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Rassegna stampa: Non è stato mio figlio, l’ennesima “lositata”

Creato il 17 marzo 2016 da Iltelevisionario
Rassegna stampa Non è stato mio figlioGabriel Garko è il protagonista di Non è stato mio figlio
Dopo L’onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna, Sangue caldo, Caldo criminale, solo per citare alcuni titoli, lo sceneggiatore Teodosio Losito ha sfornato l’ennesima fiction con Gabriel Garko: Non è stato mio figlio, in onda su Canale 5 dal 15 marzo. I primi due appuntamenti non hanno entusiasmato il pubblico: 3 milioni 271 mila telespettatori (12.93%) nella prima puntata e 2 milioni 768 mila spettatori (10.80%) nella seconda.
Per il critico del Corriere della Sera, Aldo Grasso, Non è stato mio figlio è l’ennesima “lositata” (dal nome dello sceneggiatore Teodosio Losito) o “tarallata” (il produttore è Alberto Tarallo):
La “lositata” ha alcune regole fisse. Rubare la trama a un vecchio «Grand Hotel» o a un «Bolero film»; modernizzarla con ampio uso di tecnologie moderne, prevedere la presenza di un hacker che fa tanto teleromanzo 2.0, sostenere però in sede critica che ci si rifà a Raffaelo Matarazzo. Mandare Gabriel Garko al Festival di Sanremo (a spese della Rai), mostrare a tutti che non sa recitare ma intanto consolidarlo come personaggio. Basta e avanza. Per dare un minimo di spessore a Garko, costruirgli una doppia vita, come se una nonfosse già più che sufficiente: di giorno è un uomo d’affari che ha preso in mano le redini del pastificio di famiglia, di notte un frequentatore di locali «trasgressivi». Per dargli un tocco di umanità, mettergli in tasca un Ventolin contro l’asma (o l’ansia?). Creare un universo queer (quasi tutta la tv generalista di prima serata è queer), striato da paure ancestrali (la nipote Barbara si è suicidata dopo un rapporto incestuoso con lo zio Garko?) e da misteriosi ricatti. Fregarsene della trama, inzeppare e inzuppare il racconto di molte sottotrame in modo da stordire lo spettatore. I dettagli non contano, meglio l’inverosimile: la ragazza si suicida perché nell’armeria c’è un fucile storico (da guerra del Risorgimento) ma carico! Umiliare una brava attrice come Stefania Sandrelli (Germi, Pietrangeli, Bertolucci, Monicelli, Comenicini, Scola…) per farle scontare non si sa quale colpa. Di solito, la «lositata» prevede che il mondo sia diviso fra buoni e cattivi (solitamente i buoni sono poveri e i cattivi ricchi) ma non le dispiace tratteggiare una zona grigia dove infilare cognate sfuggenti, zii ambigui, ricattatori senza volto. Le incertezze di Losito sono le certezze di Garko.
Per il critico di Avvenire, Andrea Fagioli, la fiction è un drammone a tinte forti, ma a scrittura e recitazione deboli:
La storia dei Geraldi, impresari della pasta che vivono in un castello da favola, sembra far parte della serie “anche i ricchi piangono”, o quantomeno si complicano la vita da soli. Accanto a Garko, nel ruolo di Andrea, c’è Stefania Sandrelli in quello della madre e matriarca che, oltre a portare avanti l’azienda di famiglia dopo essere rimasta vedova, ha cresciuto tre figli: Andrea, il maggiore; Magda, madre di Barbara, avuta giovanissima da una relazione sbagliata; e Roberto, sposato con una donna più matura, già madre di una bambina. Completano il quadro familiare lo zio Giovanni, maturo viveur, e Federico Galletti, vice di Andrea e suo amico d’infanzia. Il primogenito Geraldi è fidanzato con Rebecca, ma frequenta un ambiguo locale di spogliarelli dove lavora Nunzia Verderame, impersonata da Adua Del Vesco, che si esibisce per sostenere la famiglia dopo il suicidio del padre. Otto le puntate previste, le prime quattro di seguito martedì e mercoledì, poi dalla quinta solo di martedì. Non è stato mio figlio è un drammone (o family drama che dir si voglia) a tinte forti, ma a scrittura e recitazione deboli, che parte di botto con il suicidio della giovane Barbara spinta all’insano gesto da un misterioso personaggio e da una storia torbida in cui sono coinvolti alcuni familiari a partire dalla zio Andrea. Sembra impossibile, ma ancora una volta si è ricorsi alle vecchie tre esse (sesso, soldi e sangue), miscelate alla meglio, per una fiction sulla quale si è cercato di creare interesse anche con qualche colpo di gossip: la nascita sul set della reale relazione tra la Del Vesco e Garko. L’attore intanto continua nella fiction a fare pubblicità agli occhiali, oltre che ai propri occhi. Come a Sanremo, è tutto un leva e metti.

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