senza mai muoversi dalla quella piazza. Pippo passa per il paesino di Benigni, e lo racconta attraverso le parole degli amici del bar, seduti al bar. E pensare che viaggiare è andare sulla strada, stare sulla strada, curiosare sulla strada. Anche perdersi. Qui il camper di Pippo si muove, ma vediamo solo stazioni di sosta note e chiuse in se stesse, che rimandano a un preciso mondo, quello dello spettacolo e dei volti conosciuti. Al massimo si viaggia nel tempo, con diversi inserti delle teche Rai. Arriva Nesi che spiega i cambiamenti accaduti a Prato, causati anche dalla nuova concorrenza con la Cina. Baudo intervista pure un rappresentante della comunità cinese, ma pare (volutamente?) l’uomo comune: «Ma come siete organizzati, c’è uno che comanda? Voi avrete la pensione, versate i contributi? Si dice che siete immortali, che non ci sono cimiteri….». Poi ecco Firenze. Cioè, ecco Renzi. Lunga intervista, ma della città di vede molto poco. È un viaggio per personalità, non per luoghi. Baudo ci mette la solita professionalità, ma manca un’idea forte. Il programma è lungo, retrò per impaginazione e impostazione. Baudo è sempre in scena, fa da unico collante tra i vari pezzi, è a suo agio quando trasforma il suo camper in un teatro ambulante ospitando grandi nomi. Che possono così essere sue degne spalle.
Ben tornato Pippobaudo
(Cose di tele di Alessandra Comazzi – La Stampa) Pippo Baudo è proprio «pippobaudo», ha ragione Jovanotti che gli dice: «Sei diventato un aggettivo». Il pippobaudo Pippo Baudo è un grande, e lo ha dimostrato ancora una volta su Raitre, dove ha debuttato con «Il viaggio», un giro d’Italia in camper, alla (ri)scoperta delle cose belle del Paese, dei suoi personaggi, di vita morti miracoli e canzoni. A Renzi che gli ricorda come dopo 30 anni in Parlamento uno magari se ne può anche andare, lui risponde che la regola non deve valere per i presentatori. Lo dice tra il serio e il faceto, ma intanto dimostra con i fatti la sua capacità di rinnovarsi, in un panorama televisivo che invece rifugge le novità. Un viaggio in Italia, altro che studio, in ricordo magari di Mario Soldati. Il viaggio è un concetto bellissimo, che Baudo sviluppa non tanto in una meta finale, quanto nella ricchezza del percorso. In ogni tappa personaggi noti gli fanno da guida, Renzi a Firenze, Jovanotti a Cetona, Edoardo Nesi a Prato. Dove si trova pure un rappresentante della comunità cinese. Sostiene: «Gli italiani dicono sempre che non ci sono cimiteri cinesi. Ma noi siamo arrivati qui tutti giovani. Ci volete far arrivare agli 80 anni?». A Viareggio Ombretta Colli e Marco Bernardini nipote di Sergio riaprono idealmente la Bussola, e Baudo sorride a un se stesso di cartapesta, immoto faccione da carro. Viva Baudo.
