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Ratzinger, il cattivo ragazzo che istiga alla violenza

Creato il 17 settembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Ratzinger, il cattivo ragazzo che istiga alla violenzaRatzinger, il cattivo ragazzo
che istiga alla violenza

di Iannozzi Giuseppe

Il Papa, un istigatore alla violenza: se sei nella posizione che sei, cioè di Papa, cerchi la comunione, quella della convivenza come minimo se non ti è possibile quella della pace duratura (eterna). Noi non gli si chiede dei miracoli al Papa, che è umano come e più di noi: ma nella posizione che occupa, le sue parole sono pericolose quanto e più del terrorismo pianificato. E’ un uomo sì, ma pericoloso per l’umanità tutta: fosse pericoloso solo per la Chiesa mi limiterei ad alzare le spalle, ma le sue parole rischiano di far deflagrare quella che è già una questione ben più che spinosa.

Noi abbiamo già fatto sin troppo, o meglio ci ha pensato il Papa dall’alto del suo scranno papale a sputare addosso ai Musulmani tutti: il minimo che potessero fare sono le reazioni cui abbiamo assistito, folle in piazza e molotov contro le croci cristiane, e la minaccia d’affossare il Vaticano.

Non sono religioso, in nessun senso. Odio il fanatismo, qualsiasi forma di fanatismo. E per questo dico che il Papa ha sbagliato comportandosi non male ma malissimo. Un Papa che predica male e razzola male: quel che si dice un cattivo ragazzo.

I proclami razzisti contro l’Islam da parte di Benedetto XVI hanno sollevato vivacissime proteste da parte del mondo islamico: per me Ratzinger è un personaggio pericolosissimo che rischia di dar fuoco alle micce per una 4a Guerra Mondiale – la Terza è stata quella della Guerra Fredda. Non c’è Dio che tenga, solo un Papa ottuso e tedesco che mai avrebbe dovuto occupare lo scranno papale.

I Pontefici hanno scatenato così tante guerre che è impossibile enumerarle una a una. Hanno contribuito sempre alla guerra e mai alla pace; e non da ultimo allo stermino degli Ebrei durante la IIa Guerra Mondiale. Hanno bruciato uomini di pensiero sui roghi cattolici, hanno massacrato ucciso depredato stuprato, perseguito uomini donne bambini, e tutto questo nel nome di Dio. E la pedofilia in Vaticano, anche quella nel nome di Dio: scandali subito occultati. Ma dio non c’è, altrimenti non avrebbe permesso che un uomo nel nome di Dio spargesse morte ovunque. Ed è quanto sta facendo ancora oggi Ratzinger, il peggior Papa degli ultimi 60 anni almeno.

C’è dell’odio conclamato nei confronti dei Musulmani: il fatto che loro si comportino male, non autorizza il Papa né nessun altro al Potere di usare parole che potrebbero infiammare gli animi. E’ in gioco il futuro non solo dell’attuale momento storico ma del futuro a lunga scadenza: ammesso che ci sarà mai un futuro in cui sperare, visto che i focolai di odio e di intolleranza continuano a moltiplicarsi nel mondo, non solo ad opera di cristiani e musulmani. Pare ci sia una rivolta delle religioni: tutte dichiarano d’esser la migliore del mondo. Un motivo in più per esser profondamente ateo.

Però non preoccupiamoci, non troppo: la catastrofe nucleare non si farà in tempo a vederla se si continuerà con questo odio tra cattolici islamici ecc. ecc. perché saremo tutti morti prima che la bomba dell’Armageddon ponga fine una volta per tutte al seme umano.

«Tutto ciò mi tornò in mente quando recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Muenster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d’inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Fu poi presumibilmente l’imperatore stesso ad annotare, durante l’assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perchè‚ i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più dettagliato che non quelli del suo interlocutore persiano. Il dialogo si estende su tutto l’ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano e si sofferma soprattutto sull’immagine di Dio e dell’uomo, ma necessariamente anche sempre di nuovo sulla relazione tra le – come si diceva tre Leggi o tre ordini di vita: Antico Testamento – Nuovo Testamento Corano. Di ciò non intendo parlare ora in questa lezione; vorrei toccare solo un argomento – piuttosto marginale nella struttura dell’intero dialogo che, nel contesto del tema fede e ragione, mi ha affascinato e che mi servirà come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema».

«Nel settimo colloquio edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihad, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: ‘Nessuna costrizione nelle cose di fede’. È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il Libro e gli ‘increduli’, egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”».

«L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio non si compiace del sangue – egli dice -, non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia. Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire‚ o di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte”. L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L’editore, Theodore Khoury, commenta: per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un’opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazn si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l’uomo dovrebbe praticare anche l’idolatria».

Per queste parole di Ratzinger, i Musulmani se la sono presa e parecchio: il Papa doveva stare attento a usare le parole, molto attento soprattutto per la posizione che purtroppo occupa. Le critiche negative al suo operato non vengono solo da pochi politici italiani, ma per fortuna anche dagli americani. Mon Dieu!, dagli Americani, proprio da loro, attraverso le colonne del New York Times:

“There is more than enough religious anger in the world. So it is particularly disturbing that Pope Benedict XVI has insulted Muslims, quoting a 14th-century description of Islam as “evil and inhuman.”

