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Ravenna Nightmare: il Concorso Cortometraggi

Creato il 26 ottobre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Mentre nella capitale ci si apprestava alle ultime giornate del Festival di Roma, in un’altra città decisamente più piccola è ripartito di slancio l’appuntamento annuale col cinema dell’orrore, da intendersi nelle sue varie forme: parliamo ovviamente del Ravenna Nightmare. L’imperdibile rassegna romagnola ha avuto infatti inizio venerdì 26 ottobre con un classico del genere, il Frankenstein di James Whale, musicato per l’occasione in diretta dagli OvO, band che si sta ormai specializzando – e con evidente bravura – in simili operazioni. Ma, almeno per quanto riguarda noi di Taxi Drivers, il primo approccio col festival è stato rappresentato dalla stuzzicante selezione di cortometraggi, proiettata a Ravenna sabato pomeriggio.

Di questo variegato Concorso Cortometraggi vogliamo, innanzitutto, porre in evidenza tre titoli, rappresentativi non soltanto di tre differenti nazioni ma anche di tre impostazioni narrative e stilistiche abbastanza diverse tra loro. Come a dire che il cinema del fantastico e del terrore, rispetto al quale sempre più frequenti sono le incursioni parodiche, può offrire una gamma davvero vasta di potenzialità e di espressioni. Si è appena accennato alla parodia. Ebbene, il “grottesco” e una satira spesso gustosa del mondo cattolico, così presente nella cultura – popolare e non – della penisola iberica, sono tra i marchi di fabbrica del cinema di genere prodotto in Spagna. Basti pensare ad Álex de la Iglesia. Anche 24 horas con Lucía si inserisce gagliardamente sul solco di questa fiorente tradizione, ponendoci di fronte a un divertente interrogativo: ma se sciaguratamente ci si è dovuti accollare una suocera ossessiva e una moglie bigotta nonché svogliatissima a letto, qualora quest’ultima venga posseduta da un demonio particolarmente intraprendente, non sarebbe meglio tenersela così, lasciando magari l’invadente e antipaticissima suocera alle cure degli esorcisti di turno? Sfrontata parafrasi de L’esorcista e di pellicole affini, l’irresistibile corto diretto da Marcos Cabotá (nativo di Mallorca, formatosi professionalmente in California) colpisce oltre che per lo humour anche per un’impronta citazionistica simpaticamente NERD: dalla t-shirt raffigurante Mazinga Z alla citazione di Brian di Nazareth, non mancano certo gli spunti in grado di strappare un sorriso.

Prodotto invece da Jen Handorf, una “aficionada” del festival ravennate, Solitudo punta con decisione sulla sua surreale atmosfera, sul fascino macabro delle locations e sull’interiorizzazione di un male profondo. L’esistenza solitaria di una suora dall’espressione costantemente angosciata. Un monastero rurale apparentemente in rovina perso nella brughiera inglese. La misteriosa e orripilante creatura che di continuo spia la protagonista. Un urlo che fende il silenzio, gettando nel panico la suora, rea forse di aver infranto un voto. Questi, gli ingredienti che caratterizzano il corto della britannica Alice Lowe, dotata di un discreto talento visivo. E le sonorità vagamente ipnotiche create dai Toydrum si adagiano bene sulle immagini di Solitudo.

Per finire, la Germania. E con essa quel campo di girasoli attraversato da misteriosi personaggi, che contribuisce da subito a costruire un mood singolare; al pari della successiva, geniale scenetta ambientata in una sala d’aspetto. Da tale intro si scatena, in quella specie di farsesco “kindergarten” popolato da persone adulte completamente fuori dalla realtà, la stravagante sarabanda che coinvolge una miriade di personaggi vittime di regressione infantile, tanto da essere impegnati nelle azioni più strane. A ridosso della variopinta follia di We Are Outside Playing In The Garden, e cioè di una vena anarcoide e psichedelica non priva di inquietudine, si scorge tutto il talento del teutonico Friederike Hoppe, un altro di quei giovani film-makers scoperti a Ravenna che in futuro potrebbero regalarci brividi e qualche nuova emozione.

Stefano Coccia      


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