Baudo, viaggio nell’Italia già vista
(L’indice di Mirella Poggialini – L’Avvenire) Ha un significato, dal punto di vista dell’analisi del pubblico televisivo, durante i mesi estivi, per l’accettazione abbastanza sorprendente del cumulo di repliche e ripescaggi, che ha dimostrato una scelta di ritorno al passato, in cui le “teche”, ripostiglio di preziosi reperti, hanno alimentato con successo i programmi di reti generaliste, oltre ad aver dato pretesto di esistere a tanti canali del digitale terrestre che del “passato on demand” si alimentano pigramente? Fuga da un presente che offre solo immagini negative del futuro? Probabilmente, e se Pippo Baudo su Rai3 ritorna con un programma nuovo intriso di rimandi, Il viaggio (lunedì in prima serata, spettatori 1.732.000, share del 7,12%) il clima è quello dell’ottimismo preconfezionato, del sorriso imperativo, dei ricordi che si intrecciano al presente con l’aiuto di personaggi cari o noti al pubblico, attraverso stereotipi che i filmati pro-turismo ci hanno spesso mostrato. Una regione alla volta – lunedì scorso, la Toscana – attraverso siti incantevoli mostrati tuttavia con parsimonia eccessiva, e dialoghi con chi in quei luoghi è nato o vive. Da Jovanotti a Cortona, citando le sue canzoni e il suo amore per Fellini, a Benigni assente rievocato come fantasma dai vecchi amici di Vergaio. Poi, più nuovo, l’intervento di Edoardo Nesi da Prato, con un addomesticato colloquio con un giovane cinese del posto e un’altra compiaciuta intervista, da Firenze, a Matteo Renzi, cicerone in piazza della Signoria, per finire con Viareggio, ricordo di Mina e Gaber per mezzo di Ombretta Colli e Marcello Lippi. Di tutto e di meno, con un Baudo che si ritaglia il ruolo di protagonista più che di intervistatore e una patina smorta di già visto che appanna l’effetto sorriso. Ha promesso, Baudo, che farà un bilancio dopo 10 puntate, sulle 21 previste: gli auguriamo che sia positivo.
I limiti del viaggio
(Gli Antennati di Riccardo Bocca – L’Espresso) Che le ottime intenzioni siano state sprecate, purtroppo, lo si è capito già dalla sigla de “Il viaggio”, road-story con protagonista il lunedì sera alle 21.10 su Raitre Pippo Baudo. Non si può iniziare una traversata in camper nelle viscere del Paese, e utilizzare come porta d’accesso “Strada facendo” di Claudio Baglioni. Riporta subito alla mente, quella canzone, quando l’ormai levigatissimo Claudio si stirava i capelli e si trasformava da passerotto lamentoso a cantore più aggiornato delle inquietudini giovanili. Peccato che siamo nel 2012, e che le tante cose belle successe nei decenni addietro non bastano a reggere una trasmissione che vorrebbe raccontare i luoghi attraverso gli incontri con personaggi di chiara fama. Proprio questo, infatti, stride nella traversata di Baudo. Il tuffo nel passato che automaticamente scatta quando l’inviato ex Fantastico dialoga con i vari ospiti. Nonché l’effetto “Stranamore” che il suo camper genera quando arriva in qualche landa italica, con gli intervistati che ricoprono il conduttore di stima e complimenti per la sua lunga carriera. Glielo ha detto anche Jovanotti: «Pippobaudo, ormai sei un aggettivo», un pezzo della nostra memoria catodica che non può uscire dalla scatola televisiva anche quando lascia viale Mazzini per avventurarsi nel “Viaggio”. Dopodiché, è evidente, la scarsa dimestichezza con la categoria dei docushow lo ha spinto a commettere qualche errore da matita blu. Come pensare che un’intervista a un personaggio noto, per quanto amabile e generoso, basti a disvelare l’essenza dei luoghi a lui legati. In questo senso, Lorenzo Jovanotti poco o niente ha contribuito a fotografare Cortona, così come l’incontro con i vecchi amici di Roberto Benigni ha stimolato più malinconia che curiosità verso Vergaio e dintorni. Per non parlare della chiacchierata con Ombretta Colli e il nipote del patron Bernardini nel giardino della Bussola, dove un tempo si esibivano le ugole di Mina e folgoranti colleghi. Anche qui, ogni virgola è stata buona per consentire a Baudo di lanciare dei “ti ricordi” e filmati d’epoca, invece di girare in ricerca di quello che la costa toscana è diventata ora. D’altronde, va ricordato, il 7 giugno il signor Pippo ha compiuto 76 anni, e in questo pur lodevole e audace esperimento si vedono tutti. Non soltanto per l’assenza di domande e immagini in sintonia con la contemporaneità, ma anche per la facilità con cui s’è fatto sedurre dal sindaco di Firenze; quel Matteo Renzi tanto agile con le parole e tanto lesto, quando necessario, a trasferirsi ad Arcore per uno scambio di idee. A lui, sicuramente, la trasmissione sarà piaciuta tanto, e piacerà a tutti coloro che -intervistati da Baudo- la utilizzeranno per promozionare se stessi.
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