In the most provocative part of a speech this week on “faith and reason,” the pontiff recounted a conversation between an “erudite” Byzantine Christian emperor and a “learned” Muslim Persian circa 1391. The pope quoted the emperor saying, “Show me just what Muhammad brought that was new, and there you will find things only evil and inhuman, such as his command to spread by the sword the faith he preached.”
Muslim leaders the world over have demanded apologies and threatened to recall their ambassadors from the Vatican, warning that the pope’s words dangerously reinforce a false and biased view of Islam. For many Muslims, holy war — jihad — is a spiritual struggle, and not a call to violence. And they denounce its perversion by extremists, who use jihad to justify murder and terrorism.
The Vatican issued a statement saying that Benedict meant no offense and in fact desired dialogue. But this is not the first time the pope has fomented discord between Christians and Muslims.
In 2004 when he was still the Vatican’s top theologian, he spoke out against Turkey’s joining the European Union, because Turkey, as a Muslim country was “in permanent contrast to Europe.”
A doctrinal conservative, his greatest fear appears to be the loss of a uniform Catholic identity, not exactly the best jumping-off point for tolerance or interfaith dialogue.
The world listens carefully to the words of any pope. And it is tragic and dangerous when one sows pain, either deliberately or carelessly. He needs to offer a deep and persuasive apology, demonstrating that words can also heal.”

Diciamoci la verità: Benedetto XVI l’ha fatta davvero grossa, proprio fuori dal vaso.

Anche la stampa tedesca non ha risparmiato critiche al “suo” Papa. La Sueddeutsche Zeitung, in un editoriale dal titolo “Il teologo sbarra la strada al Papa” sostiene, usando tono assai severo, che «il raffinato pensatore si è dimostrato un ingenuo, per non dire uno sconsiderato titolare della carica. Da filosofo poteva parlare come ha fatto, ma da uomo di Chiesa avrebbe fatto meglio a tacere».

Dicevo da pochi politici italiani, in verità da uno solo, Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, l’unico che in questa situazione così tanto delicata ha saputo dire parole giuste: “In un momento come questo nessuno, nemmeno il Papa, può farsi sfuggire affermazioni che possano alimentare una situazione già esplosiva. Le parole del Papa hanno messo benzina sul fuoco ed è giusto che egli si scusi e dia le spiegazioni dovute. […] Nel Vangelo Gesù insegnava di porgere l’altra guancia. In ultimo le spiegazioni dovrebbero arrivare direttamente dal Papa, perché la questione non può essere lasciata nelle mani di un portavoce”.

Ad assolvere con formula piena il Papa, Silvio Berlusconi e la Sinistra tutta, tranne il ministro Di Pietro, l’unico che pare si sia reso conto dell’effettiva gravità delle parole – come pietre – scagliate da Ratzinger contro il mondo islamico. Ed intanto, il premier turco Recep Tayyip Erdogan guida la crociata contro il Papa: «Ritengo necessario che ritiri le malvagie dichiarazioni da lui fatte e che chieda scusa al mondo islamico e musulmano. Il Papa non ha parlato da uomo di religione ma da uomo politico. Che corregga immediatamente il suo errore, evitando di gettare un’ombra sugli sforzi per lo sviluppo del dialogo interreligioso».

Le scuse sono poi venute ma solo in parte, e soprattutto non sono state esposte dal Pontefice in prima persona. Il cardinale Tarcisio Bertone, dopo il discorso all’università di Ratisbona, si limita a riferire al mondo islamico parole di circostanza che non quietano gli animi: “Il Papa è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni. […] Ciò che intendeva dire era di affrontare il tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere con un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religione della violenza, da qualunque parte essa provenga. […] Nel ribadire il Suo rispetto e la Sua stima per coloro che professano l’Islam il Papa si augura che siano aiutati a comprendere nel loro giusto senso le Sue parole, affinché, superato presto questo momento non facile, si rafforzi la testimonianza all’unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini e la collaborazione per difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.

17 settembre 2006, durante l’Angelus, Benedetto XVI:“Sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani… si trattava della citazione di un testo medioevale che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il senso del mio discorso, che era – ed è – un invito al dialogo franco e sincero, nel rispetto reciproco”. Applaude anche Antonio Di Pietro: “Bene ha fatto Benedetto XVI a chiarire il senso delle sue parole contestate nei giorni scorsi. Questo atto cristiano lo rende ancora più umano e più apprezzabile”. Era ormai diventata una questione diplomatica (politica e sociale) troppo pesante da reggere, anche per il Papa, che ha dovuto dirle chiaramente a gran voce queste scuse.

Segnali di distesa arrivano così dai Fratelli musulmani, la principale forza d’opposizione in Egitto, per voce di Mohamed Habib: “Accettiamo le parole del Papa e le sue scuse per le dichiarazioni e le citazioni che ha detto non riflettono il suo punto di vista personale. Avremmo auspicato che avesse anche confermato come l’Islam sia una religione di amicizia, di cooperazione e di fratellanza tra Occidente e Oriente. Diamo particolare importanza al dialogo tra l’oriente musulmano e l’occidente cristiano, nell’interesse dell’umanità”.

Una gaffe quella di Benedetto XVI, non la prima nel suo breve pontificato, una gaffe che ha già avuto pesanti ripercussioni in tutto il mondo politico sociale e religioso. E che noi, uomini di senno e di raziocinio non legati ad alcuna fede, si teme non sarà l’ultimo grave errore per questo papa tedesco, Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, tra i più duri intransigenti dogmatici e cocciuti che la storia ricorderà, forse.

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